Hirony
20-08-2008, 17:03
Visto l'inaspettato successo del thread http://www.quellidellelica.com/vbforum/showthread.php5?t=183121 e l'interesse di molti sulla tecnica di post-produzione fotografica HDR (High Dynamic Range), mi vedo "costretto" (:confused: :lol:) a replicare con questo nuovo thread, dedicato ad una zona dell'Abruzzo particolarmente affascinante, aspra e selvaggia: Campo Imperatore e Rocca Calascio. Un'area che molti di noi conoscono bene o hanno la fortuna di avere a portata di mano, anzi "di mucca"... ;)
In questo thread, quindi, ho voluto focalizzarne con alcuni scatti (HDR e corrispondenti "naturali") gli scorci più belli e suggestivi. Scatti da "fotomototurista" la cui creatività è ancora su livelli elementari al limite della banalità (mi sforzerò di evolvere, prima o poi :-o)...
Prima delle foto, però, ecco un "breve" tutorial sull'HDR, sintesi della mia diretta esperienza con questa particolare tecnica di post-produzione fotografica, basato sull'uso dell'applicazione "standard" in questo campo: Photomatix Pro (http://www.hdrsoft.com/). Dal sito della software house è possibile scaricare una versione di prova del programma, interamente funzionante ma con alcune limitazioni, relative alla risoluzione massima "lavorabile" e alla presenza nell'immagine HDR finale di diversi watermarks, cioè "scritte" semitrasparenti che rendono la foto inutilizzabile. (per aggirare l'ostacolo, mandatemi una mail...) :confused:
Intanto, qualche link utile che vi consiglio di leggere per sapere qualcosa in più sull'HDR:
http://www.hdrsoft.com/resources/tut_win/index.html (tutorial visuale x Windows)
http://www.hdrsoft.com/resources/tut_mac/index.html (tutorial visuale x Mac)
http://www.vittorebuzzi.it/articoli/corsi_fotografia/High_Dynamic_Range/HDR_intro.htm (in italiano, molto ben fatto e completo)
http://www.vanilladays.com/hdr-guide/ (eccellente tutorial, in inglese)
http://giacomocipollinaphoto.blogspot.com/2008/01/hdr-il-tutorial-completo_28.html (altro tutorial in italiano)
http://www.psdrevolution.it/forum/index.php?showtopic=89 (eccellente, in italiano)
http://www.cambridgeincolour.com/tutorials/high-dynamic-range.htm (in inglese)
http://abduzeedo.com/how-create-hdr-photos-hdrphotomatix-tutorial (inglese, molte schermate)
http://www.theapplelounge.com/hardware/mac/tutorial-photoshop-fotografie-in-hdr/ (in italiano, schermate, per Mac)
Per quanto riguarda l'autobracketing:
http://www.mediachance.com/hdri/bracketlist.html (con elenco delle fotocamere che lo consentono)
http://www.dpreview.com/learn/?/Glossary/Exposure/Auto_Bracketing_01.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Autobracketing
Se avete avuto la pazienza di documentarvi sui siti che ho linkato, ulteriori spiegazioni da parte mia sono superflue, almeno per quanto riguarda la procedura corretta di ottenere un'immagine HDR, cioè con l'autobracketing (tre scatti, insomma). È possibile, però, creare HDR anche da un singolo scatto, in formato *.raw o anche solo *.jpeg. Naturalmente, non si ottengono gli stessi risultati della procedura corretta, poichè la profondità di colore risultante non è di 48 bit complessivi posseduta dai tre scatti in formato *.tiff (16 bit ciascuno, appunto) ottenuta dalla conversione degli originali in formato *.raw e "unificati" da Photomatix. Considerato, però, che, al termine di tutta la fase di "tone mapping", Photomatix genera un'immagine HDR in formato *.jpeg (quindi, con profondità di colore comunque a 8 bit), la differenza tra l'HDR creato dai tre scatti e quello generato da un singolo scatto è praticamente impercettibile a risoluzioni "normali" (fino a 1600x1200 pixel, più o meno).
Quindi...
