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Vecchio 09-05-2012, 22:14   #1
Prinz Eugen
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predefinito Fernweh 2012

Sarebbe bello continuare "per di là", ci dicemmo una sera a Mardin - era il maggio 2011 - guardando la pianura sotto di noi, punteggiata di luci fino ad un orizzonte indistinto e perduto nel buio: là comincia la Mesopotamia, per gettarsi dopo mille chilometri nello Shatt el Arab e nel Golfo Persico. In effetti proseguimmo per un centinaio di chilometri lungo il confine con la Siria, ma poi virammo decisamente a nord, verso il Kurdistan turco, l'Ararat, la Valle di Vardzia in Georgia.
La meta sognata era Aqaba, ma questa volta non è stato così: la primavera araba è sbocciata ma non ha ancora dato frutti, le rivoluzioni hanno chiuso i confini, non si può attraversare la Siria per andare in Giordania, piazza Tahrir al Cairo è ancora asfissiata dai gas e sporca di sangue.
Di lì non si passa: quindi, ci siamo detti, una volta tanto Fernweh 2012 dirigerà a ovest.
Sempre noi tre: Aldo ed io - ci vediamo, ogni tanto, parliamo di viaggi e di un sacco di altre cose: è sempre uno spasso, talvolta un'emozione - e, dopo qualche resistenza (voleva lo stesso andare a est, è giovane...va capito) anche Antonio. Dopo un po' di pressing ha ceduto: ci sarò anch'io, ha scritto, ed era come chiudere il cerchio. Si poteva cominciare a ragionare, a progettare, a lavorare seriamente.
Si va in Marocco.
Paese sconosciuto, fino all'anno scorso distante dai nostri progetti, estraneo ai nostri sogni: nessun luogo dell'anima verso il quale dirigersi, nessun mito al quale ispirarsi. Ma l'intima convinzione che il Marocco avrebbe saputo conquistarci.
Una Lonely Planet da studiare una stima approssimativa dei giorni da spendere qui o là, valutazioni estemporanee delle medie giornaliere, somme infinite di parziali chilometrici. Confesso di essermi perso a fissare "punti irrinunciabili", per rendermi conto alla fine che i giorni non bastavano mai, per raggiungere Tan Tan, per godermi le Valli del Dades e del Draa, le Gole del Todrha, le dune di Merzouga, Marrakech e le mura di Fes, per farmi scorrere sulla pelle questo Marocco che non conosco, come sabbia fine del deserto.
Mi ha salvato Antonio: "...non conosco e non conosciamo nulla dei luoghi che visiteremo, potrei e potremmo trovare soddisfazione ed appagamento al km. 300 piuttosto che al km. 6000...se si decide di partire insieme lo si fa per pascolare tuti insieme...per me va benissimo dovunque si deciderà di andare...era questo lo spirito del QSLV (Quando Siamo Lì Vediamo) ...studiate, decidete, immaginate e sognate dove andare...io troverò la strada peggiore per portarvi...quando saremo lì desidererò di andare esattamente lì dove non andremo mai...ma vi voglio bene per questo".
Si è chiarito tutto in un attimo: sarà un altro viaggio di "uomini alla ricerca", un viaggio pieno di luoghi dove decideremo di andare all'ultimo momento: QSLV. Un viaggio nel quale proveremo sempre, ad ogni incrocio, "il desiderio di andare esattamente lì dove non andremo mai".
Per questo già amo questo viaggio.
Partiamo venerdì 11 maggio: Aldo ed io faremo tappa a Mantova ed a Sabbioneta, Antonio si fermerà a Napoli: bagordi permettendo ci incontreremo verso l'una di sabato per imbarcarci a Genova per Tangeri alle 18.
Report e foto al ritorno, fra tre settimane.
Arrivederci.

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Prinz Eugen non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 09-05-2012, 23:04   #2
fernweh
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"venerdì 11 e sabato 12 è un buon giorno per partire....."
grazie Gianni per l'incipit di questo nostro prossimo viaggio
vez A
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Vecchio 09-05-2012, 23:07   #3
Il Maiale
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Buon viaggio
__________________
...Ager
Il Maiale non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 10-05-2012, 07:07   #4
trottalemme
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Buon viaggio anche da parte mia ...e se continui a descrivere così il vostro viaggio, sarà un buon viaggio anche per noi.
