La giornata si preannuncia con un cielo sereno sgombro di nuvole e temperatura ideale per buttarsi sulle piste. Dando un’occhiata alla cartografia di T4A vedo una traccia che corre parallela al lago, poi si inerpica sulle colline diventando un trail adatto solo a 4x4 e infine si ricongiunge alla D375 che riporta verso nord sulla T1 che arriva a Lusaka.
E’ più forte di me… mi riesce difficile ripassare su una strada\pista già fatta quando hai a disposizione un’alternativa sconosciuta… facile o difficile che possa essere è sempre qualcosa di nuovo da vedere.
Saluto Moses e il suo amico intendi a smontare le tende… ci siam scambiati i numeri di telefono e l’augurio per entrambi è di potersi rivedere al mio ritorno in Zambia… alla luce del sole i suoi occhi brillano contemplando la Fotty e paragonandola alla sua Honda 150. Gli ho promesso di fargliela provare.
Torno velocemente al villaggio di Sinazeze e al crocevia prendo verso est. La pista in terra rossa e sabbia è larga e veloce… le tracce di auto scompaiono dopo pochi km. per lasciar posto solo a quelle delle motorette, delle biciclette e dei piedi di chi si reca o torna dal centro per fare acquisti.
Niente più villaggi, solo qualche sparuto gruppo di capanne ogni tanto adatto ad un nucleo familiare… le pareti sono fatte in legno e mattoni di torba o fango, il tetto in paglia che periodicamente dopo la stagione delle piogge viene sostituita… il granaio centrale, sollevato da terra, serve per mantenere al riparo le granaglie raccolte dagli animali selvaggi e dalle piogge. Con i mattoni di torba ci fanno anche i forni per bruciare lentamente il legname e fare carbone.
Dopo una quarantina di km. comincia il tratto solo per 4x4… la carreggiata si riduce notevolmente… i guadi dei ruscelli e torrenti che scendono dalle colline son tutti in secca, alcuni portati via dalla forza delle acque torrenziali … in un paio resta solo un metro, un metro e mezzo di passaggio… difficile passare con 4 ruote, in altri la sabbia occupa alcune decine di metri prima e dopo l’alveo. In una salita, probabilmente erosa dalle piogge è passato un caterpillar a ripristinare il fondo, semplicemente buttando terriccio e sabbia sulle pietre sottostanti… Fotty si pianta quasi alla fine e ci vuole un po’ di sudore e frizione in mano per non farla scavare ulteriormente con il posteriore.
Dopo aver preso fiato e sceso dalla sommità un bimbo vicino a delle capanne mi corre incontro per salutarmi… faccio mente locale a cosa potrei dargli e mi ricordo di avere una piccola torcia a dinamo, quelle con la manovella da girare per caricarle. I fratelli e il padre corrono subito a ringraziarmi e mi concedono di fare una foto tutti insieme.
Gli chiedo come prosegue la pista, visto che siamo nel pieno delle colline tra i 500 e i 700 metri di altezza… nessun problema… “The road is good!”
Ahahahah… sono scomparse anche le tracce di bicicletta, il tracciato è tutto un saliscendi che loro fanno probabilmente una volta alla settimana, visto che il villaggio più grande sta ormai già oltre i 50km. … idem il prossimo… la larghezza a stento arriva ai 2 metri.
È tutto relativo in Africa… per chi va a piedi è un’autostrada.
Alla salita seguente scelgo la linea più pulita e battuta e salgo in seconda piena: l’anteriore trova un sasso sotto la terra morbida e il contraccolpo mi fa partire un’apertura del gas… Fotty derapa istantaneamente con tutti i suoi 85 cavalli insieme, che già mi riesce difficile capire come facciano a mettersi d’accordo all’unisono, e si sdraia sul fianco sinistro.
La vigliacca vuole farsi un riposino.
Da questa posizione è praticamente impossibile sollevarla da solo… il peso è tutto a valle ben oltre i 200°… ne mancano almeno 110 per riportarla ai 90. Per cui faccio l’unica cosa possibile… tolgo la borsa posteriore per alleggerirla un pochino, poi prendendola per la ruota anteriore e usando la Zega sinistra come fulcro la faccio girare piano piano finchè la intraverso sulla pista. Da monte la risollevo e la lascio eretta mentre le preparo un solco di uscita che tagli la pendenza dolcemente, me la appoggio al fianco e di motore la conduco fino al bordo della pista che si presenta più compatto.
Guadagniamo la cima con un filo di gas e qualche zampata, poco più avanti il caterpillar gommato è parcheggiato alla fine della pista… la deviazione che devo prendere è a sinistra e si butta nella foresta in discesa. Guardo, riguardo… controllo la traccia ed è giusta… peccato che è un viottolo di un metro e mezzo interamente in sabbia gialla.
Andiamo… in discesa rotolano anche i sassi… se c’è da tornare su non se ne parla nemmeno… la sabbia copre completamente i copertoni. Alla fine sarà quasi un chilometro e alla sosta sotto l’ombra di un albero metto il WP scaramantico “Fine Hard”. Sia mai che qualcuno abbia bisogno di usare le mie tracce ed io in completa demenza senile mi dimentichi di questo tratto.
Mezzora dopo la vigliacca si sdraierà ancora una volta in un lungo tratto sabbioso pianeggiante… questa volta non le ho concesso una foto mentre prendeva il sole, ci stava prendendo troppo gusto a buttarsi a terra.
La pista torna ad aprirsi nella valle e come per incanto sbucano per almeno una decina di km. splendidi baobab, gli alberi della vita, per via della capacità di immagazzinare nel loro tronco enormi quantità di acqua.
Tornano ad apparire labili tracce di copertoni e in un attimo arrivo a Munyumbwe. Il profumo degli spiedini sul braciere e la scritta ristorante ci mettono un attimo a farmi fermare: nel locale che è anche panificio la fragranza dei bocconcini appena sforanti era palpabile, due pezzi di ognuno con 2 coke fresche… 3 minuti netti per ingurgitare il tutto.
Son quasi le due con 125 km. di pista alle spalle, il buco enorme nello stomaco andava colmato.
Alle 15.30 sono sulla T1… gli ultimi 50 km. di gravel sono volati tra le colline che si alzavano fino ai 1200 mt. e gli incroci con le motorette versione passeggeri, tre adulti sul sellino più un bambino sul serbatoio, o versione merci, un adulto e 2 sacchi di granaglie sul posteriore.
Mancano solo 220 km. a Lusaka… due ore e mezza e ci sono penso. Niente di più sbagliato come al solito: asfalto corrugato o inesistente, tratti pieni di buche, attraversamento di una cittadina, i caselli prima della capitale, il delirio di camion in entrata ed infine il caos della T2 completamente bloccata nell’ora di punta con la città immersa nel buio quasi totale… guadagnerò l’arrivo all’Eureka Park solo alle 19.30.
Per essere l’ultimo giorno doveva essere un po’ speciale e memorabile.
Fotty riposerà in compagnia di due vecchie signore degli anni trenta...