...come creare un HDR da un singolo scatto:
Strumenti necessari:
Adobe Photoshop CS2 o CS3 (comunque, non precedente a CS2)
Photomatix Pro 2.54 o 3.0
Strumenti opzionali:
Adobe Lightroom 1.4 o 2.0 (correzione di ogni tipo di parametro della foto, più specifico e accurato di Photoshop)
Per comodità, farò riferimento ad un'ipotetica immagine *.jpeg ottenuta dallo scatto diretto della fotocamera o per conversione dall'originale scatto in *.raw. In proposito, è determinante - ovviamente - la buona qualità complessiva della foto che, comunque, può essere corretta con Photoshop o con Lightroom ma deve in ogni caso possedere un buon equilibrio tonale e, soprattutto, non essere rumorosa, cioè (detto impropriamente) sgranata. Al momento dello scatto, quindi, se le condizioni lo consentono, è bene impostare un valore ISO non superiore a 200, poichè la mappatura tonale di Photomatix fa emergere senza pietà ogni difetto di scatto, soprattutto il "rumore", rendendo l'HDR molto più "sgranato" della foto d'origine.
Detto questo...:
aprire il file dell'immagine con Photoshop
correggere eventuali imprecisioni (luminosità, contrasto, livelli...) se necessario
dal menù a tendina, cliccare su ---> [immagine] ---> [regolazioni] ---> [esposizione]
dalla finestra di dialogo che apparirà, impostare -2 nella casella relativa al valore dell'esposizione (di default è 0), cliccare su OK
cliccare di nuovo sul menù a tendina su ---> [file] ---> [salva con nome], differenziando il nome file dall'originale con l'aggiunta - ad esempio - di "menodue".
salvare con una qualità non inferiore a 10.
senza chiudere il file dell'immagine, cliccare su ---> [modifica] ---> [passo indietro], l'esposizione della foto tornerà sul valore originale
ripetere la procedura relativa alla correzione dell'esposizione impostando, questa volta, il valore su 2
ripetere tutta la procedura di salvataggio descritta ai punti 5 e 6, creando così il terzo file della stessa immagine
A questo punto, chiudere Photoshop e aprire Photomatix (per capire come funziona, leggetevi i link di tutorial che ho postato all'inizio del thread... ;). Buon divertimento... ;)
Ed ora, qualche foto di...
Rocca Calascio (AQ)
Rocca Calascio è una rocca situata in Abruzzo, nel territorio del comune di Calascio (AQ), a quota 1.460 metri, conosciuta per la presenza del castello che sormonta, in uno scenario di notevole bellezza paesaggistica e architettonica, l'omonimo borgo medievale abbandonato.
A Rocca Calascio si erge il castello più elevato d'Italia ed il borgo è considerato uno dei più antichi centri abitati della regione. Il sito, posto su uno sperone roccioso e dominante dall'alto la Valle del fiume Tirino e la suggestiva Piana di Navelli, è una delle mete più suggestive d'Abruzzo.
Il bastione, fondato intorno all'anno 1000, originariamente era costituito da un unico torrione a forma quadrangolare; successivamente, tra il Quattrocento ed il Cinquecento vi furono una serie di aggiunte consistenti in quattro torri di forma cilindrica che ancor oggi ben caratterizzano il castello.
Il territorio di Calascio, che si estende in lunghezza per circa 16 Km dai 2561 m. di quota del Monte Prena ai 598 m. nella conca di Capestrano, riassume in sé tutta una serie di condizioni climatiche e quindi habitat naturali che nei millenni hanno ospitato varie forme di insediamento.
Circa 80.000 anni fa, al tempo dell'uomo di Neanderthal, un gruppo di cacciatori si riparava nelle caverne dei Grottoni di Calascio (670 m.).
Attorno agli antichi laghetti alimentati dai ghiacciai del Gran Sasso, ora scomparsi, si trovano tracce dei cacciatori del Paleolitico ma, un insediamento stabile a Rocca Calascio si verifica solo all'età' del bronzo, epoca a cui risalgono vari reperti che indicano una prevalente attivita' pastorale.
Nell'età' del ferro popolazioni italiche realizzano una serie di recinti difensivi con muri a secco e avvallamenti concentrici sulla sommità di numerosi rilievi. Ancora ben visibili i recinti di Colle del Cerchio, Croce di Picenze (entrambi presso P. Picenze), Monte delle Croci (presso Rocca Calascio) e Colle della Battaglia (fra Calascio e Castel del Monte) segnano una specie di separazione fra le "terre basse" più fertili e le "terre alte" adatte alla pastorizia.