__________________
http://viaggiandoincontrare.com
trottalemme non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 11-05-2012, 16:13   #5
gavrilovic
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BUON VIAGGIO sono con voi!!!
gavrilovic non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 26-06-2012, 15:10   #6
Prinz Eugen
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predefinito Fernweh 2012

Così, dopo ventuno giorni di viaggio e qualche settimana passata a raccogliere le idee, dopo aver lavato la moto, pulito il radiatore dell'olio da milioni di moscerini, pensato a qualche nuovo viaggio, con un nuovo tappeto ai piedi davanti al divano eccomi qui a cercare le parole per raccontare Fernweh 2012.
Cinquemila chilometri di viaggio in chiaroscuro (3.923 in Marocco, 1.082 per attraversare più o meno orizzontalmente l'Italia dal Friuli Venezia Giulia alla Liguria), comunque cinquemila chilometri a tinte forti.
Abbiamo dovuto fare i conti con cose che erano dentro di noi e che ci siamo portati dietro in Marocco: la mancanza di punti di riferimento - non c'erano luoghi particolari nei quali volessimo comunque arrivare, niente luoghi dell'anima, insomma - ha giocato un ruolo importante. E poi, ognuno per la sua parte, ci siamo portati dietro qualche mancanza di motivazione, qualche acciacco fisico, qualche preoccupazione. Ma anche - è giusto dirlo - un grande entusiasmo.
Il Marocco, da parte sua, ha dovuto fare i conti con il viaggio dello scorso anno in Turchia e Georgia - che è stato un grande viaggio - scontandone quotidianamente il confronto, talvolta in modo impietoso. Ci è mancata la gente, quella che in Turchia ha fatto di ogni sosta una festa e di alcuni luoghi - per altri versi insignificanti - occasioni di incontri ed emozioni indimenticabili e che, invece, in Marocco è rimasta muta e fredda sullo sfondo.
Abbiamo visitato luoghi bellissimi, unici, indimenticabili, ma solo qualche volta abbiamo potuto condividere la nostra gioia, il nostro stupore, persino la nostra diversità di occidentali con gli abitanti dei luoghi che stavamo attraversando. Questa consapevolezza, come un rimpianto, intorpidisce ancora oggi, mentre scrivo, l'esperienza del mio viaggio in Marocco e ne macchia il ricordo.
Ma ogni viaggio vive di vita propria, ogni viaggio, in un modo o nell'altro, ti cambia la vita: quando torni, non sei più lo stesso. Le strade che hai percorso, che tu le ami o le odi, perfino quando le dimentichi, ti segnano dentro.
Così anche questo viaggio in Marocco è entrato a far parte delle mie radici.
Prinz Eugen non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 26-06-2012, 15:41   #7
Prinz Eugen
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Cinquemilacinque chilometri, di cui milleottantadue per raggiungere e tornare da Genova. Tremilanovecentoventitre in Marocco, percorrendo la costa verso sud fino a Sidi Ifni, perdendoci nel circo della Jemaa al Fnaa di Marrakech, girovagando ai confini del deserto tra Zagora e Merzouga fin dove l'asfalto finiva, rinsavendo dopo qualche rischio sullo sterrato, troppo difficile per noi e le nostre Rt, risalendo attraverso Fes fino all'imbarco per l'Italia due settimane dopo.
Questo il dettaglio delle nostre tappe:
11 maggio 2012 Gorizia - Sabbioneta 326 chilometri
12 maggio Sabbioneta - Genova 240
14 maggio Tanger - Rabat 297
15 maggio Rabat - Essaouira 442
16 maggio Essaouira
17 maggio Essaouira - Sidi Ifni 348
18 maggio Sidi Ifni - Taliouine 384
19 maggio Taliouine - Marrakech 270
20 maggio Marrakech
21 maggio Marrakech - Tinerhir 478
22 maggio Tinerhir - Zagora 410
23 maggio Zagora - Merzouga 400
24 maggio Merzouga - Azrou 398
25 maggio Azrou - Fes 82
26 maggio Fes
27 maggio Fes - Tetouan 323
28 maggio Tetouan - Tanger 91
31 maggio Genova - Gorizia 516
Abbiamo viaggiato, a parte qualche brevissimo tratto interessato a lavori, su qualche stradina di paese o per raggiungere qualche hotel fuorimano, sempre su asfalto. Da Tangeri a Rabat in autostrada, limite di 120. Il fondo stradale è generalmente buono ma piuttosto ondulato, simile a quello - per chi può ricordarlo - delle strade asfaltate italiane degli anni 50/60. Ogni tanto un po' di buche, limiti (che vengono osservati strettamente da tutti) nei paesi ed agli incroci, un sacco di autovelox, soprattutto all'entrata ed all'uscita dei centri più grossi. Nei centri abitati si va a passo d'uomo: la strada è degli asini e dei pedoni.
