Domenica 9 maggio 2010 - Shahrud - Quchan - 462km
Questa è una giornata che ricorderò per tutta la vita. Oggi ho provato e apprezzato nel momento del bisogno l'aiuto del prossimo, spontaneo, genuino e senza interesse, solo per il piacere di aiutare qualcuno e per puro sentimento di amicizia e ospitalità. Una lezione di vita impartita da una famiglia parsiana, grazie amici iraniani!
Ma cominciamo con ordine il report della giornata. Come da programma dovremmo raggiungere la città di Bojnurd, però Daniele ed io notiamo che l'indomani dobbiamo entrare in Turkmenistan e comunque bisogna passare da Quchan. Raggiungere Bojnurd significa allungare il percorso di circa 170km tra raggiungere Bojnurd da Quchan questa sera e ritornare a Quchan domani mattina per raggiungere il posto di confine di Bajgiran. Sarebbe molto meglio pernottare a Quchan; consultiamo così il nostro vademecum, alias Lonely Planet, che cita proprio la cittadina di Quchan come avamposto di confine per il Turkmenistan, c'è anche la possibilità di pernottare in una struttura citata sulla guida: è perfetto, stasera si dorme a Quchan, così domani mattina siamo già sulla strada per Bajgiran.
Via, deciso, meta del giorno: Quchan.
Anche questa una tappa di puro trasferimento, senza molte emozioni lungo il percorso. Lungo la strada ci attira l'attenzione questo vecchio e abbandonato esempio di caravanserraglio che solo fino a qualche decennio fa doveva essere un posto brulicante di genti che andavano e venivano, nel puro spirito di quella che era un tempo l'antica via della seta... In realtà sono due caravanserragli, uno di fronte all'altro; uno sembra molto più antico, è semisommerso dalla sabbia, l'altro, dal lato dove sono ferme le moto, è molto più moderno e recente.
Il paesaggio intanto comincia a cambiare, passati i grandi altopiani di ieri, cominciamo ad avvicinarci alle catene montuose del Kopet Dag che segna il confine con il Turkmenistan. E naturalmente avvicinandosi alle montagne, l'orografia innesca precisi processi atmosferici legati all'orografia, i temporali.
Quello che si vede all'orizzonte è appunto un bel cielo grigio che preannuncia un altrettanto bel temporale, proprio nella direzione che noi dobbiamo raggiungere: Quchan.
Qui non da ancora l'idea di quello che ci aspetta, un paio d'ore dopo siamo nel bel mezzo di un temporale di una forza inaudita. Abbiamo oramai raggiunto Quchan, l'acqua scende a fiumi dall'alto, non si vede una mazza e cerchiamo di raggiungere il centro della cittadina. Non abbiamo foto per documentare semplicemente perchè sarebbe stato impossibile fare foto sotto un diluvio universale. Dovete crederci sulla parola! Le strade della città sono fiumi con 20 cm di acqua almeno, non si vede dove si mettono le ruote anteriori, noi siamo zuppi dalla punta dei capelli fino alle unghie dei piedi, passando per le mutande che raccolgono l'acqua che scorre lungo la schiena. Non c'è antipioggia che tenga, ce l'abbiamo addosso ma è come non averla, io ho le tasche esterne dell'antipioggia gonfie d'acqua come due meloni. Ovviamente non sappiamo dove sia l'alloggio della Lonely, ogni tanto ci fermiamo per chiedere indicazioni sull'indirizzo da raggiungere...