E' probabile che in epoca romana il sito dell'attuale castello, in posizione dominante (1460 m.) e facilmente difendibile, ospitasse un posto di vedetta per controllare un'ampia porzione del territorio faticosamente sottratto ai locali Vestini attorno al 300 a.C.
Con la relativa tranquillita' garantita dai romani si popolarono le valli con piccoli nuclei sparsi che avevano i riferimenti principali in Peltuinum (presso Prata d'Ansidonia) e in Aufinum (tra Ofena e Capestrano). Da Aufinum deriva il nome di Aufinates Cismontani del popolo dei Vestini, inquadrati con la riforma augustea nella IV regio denominata "sabina et Samniun".
Sul percorso montano che dalla via Claudia Nova passava per Santo Stefano e si dirigeva verso il valico di Capo di Serre era situato il Vicus di S. Marco che, con la sua necropoli e l'attigua necropoli italica, ha restituito preziosi reperti archeologici.
Con la fine dell'impero romano, le sempre più frequenti scorrerie barbariche costrinsero le popolazioni a cercare rifugio sulle alture e costituire il primo nucleo di centri che oggi conosciamo come Castelvecchio, Santo Stefano, Rocca Calascio, Castel del Monte.
Durante la dominazione longobarda l'area della valle del Tirino, compresa nel ducato di Spoleto, fu assegnata nel 756 al monastero di S. Pietro ad Oratorium, dipendente dal monastero di S. Vincenzo al Volturno, a sua volta controllato da Montecassino.
Le popolazioni dei villaggi circostanti furono poste al servizio dei monaci ma varie ribellioni contadine dell'VIII secolo dimostrano come tale dipendenza fosse mal tollerata.
Nel 782 compare per la prima volta il nome di Calaso, Calasio (forse solo nome dell'altura) sul Chronicon Volturnense, in un elenco di pertinenze del monastero di S. Pietro.
Verso la fine del IX secolo profonde incursioni saracene dettero ulteriore impulso all'incastellamento dei centri abitati con realizzazione di torri e cinte fortificate ma, e' solo con la fine del primo millennio che cominciarono a costituirsi i primi feudi, a danno del potere dei monaci.
Si ritiene che la Baronia di Carapelle, comprendente Castelvecchio, S. Stefano, Calascio e Rocca Calascio, si sia definitivamente costituita attorno al 1300 ma che già da secoli con il nome di Carapelle si intendesse il territorio complessivo.
Nel 1154 Carapelle risulta di Oderisio di Collepietro e dall'inizio del XIII secolo si intravede nella zona una prima influenza della Contea di Celano.
Carlo D'Angio' nel 1271 assegno' la Baronia a Matteo del Plessiaco e nel 1284 le terre di Capestrano, Ofena e Castel del Monte a Riccardo Ascuqviva, entrambi suoi fedeli seguaci.
Nel 1382 Carlo III di Durazzo accomuno' il destino dei precedenti luoghi assegnandoli tutti a Pietro da Celano e in un documento del 1380 si ha la prima citazione della Torre di Rocca Calascio, intesa evidentemento come torre di avvistamento isolata.
Il villaggio di Rocca Calascio doveva consistere allora in un numero piuttosto limitato di case che, accostate le une alle altre, costituivano una cinta difensiva sulla sommita' del monte.
Fu questo un secolo terribile in cui la popolazione dovette affrontare la peste del 1348 ed il terremoto del 1349 del quale e' scritto con lasciasse "pietra su pietra".
Le origini di Calascio, posto sul fianco della montagna e quindi difficile da difendere, sono invece da collocare in epoca piu' recente. Posto all'incrocio di percorsi montani, si e' probabilmente sviluppato attorno ad alcune chiese che offrivano ospitalita' ai viandanti.
E' verosimile l'ipotesi che in caso di pericolo i calascini lasciassero le case per rifugiarsi fra le mura di Rocca Calascio.
Nel 1418, alla morte del Conte Nicola, ultimo dei De' Berardi, il titolo e i beni furono ereditati da Iacovella, sua unica figlia allora tredicenne.
