Le sere e notti a sbirciare forum tedeschi o austriaci tipo “Cuellidelleliken”, con dettagliati giri che i motociclisti d’oltralpe fanno in Europa, stuzzica la mia voglia di provare e conoscere posti e strade non ancora battute. Che naturalmente non sono dietro casa, ma sono un po’ lontane come queste che vi racconterò in terra friulana.
Oggi in un sabato di luglio la destinazione è in Friuli con il monte Zoncolan e la Panoramica delle Vette. Il primo, ben conosciuto da il Giro d’Italia con le sue terribili salite, e la seconda a me finora sconosciuta eseguita ai tempi del Benito e con ancora un po’ di tratto sterrato. Particolarità sono una di fronte all’altra!
Il gruppetto è formato da quattro baldi giovanotti, i Fantastici 4, A’mbabu, fastmirco, jack2425 e kabur che abbiamo trovato all’ultimo momento nascosto dietro il capuccino e brioche a Belluno. Ci dispiace moltissimo per stefano65, il quale ha pensato bene di rompere la sua vecchietta proprio durante il trasferimento, ma ci troveremo ancora!
Dicevo lontano, infatti il trasferimento è cominciato prestino e in kilometragggio è stato lunghino, chi veniva dal vicentino, chi dalla bassa pianura padana, è chi da dietro casa come kabur.
L’avvicinamento allo Zoncolan lo abbiamo fatto via Longarone, S. Stefano di Cadore e Sappada in Veneto (sia il paese di Sappada che l’intero circondario di vette sono molto belli), per poi entrare in Friuli e raggiungere Ovaro inizio della salita dello Zoncolan. Da sotto se si guarda verso l’alto non ci si rende conto di cosa ci si aspetta, la vegetazione nasconde tutto. La salita è dura su strada stretta, anche la mukka bisogna spremerla ma per me la preoccupazione è trovarmi un ciclista sbucare in discesa; fortunatamente non ne becchiamo nessuno, quei pochi che superiamo in salita che pedalano a cadenza lentissima mostrano l’intenso sforzo per vincere la forza di gravità. Prima di raggiungere il passo si attraversano tre corte e strettissime gallerie, per poi uscire sul naturale anfiteatro (durante il Giro si riempie di appassionati) a poche centinaia di metri da traguardo. Il passo, o meglio sella a quota 1750m, è uno spiazzo con un monumento forse a celebrare la fatica dei ciclisti. La sorpresa è quando ci guarda attorno: a 360 gradi ammiriamo vette altissime di roccia in direzione Slovenia, Austria e Italia, montagne verdi ricoperte da boschi e prati, valli tempestate da torrenti, paesi e contrade, il cielo azzurro macchiato da nuvolette bianche, che spettacolo!!! Foto ricordo poi giù dal versante opposto fino a Sutrio e in pochi kilometri siamo a Ravascletto partenza della prossima strada.
Per sicurezza affronteremo la Panoramica delle Vette in senso antiorario, in modo da fare il tratto sterrato con monte Crostis a destra. Il cartello rosso indica “chiuso” ma non c’è divieto così dopo averci consultati nel tempo di tre secondi decidiamo di proseguire “fin dove si arriverà”. Anche qui la strada è stretta ed immersa nel bosco, si procede con cautela specie nei tratti in curva dove un veicolo può materializzarsi all’improvviso e bloccare la via. In quota il bosco lascia spazio ai verdi prati ed è qui che inizia il tratto più interessante, con fondo sabbioso e sassoso ma ben tenuto. Le moto procedo bene, siamo sempre su tratto orizzontale, ma è necessario dosare bene il gas per non dover frenare bruscamente e sentire le ruote scivolare verso il baratro. Ci sono diversi posti per fermarsi e noi li sfruttiamo per fare foto, ammirare il paesaggio (di fronte c’è lo Zoncolan) e per scambiare quattro chiacchere con ciclisti e mototuristi d’oltralpe. In leggera discesa ricomincia il fondo asfaltato che ci porterà all’abitato di Comeglians. Che dire, una strada che regala particolari sensazioni sullo sterrato e bei panorami, da fare anche in bici o trekking, sicuramente da ritornarci!
E’ giunta l’ora del pranzo e i quattro hanno decisamente fame così decidiamo di puntare verso Sauris, ad aspettrci c’è il mitico prosciutto. Ci arriviamo lungo la Val Pesarina, Forcella Lavardet e Sella di Razzo. A Sauris di Sotto è in corso la sagra, gran caos e traffico ma ci fiondiamo sotto il tendone con affettati vari. Qui fortunatamente troviamo stefano65 (e il suo sigaro) che è riuscito a mettere in strada la sua “vecchia” e a raggiungerci, lui nel pomeriggio farà il nostro percorso in solitaria.
Siamo a metà pomeriggio così decidiamo di ritornare verso casa scendendo ad Ampezzo (tremende le gallerie!) e percorrere il Passo Mauria fino a Lorenzago di Cadore (o di calore!); lungo i percorso, forse annebbiato dai fumi del prosciutto, qualcuno di noi ha voluto provare la tenuta del GS su fondo asfaltato sporco di ghiaia, fortunatamente tutto bene, grande GS!
A Belluno, rimpiangendo il fresco delle montagne, ci siamo salutati e divisi, ripromettendoci però di ritrovarci presto per bissare questa fantastica giornata. A presto a Paolo, Leopoldo, Stefano e Mirko che come me amano la moto, la natura e la buona compagnia. Ciao ragazzi!