Dopo un po' riusciamo ad arrivare alla meta... quale meta? L'albergo! E dov'è? L'indirizzo sembra giusto, mi fermo a chiedere, trovo una donna anziana che apre quello che dovrebbe essere il portone dell'albergo, a gesti capisco che l'albergo non c'è più... mi cadono le braccia. E adesso che si fa? Di piazzare le tende, neanche parlarne, dove poi? Ci vorrebbero delle zattere, mica delle tende, è tutto un acquitrino! Più avanti nella via troviamo un call center gestito da un ragazzone, per il lavoro che fa quattro parole di inglese le spiaccica perciò riusciamo ad intenderci. Chiediamo a lui se effettivamente l'unico albergo di Quchan non esiste più. Lui prende e sotto l'acqua va a chiedere alla vecchietta di prima; ritorna e ci conferma che l'albergo ha chiuso l'attività. Siamo disperati, bagnati, affamati, stanchi, così chiediamo al nostro amico se c'è qualche altra possibilità di pernottare lì in paese. Si informa e ci dice che poco lontano da lì c'è una specie di dormitorio spartano; per noi va benissimo, si offre di farci da guida in auto e così lo seguiamo, lui davanti in macchina e noi dietro in moto. Io salgo a vedere la sistemazione insieme a Diego (il ragazzone del call center che ci sta facendo da guida. Ho scelto uno pseudonimo perchè non so se facendo il suo vero nome potrebbe avere delle grane con il regime, avendo aiutato degli occidentali), le camere ci sono, sono molto spartane, c'è solo una branda e una sedia e costano 16 dollari a testa. Per me vanno benissimo ma Diego, appena sente il prezzo, fa una smorfia, si indigna, mi prende da parte e mi dice che per una sistemazione simile il prezzo è esagerato. Ed è in questo momento che Diego si trasforma nel nostro angelo custode, la nostra salvezza e diventerà uno dei miei migliori amici. Mi propone di diventare ospiti di casa sua e della sua famiglia, ne parlo con Daniele, ci guardiamo un po' così, chiediamo a Diego se proprio non siamo di disturbo. Nessun disturbo, risponde lui, è solo un piacere. Accettiamo, noi siamo a posto, siamo salvi, ma quello più contento dei tre è Diego. Incredibile, ospiti di un persiano, in una casa privata persiana, abbiamo la possibilità di conoscere come si vive in una famiglia del posto, io sono felicissimo, ma avreste dovuto vedere la felicità di Diego di avere due marziani in casa. Subito ci porta a casa, dove vivono i genitori, c'è un garage al piano strada dove Diego ci mette di solito la macchina, ovviamente la macchina la lascia in strada e ci fa mettere dentro le nostre moto. Cominciamo così a spogliarci in garage di tutto quello che gronda acqua, poi, come si usa nelle case persiane, a piedi nudi saliamo al piano superiore. Diego ci mostra quello che sarà la nostra sistemazione: praticamente un intero appartamento tutto per noi,
ci accende la stufa a gas per fare asciugare la roba, nel frattempo ci presenta la mamma che sta in casa, nell'appartamento al piano superiore. Sono le 15.30 del pomeriggio circa e Diego ci invita a fare come se fossimo a casa nostra, dopo pochi minuti arriva la mamma con un vassoio pieno di roba da mangiare, comprese delle verdure cotte in una salsa di pomodoro favolosa.
Diego si intrattiene con noi, parliamo del più e del meno, poi ci chiede che vogliamo fare. Visto che lui ha il negozio di call center e ha la connessione internet, chiediamo se ci possiamo andare per leggere le nostre mail. Detto, fatto, in macchina raggiungiamo la bottega e ci mette a disposizione il suo pc, nel frattempo Diego sparisce... per ritornare dopo 10 minuti con un vassoio di paste buonissime. Ottimi i dolci persiani, di alta pasticceria...
La cosa ci sta piacendo troppo, comincio a pensare che domani andare via da lì sarà dura...intanto Diego fa di tutto per farci stare bene, quando abbiamo finito con internet e le mail, ci porta da un suo amico che ha anche lui un call center abilitato alle chiamate internazionali, così riusciamo a parlare coi nostri cari in Italia a prezzi ragionevoli e poi ci porta a fare un giro per la città. Nel frattempo il temporale è passato e si incomincia ad apprezzare il posto..una cittadina tranquilla, immersa nel verde e in un paesaggio montano molto piacevole.
Ma il bello deve ancora venire: torniamo a casa, nel frattempo sono arrivati la sorella maggiore (che manco farlo apposta è insegnante di inglese, e quindi ci intendiamo a merviglia), i due fratelli gemelli minori e il papà, tutte persone molto cordiali e "alla mano". Diego ci dice che alle 20.30 ceniamo tutti assieme. Abbiamo così anche il piacere di una cena in famiglia... che favola! E infatti alle 20.30 la tavola è imbandita, o meglio... il tappeto è imbandito!! Infatti i persiani non mangiano a tavola come noi, ma per terra, sopra i tappeti che tappezzano tutto il pavimento di tutte le stanze della casa (e che tappeti, uno spettacolo...). Sopra il tappeto stendono una tovaglia che viene apparecchiata come da noi, e poi ci si siede per terra tutti intorno, chi sulle ginocchia, chi incrociando le gambe...