La successione non fu approvata dalla Regina Giovanna II che assegno' la contea a Giordano Colonna e pose Iacovella sotto la tutela del Papa Martino V il quale progetto' di dare la giovane in sposa a suo nipote Odoardo Colonna per legittimare il possesso della contea.
Fuggita alla morte del Papa, Iacovella sposo' nel 1439 l'anziano condottiero Iacopo Caldara e nel 1441, in seconde nozze, Leonello Acclozamora da cui ebbe due figli. Rimasta vedova, il figlio Ruggero pretese l'investitura della contea di Celano e, con l'aiuto del capitano di ventura Iacopo Piccinino, arrivo' ad assediare e quindi imprigionare la madre privandola dei suoi beni.
Intervennero allora truppe papali inviate dal Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) che secuperarono la contea, assegnata nel 1463 dal Re Ferdinando I d'Aragona ad Antonio Piccolomini, suo genero e nipote di Pio II.
In seguito, nel 1478, Antonio ebbe in feudo anche Castel del Conte e Ofena, che in opoca non precisata erano tornate in possesso della famiglia Acquaviva.
Ad Antonio Piccolomini si deve quindi attribuire, verso il 1480, la realizzazione delle 4 torri attorno all'originario torrione di Rocca Calascio, il muro di cinta attorno al paese e la ricostruzione di gran parte dell'abitato distrutto dal furioso terremoto del 1461.
Interessanti analogie si possono riscontrare in altri castelli del Piccolomini a Capestrano, Ortucchio, Balsorano e Celano, tutti influenzati da modelli costruttivi gia' applicati a castello aragonesi.
Con la dominazione aragonese fu istituita la "Dogana della mena delle pecore in Puglia" e la pastorizia transumante divenne la principale fonte di reddito del Regno. Fu quindi un momento di notevole sviluppo per i paesi della Baronia che nel 1470 possedevano oltre 90.000 pecore e fornivano ingenti quantitativi di pregiata "lana carapellese" a citta' come l'Aquila e Firenze.
Nel 1579 Costanza Piccolomini, l'ultima della famiglia, vendette la Baronia, il Marchesato di Capestrano e le terre di Ofena e Castel del Monte a Francesco Maria De' Medici, Granduca di Toscana per 106.000 ducati e, nel 1591, la Contea di Celano a Camilla Peretti sorella del Papa Sisto V, per soddisfare i numerosi creditori.
Da una famiglia originaria di Pienza, presso Siena, il possesso della Baronia si trasferiva cosi' ad una altra grande famiglia toscana.
Il dominio dei Medici, caratterizzato da gusto architettonico ma da un relativo disinteresse per terre cosi' lontane da Firenze, termino' nel 1743 con la morte di Anna Maria Luisa, l'ultima della famiglia.
La Baronia e il Principato di Capestrano (non piu' marchesato dal 1584) passarono quindi a far parte del patrimonio personale del Re di Napoli Carlo III di Borbone.
L'abolizione dei feudi, decretata nel 1806 da Giuseppe Buonaparte, segno' la fine della Baronia il cui territorio fu diviso tra i 5 paesi sio ad allora accomunati.
Nel 1703 intanto un disastroso terremoto aveva demolito il castello ed il paese di Rocca Calascio: furono ricostuite solo le case nella parte bassa dell'abitato e molti abitanti preferirono trasferirsi nella sottostante Calascio.
Una progressiva discesa ha ridotto la popolazione da circa 800 abitanti nel 1600 a zero nel 1957. Calascio, a sua volta, ha iniziato il suo declino a fine '800, subendo gli effetti di una massiccia emigrazione nei primi decenni del '900. Una popolazione di circa 1900 abitanti nel 1860, ammontata nel 1982 a soli 299.
Gia' avviato verso il lento disfacimento che caratterizza i paesi spopolati, Calascio ha arrestato ed invertito questa tendenza per mezzo di numerosi interventi di risanamento spesso da parte di cittadini non residenti. Interessato da un complesso progetto di recupero, anche il borgo di Rocca Calascio sta cambiando la sua fisionomia. Un intervento comunque necessario per restituire una minima funzionalita' ad un insediamento particolarmente suggestivo ed ad un castello che, oltre a suscitare interesse negli studiosi del settore, e' ritenuto il piu' elevato della catena appenninica e forse dell'intera penisola.