Il computer di bordo, al momento di spegnere il motore in garage segnava una media di 67 Km/ora ed un consumo di 4,2 Lt/100 Km. Ho azzerato tutto alla partenza, in questi dati, per quanto possano valere, c'è quindi tutto: l'autostrada in Italia, quella in Marocco, le giornate di mercato nei paesini, il traffico delle città, le dritte strade nel deserto percorse veloci con la sola preoccupazione delle buche improvvise, i passi di montagna, i camion che riesci a sorpassare dopo dieci chilometri di fumo puzzolente ed andature da cammello, anche un pezzo a tutta (per me, s'intende) prima di Marrakech.
Sinceramente, non mi pare male, e comunque, questo è.
Consentitemi, a questo punto, di scomodare David Bowie per iniziare il mio racconto.
"Check ignition and may God's love be with you".
Prinz Eugen non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 27-06-2012, 08:37   #8
positivo
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...QSLV (Quando Siamo Lì Vediamo) mi piace questa filiosofia e penso anche che il grande Bowie sia contento di questa tua citazione, ora se non ho capito male, dopo questa invitante premessa ci aspettiamo le 21 puntate
__________________
...fare e tacere!!!
R1200GS-ADV-yellow-shine MY11

Ultima modifica di positivo; 27-06-2012 a 12:25
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Vecchio 28-06-2012, 16:04   #9
Prinz Eugen
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...veramente me ne sto andando una decina di giorni in Austria, Valle della Gail, un posto che amo molto.
Alla Hutte di Hermagor, verso sera, ci può stare una birretta in compagnia...
Mi piacerebbe finire là il report (un racconto molto personale, lo so, ma è così che mi piace), per postarlo tutto su QdE al ritorno. Vedremo.
Aufwiedersehen!
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Vecchio 23-07-2012, 18:01   #10
Prinz Eugen
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Venerdì 11 maggio Gorizia-Sabbioneta.
Non ce la facevamo più ad aspettare la data della partenza e così abbiamo pensato bene di anticiparla fissando una tappa intermedia, Sabbioneta. Incontro alla prima stazione di servizio dopo la confluenza delle tratte provenienti da Trieste e da Udine, quella di Gonars. Mi fermo al ristorante e passo il tempo chiacchierando con un bi8ker triestino che mi spiega le differenze tra una Honda Cbr 1000, la moto di prima e la sua attuale Bmw R1200R: due mondi in un quarto d'ora. Mentre io passo il tempo così, Aldo mi aspetta da un pezzo al bar, a cento metri di distanza: per fortuna mi chiama al telefono. Cominciamo bene!
Autostrada fino Monselice, tranquilli sui 120, poco traffico, si sorpassa girando un po' la manopola in 6a marcia, è un bell'andare. Dirigiamo per Mantova lungo una strada statale da anni '50, ti aspetti di veder sbucare una Topolino da un momento all'altro.
Sabbioneta è una perla, incastonata dentro le sue mura di mattoni rossi. Una concentrazione di palazzi e monumenti da far invidia a qualsiasi capitale: ma sono rimasti solo 250 abitanti, la città sta morendo. Ci consoliamo con un ottimo baccalà alla mantovana nell'unico ristorante della città ed un dibattito (indovinate un po', si parlava della "casta") nello splendido teatro cittadino.