Cominciamo così una delle più belle cene che ho consumato negli ultimi anni, si parla di tutto, del più e del meno, ognuno dice la sua, tutti vogliono sapere di noi, dei nostri lavori, delle nostre famiglie, dell'Italia, dell'Europa e del mondo. Vogliono sapere che opinione abbiamo dell'Iran, esponiamo il nostro punto di vista, la nostra idea preconcetta del paese e quella che ci siamo fatti finora totalmente diversa, confermando quello che loro stessi pensavano: all'estero c'è un'idea distorta e non reale di quella che è la società e il popolo persiano, di questo loro ne sono consapevoli e se ne rammaricano molto, non condividono affatto la politica del regime, ma non possono farci niente...
Alla fine della cena siamo pieni come uova, la stanchezza si fa sentire e andiamo a nanna, sotto un tetto asciutto, coccolati e viziati; fino a poche ore prima pensavo di passare la classica notte all'addiaccio, viste le premesse!
Prima di addormentarmi faccio il resoconto della giornata, e che giornata! Mi faccio l'opinione che nonostante sono capitato ospite di una famiglia evidentemente benestante, di vedute molto ampie e di un elevato livello culturale, in generale questa gente ha una vivacità mentale e un modo di vivere che potrebbero essere di esempio per la stanca e opulenta società mitteleuropea.
La mattina dopo i vizi continuano, colazione che potrebbe essere un pranzo di nozze, io non ce la faccio proprio, sono ancora ingolfato della cena di ieri sera, prendo solo un tè, Diego mi ammonisce che mangio troppo poco, che ho bisogno di energie se voglio portare una moto tanto grande.
Arriva il momento dei saluti, papà e Diego insistono per farci rimanere qualche giorno ancora, hanno tante cose da farci vedere, compreso delle belle vigne in campagna, fuori dal paese. Purtroppo dobbiamo salutarci, prima i genitori, che ci accompagnano fino in strada, poi Diego ci accompagna per qualche chilometro con la macchina. Alla fine giunge il momento dell'addio anche con lui, l'abbraccio è intenso, la commozione anche e la lacrimuccia incontenibile. Ciao amico, ciao amici, la strada riprende a correre sotto le ruote...; subito, nella solitudine della testa dentro il casco, ripenso a quello che ho vissuto poche ore prima, e i pensieri vanno alla velocità della luce: perchè il mondo va a rotoli nonostante ci siano tante persone tanto ben disposte? E' possibile che siamo tutti burattini nelle mani di pochi che pensano solo a giocare alla guerra e al potere? Come mi pongo io nei confronti degli altri e dello straniero?, ecc. ... Non ho trovato ancora risposte a tutti quei pensieri e quelle emozioni. Ma forse una risposta a tutto non c'è, e forse e meglio così, in questo modo si prova ancora il gusto dell'imprevisto, dell'emozione improvvisa, del carpe diem e dei sentimenti di amicizia, di rispetto, che nascono così, dal nulla, per creare dei legami, delle connessioni, delle reti intorno al mondo che durano per sempre.
N.B. IMPORTANTE. Volutamente non me la sono sentita di fare nomi e cognomi delle persone conosciute, nè tanto meno di pubblicare foto che li ritraggono. Non credo che se lo avessi fatto avrebbero potuto avere dei problemi, però in queste cose è meglio essere prudenti, credo di avere già osato abbastanza a mettere in rete le foto della loro casa. Ovviamente Daniele ed io siamo rimasti in contatto con Diego e la sorella maggiore via mail e sms. Diego a giorni partirà per il servizio militare che dura 18 mesi. Non è un bel momento per fare naja in Iran, visti i rapporti internazionali. Mi auguro che tutto vada bene e che non si trovi ad essere al fronte a combattere una guerra inutile, pericolosa e che nessuna persona di buon senso può accettare e volere. Dai Diego, 18 mesi passano in fretta, tieni duro, amico mio!!