HDR
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"naturale"
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HDR
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"naturale"
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Poche centinaia di metri prima della Rocca, l'Oratorio di S. Maria della Pietà:
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il Borgo di Calascio
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tra un tornante e l'altro, scendendo verso Castel del Monte
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lunar landing a Campo Imperatore...
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e, per finire, un "Sasso" avvistato nella zona... :confused:
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In questo thread, quindi, ho voluto focalizzarne con alcuni scatti (HDR e corrispondenti "naturali") gli scorci più belli e suggestivi. Scatti da "fotomototurista" la cui creatività è ancora su livelli elementari al limite della banalità (mi sforzerò di evolvere, prima o poi :-o)...
Prima delle foto, però, ecco un "breve" tutorial sull'HDR, sintesi della mia diretta esperienza con questa particolare tecnica di post-produzione fotografica, basato sull'uso dell'applicazione "standard" in questo campo: Photomatix Pro (http://www.hdrsoft.com/). Dal sito della software house è possibile scaricare una versione di prova del programma, interamente funzionante ma con alcune limitazioni, relative alla risoluzione massima "lavorabile" e alla presenza nell'immagine HDR finale di diversi watermarks, cioè "scritte" semitrasparenti che rendono la foto inutilizzabile. (per aggirare l'ostacolo, mandatemi una mail...) :confused:
Intanto, qualche link utile che vi consiglio di leggere per sapere qualcosa in più sull'HDR:
http://www.hdrsoft.com/resources/tut_win/index.html (tutorial visuale x Windows)
http://www.hdrsoft.com/resources/tut_mac/index.html (tutorial visuale x Mac)
http://www.vittorebuzzi.it/articoli/corsi_fotografia/High_Dynamic_Range/HDR_intro.htm (in italiano, molto ben fatto e completo)
http://www.vanilladays.com/hdr-guide/ (eccellente tutorial, in inglese)
http://giacomocipollinaphoto.blogspot.com/2008/01/hdr-il-tutorial-completo_28.html (altro tutorial in italiano)
http://www.psdrevolution.it/forum/index.php?showtopic=89 (eccellente, in italiano)
http://www.cambridgeincolour.com/tutorials/high-dynamic-range.htm (in inglese)
http://abduzeedo.com/how-create-hdr-photos-hdrphotomatix-tutorial (inglese, molte schermate)
http://www.theapplelounge.com/hardware/mac/tutorial-photoshop-fotografie-in-hdr/ (in italiano, schermate, per Mac)
Per quanto riguarda l'autobracketing:
http://www.mediachance.com/hdri/bracketlist.html (con elenco delle fotocamere che lo consentono)
http://www.dpreview.com/learn/?/Glossary/Exposure/Auto_Bracketing_01.htm
http://en.wikipedia.org/wiki/Autobracketing
Se avete avuto la pazienza di documentarvi sui siti che ho linkato, ulteriori spiegazioni da parte mia sono superflue, almeno per quanto riguarda la procedura corretta di ottenere un'immagine HDR, cioè con l'autobracketing (tre scatti, insomma). È possibile, però, creare HDR anche da un singolo scatto, in formato *.raw o anche solo *.jpeg. Naturalmente, non si ottengono gli stessi risultati della procedura corretta, poichè la profondità di colore risultante non è di 48 bit complessivi posseduta dai tre scatti in formato *.tiff (16 bit ciascuno, appunto) ottenuta dalla conversione degli originali in formato *.raw e "unificati" da Photomatix. Considerato, però, che, al termine di tutta la fase di "tone mapping", Photomatix genera un'immagine HDR in formato *.jpeg (quindi, con profondità di colore comunque a 8 bit), la differenza tra l'HDR creato dai tre scatti e quello generato da un singolo scatto è praticamente impercettibile a risoluzioni "normali" (fino a 1600x1200 pixel, più o meno).
Quindi...
...come creare un HDR da un singolo scatto:
Strumenti necessari:
Adobe Photoshop CS2 o CS3 (comunque, non precedente a CS2)
Photomatix Pro 2.54 o 3.0
Strumenti opzionali:
Adobe Lightroom 1.4 o 2.0 (correzione di ogni tipo di parametro della foto, più specifico e accurato di Photoshop)
Per comodità, farò riferimento ad un'ipotetica immagine *.jpeg ottenuta dallo scatto diretto della fotocamera o per conversione dall'originale scatto in *.raw. In proposito, è determinante - ovviamente - la buona qualità complessiva della foto che, comunque, può essere corretta con Photoshop o con Lightroom ma deve in ogni caso possedere un buon equilibrio tonale e, soprattutto, non essere rumorosa, cioè (detto impropriamente) sgranata. Al momento dello scatto, quindi, se le condizioni lo consentono, è bene impostare un valore ISO non superiore a 200, poichè la mappatura tonale di Photomatix fa emergere senza pietà ogni difetto di scatto, soprattutto il "rumore", rendendo l'HDR molto più "sgranato" della foto d'origine.
Detto questo...:
aprire il file dell'immagine con Photoshop
correggere eventuali imprecisioni (luminosità, contrasto, livelli...) se necessario
dal menù a tendina, cliccare su ---> [immagine] ---> [regolazioni] ---> [esposizione]
dalla finestra di dialogo che apparirà, impostare -2 nella casella relativa al valore dell'esposizione (di default è 0), cliccare su OK
cliccare di nuovo sul menù a tendina su ---> [file] ---> [salva con nome], differenziando il nome file dall'originale con l'aggiunta - ad esempio - di "menodue".
salvare con una qualità non inferiore a 10.
senza chiudere il file dell'immagine, cliccare su ---> [modifica] ---> [passo indietro], l'esposizione della foto tornerà sul valore originale
ripetere la procedura relativa alla correzione dell'esposizione impostando, questa volta, il valore su 2
ripetere tutta la procedura di salvataggio descritta ai punti 5 e 6, creando così il terzo file della stessa immagine
A questo punto, chiudere Photoshop e aprire Photomatix (per capire come funziona, leggetevi i link di tutorial che ho postato all'inizio del thread... ;). Buon divertimento... ;)
Ed ora, qualche foto di...
Rocca Calascio (AQ)
Rocca Calascio è una rocca situata in Abruzzo, nel territorio del comune di Calascio (AQ), a quota 1.460 metri, conosciuta per la presenza del castello che sormonta, in uno scenario di notevole bellezza paesaggistica e architettonica, l'omonimo borgo medievale abbandonato.
A Rocca Calascio si erge il castello più elevato d'Italia ed il borgo è considerato uno dei più antichi centri abitati della regione. Il sito, posto su uno sperone roccioso e dominante dall'alto la Valle del fiume Tirino e la suggestiva Piana di Navelli, è una delle mete più suggestive d'Abruzzo.
Il bastione, fondato intorno all'anno 1000, originariamente era costituito da un unico torrione a forma quadrangolare; successivamente, tra il Quattrocento ed il Cinquecento vi furono una serie di aggiunte consistenti in quattro torri di forma cilindrica che ancor oggi ben caratterizzano il castello.
Il territorio di Calascio, che si estende in lunghezza per circa 16 Km dai 2561 m. di quota del Monte Prena ai 598 m. nella conca di Capestrano, riassume in sé tutta una serie di condizioni climatiche e quindi habitat naturali che nei millenni hanno ospitato varie forme di insediamento.
Circa 80.000 anni fa, al tempo dell'uomo di Neanderthal, un gruppo di cacciatori si riparava nelle caverne dei Grottoni di Calascio (670 m.).
Attorno agli antichi laghetti alimentati dai ghiacciai del Gran Sasso, ora scomparsi, si trovano tracce dei cacciatori del Paleolitico ma, un insediamento stabile a Rocca Calascio si verifica solo all'età' del bronzo, epoca a cui risalgono vari reperti che indicano una prevalente attivita' pastorale.
Nell'età' del ferro popolazioni italiche realizzano una serie di recinti difensivi con muri a secco e avvallamenti concentrici sulla sommità di numerosi rilievi. Ancora ben visibili i recinti di Colle del Cerchio, Croce di Picenze (entrambi presso P. Picenze), Monte delle Croci (presso Rocca Calascio) e Colle della Battaglia (fra Calascio e Castel del Monte) segnano una specie di separazione fra le "terre basse" più fertili e le "terre alte" adatte alla pastorizia.
E' probabile che in epoca romana il sito dell'attuale castello, in posizione dominante (1460 m.) e facilmente difendibile, ospitasse un posto di vedetta per controllare un'ampia porzione del territorio faticosamente sottratto ai locali Vestini attorno al 300 a.C.
Con la relativa tranquillita' garantita dai romani si popolarono le valli con piccoli nuclei sparsi che avevano i riferimenti principali in Peltuinum (presso Prata d'Ansidonia) e in Aufinum (tra Ofena e Capestrano). Da Aufinum deriva il nome di Aufinates Cismontani del popolo dei Vestini, inquadrati con la riforma augustea nella IV regio denominata "sabina et Samniun".
Sul percorso montano che dalla via Claudia Nova passava per Santo Stefano e si dirigeva verso il valico di Capo di Serre era situato il Vicus di S. Marco che, con la sua necropoli e l'attigua necropoli italica, ha restituito preziosi reperti archeologici.
Con la fine dell'impero romano, le sempre più frequenti scorrerie barbariche costrinsero le popolazioni a cercare rifugio sulle alture e costituire il primo nucleo di centri che oggi conosciamo come Castelvecchio, Santo Stefano, Rocca Calascio, Castel del Monte.
Durante la dominazione longobarda l'area della valle del Tirino, compresa nel ducato di Spoleto, fu assegnata nel 756 al monastero di S. Pietro ad Oratorium, dipendente dal monastero di S. Vincenzo al Volturno, a sua volta controllato da Montecassino.
Le popolazioni dei villaggi circostanti furono poste al servizio dei monaci ma varie ribellioni contadine dell'VIII secolo dimostrano come tale dipendenza fosse mal tollerata.
Nel 782 compare per la prima volta il nome di Calaso, Calasio (forse solo nome dell'altura) sul Chronicon Volturnense, in un elenco di pertinenze del monastero di S. Pietro.
Verso la fine del IX secolo profonde incursioni saracene dettero ulteriore impulso all'incastellamento dei centri abitati con realizzazione di torri e cinte fortificate ma, e' solo con la fine del primo millennio che cominciarono a costituirsi i primi feudi, a danno del potere dei monaci.
Si ritiene che la Baronia di Carapelle, comprendente Castelvecchio, S. Stefano, Calascio e Rocca Calascio, si sia definitivamente costituita attorno al 1300 ma che già da secoli con il nome di Carapelle si intendesse il territorio complessivo.
Nel 1154 Carapelle risulta di Oderisio di Collepietro e dall'inizio del XIII secolo si intravede nella zona una prima influenza della Contea di Celano.
Carlo D'Angio' nel 1271 assegno' la Baronia a Matteo del Plessiaco e nel 1284 le terre di Capestrano, Ofena e Castel del Monte a Riccardo Ascuqviva, entrambi suoi fedeli seguaci.
Nel 1382 Carlo III di Durazzo accomuno' il destino dei precedenti luoghi assegnandoli tutti a Pietro da Celano e in un documento del 1380 si ha la prima citazione della Torre di Rocca Calascio, intesa evidentemento come torre di avvistamento isolata.
Il villaggio di Rocca Calascio doveva consistere allora in un numero piuttosto limitato di case che, accostate le une alle altre, costituivano una cinta difensiva sulla sommita' del monte.
Fu questo un secolo terribile in cui la popolazione dovette affrontare la peste del 1348 ed il terremoto del 1349 del quale e' scritto con lasciasse "pietra su pietra".
Le origini di Calascio, posto sul fianco della montagna e quindi difficile da difendere, sono invece da collocare in epoca piu' recente. Posto all'incrocio di percorsi montani, si e' probabilmente sviluppato attorno ad alcune chiese che offrivano ospitalita' ai viandanti.
E' verosimile l'ipotesi che in caso di pericolo i calascini lasciassero le case per rifugiarsi fra le mura di Rocca Calascio.
Nel 1418, alla morte del Conte Nicola, ultimo dei De' Berardi, il titolo e i beni furono ereditati da Iacovella, sua unica figlia allora tredicenne.
La successione non fu approvata dalla Regina Giovanna II che assegno' la contea a Giordano Colonna e pose Iacovella sotto la tutela del Papa Martino V il quale progetto' di dare la giovane in sposa a suo nipote Odoardo Colonna per legittimare il possesso della contea.
Fuggita alla morte del Papa, Iacovella sposo' nel 1439 l'anziano condottiero Iacopo Caldara e nel 1441, in seconde nozze, Leonello Acclozamora da cui ebbe due figli. Rimasta vedova, il figlio Ruggero pretese l'investitura della contea di Celano e, con l'aiuto del capitano di ventura Iacopo Piccinino, arrivo' ad assediare e quindi imprigionare la madre privandola dei suoi beni.
Intervennero allora truppe papali inviate dal Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) che secuperarono la contea, assegnata nel 1463 dal Re Ferdinando I d'Aragona ad Antonio Piccolomini, suo genero e nipote di Pio II.
In seguito, nel 1478, Antonio ebbe in feudo anche Castel del Conte e Ofena, che in opoca non precisata erano tornate in possesso della famiglia Acquaviva.
Ad Antonio Piccolomini si deve quindi attribuire, verso il 1480, la realizzazione delle 4 torri attorno all'originario torrione di Rocca Calascio, il muro di cinta attorno al paese e la ricostruzione di gran parte dell'abitato distrutto dal furioso terremoto del 1461.
Interessanti analogie si possono riscontrare in altri castelli del Piccolomini a Capestrano, Ortucchio, Balsorano e Celano, tutti influenzati da modelli costruttivi gia' applicati a castello aragonesi.
Con la dominazione aragonese fu istituita la "Dogana della mena delle pecore in Puglia" e la pastorizia transumante divenne la principale fonte di reddito del Regno. Fu quindi un momento di notevole sviluppo per i paesi della Baronia che nel 1470 possedevano oltre 90.000 pecore e fornivano ingenti quantitativi di pregiata "lana carapellese" a citta' come l'Aquila e Firenze.
Nel 1579 Costanza Piccolomini, l'ultima della famiglia, vendette la Baronia, il Marchesato di Capestrano e le terre di Ofena e Castel del Monte a Francesco Maria De' Medici, Granduca di Toscana per 106.000 ducati e, nel 1591, la Contea di Celano a Camilla Peretti sorella del Papa Sisto V, per soddisfare i numerosi creditori.
Da una famiglia originaria di Pienza, presso Siena, il possesso della Baronia si trasferiva cosi' ad una altra grande famiglia toscana.
Il dominio dei Medici, caratterizzato da gusto architettonico ma da un relativo disinteresse per terre cosi' lontane da Firenze, termino' nel 1743 con la morte di Anna Maria Luisa, l'ultima della famiglia.
La Baronia e il Principato di Capestrano (non piu' marchesato dal 1584) passarono quindi a far parte del patrimonio personale del Re di Napoli Carlo III di Borbone.
L'abolizione dei feudi, decretata nel 1806 da Giuseppe Buonaparte, segno' la fine della Baronia il cui territorio fu diviso tra i 5 paesi sio ad allora accomunati.
Nel 1703 intanto un disastroso terremoto aveva demolito il castello ed il paese di Rocca Calascio: furono ricostuite solo le case nella parte bassa dell'abitato e molti abitanti preferirono trasferirsi nella sottostante Calascio.
Una progressiva discesa ha ridotto la popolazione da circa 800 abitanti nel 1600 a zero nel 1957. Calascio, a sua volta, ha iniziato il suo declino a fine '800, subendo gli effetti di una massiccia emigrazione nei primi decenni del '900. Una popolazione di circa 1900 abitanti nel 1860, ammontata nel 1982 a soli 299.
Gia' avviato verso il lento disfacimento che caratterizza i paesi spopolati, Calascio ha arrestato ed invertito questa tendenza per mezzo di numerosi interventi di risanamento spesso da parte di cittadini non residenti. Interessato da un complesso progetto di recupero, anche il borgo di Rocca Calascio sta cambiando la sua fisionomia. Un intervento comunque necessario per restituire una minima funzionalita' ad un insediamento particolarmente suggestivo ed ad un castello che, oltre a suscitare interesse negli studiosi del settore, e' ritenuto il piu' elevato della catena appenninica e forse dell'intera penisola.
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Poche centinaia di metri prima della Rocca, l'Oratorio di S. Maria della Pietà:
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il Borgo di Calascio
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tra un tornante e l'altro, scendendo verso Castel del Monte
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lunar landing a Campo Imperatore...
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e, per finire, un "Sasso" avvistato nella zona... :confused:
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