Sabato 12 maggio Sabbioneta-Genova
In giro per statali, facciamo la Cisa e caliamo su La Spezia. Aspettiamo Antonio al primo grill dopo la confluenza con l'autostrada proveniente da sud, Passiamo in tempo mangiucchiando qualcosa e quardando fuori dalla finestra se per caso arriva. Finalmente, eccolo, fa un giro nel parcheggio e ferma il suo Gs a fianco delle nostre Rt. Il tempo si è fermato: in un attimo mi ritrovo ad un bivio nel Kurdistan turco, dopo Tuzluca, dove l'ho visto, un anno fa, per l'ultima volta.
Ci mettiamo poco a ritrovare la formazione di viaggio, arriviamo a Genova in un baleno. Indicazioni chiare fino al porto, terminal traghetti: la nave è lì che ci aspetta, bianca e più grande di quanto immaginavo. Si fa in fretta a salire, ci dicono di parcheggiare le moto sulla stampella laterale e di lasciare la prima inserita. Mentre usciamo dall'hangar vedo che le legano: sono più tranquillo.
Cabina, doccia e via a poppa ad assistere alla partenza: momento emozionante, l'unico nei due noiossissimi giorni che passeremo sopra questo immenso barattolo di latta che ci porta a spasso per il Mediterraneo.
Un lento ciondolare fra i bar, la cabina, il ponte a poppa dove forse troverai una sedia - quelle bianche di plastica - dove poterti sedere, senza nulla da fare se non guardare l'acqua che scorre veloce sottobordo. Nulla a destra, nulla a sinistra, solo un'altra nave ogni tanto. E' una liberazione vedere la Rocca di Gibilterra emergere dalla bruma che copre la superficie del mare. E' un'emozione pensare che stiamo varcando un passaggio leggendario nella storia dell'uomo, le mitiche Colonne d'Ercole.
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Vecchio 23-07-2012, 19:34   #11
Prinz Eugen
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Arriviamo verso le cinque, il sole è ancora alto e picchia forte: leggo 39 gradi sul termometro della moto. Il porto è moderno, situato subito dopo lo Stretto, ad una trentina di chilometri da Tangeri: tutto funziona bene, ci risparmiamo le perdite di tempo, le seccature, il casino di tangeri di cui abbiamo tanto sentito parlare. Sarà l'effetto della Rocca,, che si intravvede alta sull'orizzonte orientale.
Viaggiamo spediti verso sud su una buona autostrada. Ho il tempo di ammirare una campagna curata: gli uomi che la coltivano - di sicuro con tanta fatica - si meriterebbero anche solo per questo, un po' più spesso, il miracolo della pioggia. Ma vedo anche poveri villaggi, con piccole case a terrazza ed il cortile recintato da un alto muro, la versione settentrionale dei riad e degli ksar che incontreremo più a sud, ai margini del deserto.
Polizia, radar, si va piano. Dopo un paio di uscite mancate approdiamo all'Hotel Panorama di Fenara Plage, 30 euro anotte. Ci guardiamo divertiti scoprendo a fianco della reception una specie di night con un paio di ragazze davvero niente male in vena di divertirsi: per noi, invece, cena e nanna. Mi sveglieranno, all'alba, i gemiti ed i sussurri provenienti da un'altra stanza affacciata al giardino, ma mi addormenterò beatamente dopo un minuto: sarà la stanchezza, o forse la vecchiaia.

Martedì 15 maggio Rabat-Essaouira
Meglio dirlo subito, non sarà una bella giornata. Comincerà con il mio bancomat che non funziona (ho smarrito il portafogli con tutti i documenti una settimana prima di partire ed in un paio di giorni sono riuscito a sostituirli: grazie a tutti, ma il bancomat non funziona...)continuerà con telefonate alla banca in Italia per risolvere la questione, imprecazioni ed una gigantesca incazzatura depressa. Insomma, nervi a fior di pelle: basta una battuta per scatenare reazioni spropositate. Io che mi incazzo, Antonio che decide di mollare. Dopo dieci minuti era già ripartito da solo, confesso di non sapere nemmeno in quale direzione. Ho continuato a rotoloni, fra incazzatura e depressione. Ma davvero è bastato questo? - mi chiedo ora - forse la misura era già piena ed allora era inevitabile che finisse così. Però, se non avessi detto questo, se non avessi fatto quello...sapete di cosa parlo.
Certo che non è stato più lo stesso viaggio: questa è la giornata che ha segnato la fine di un sogno, che era quello di riannodare il filo del viaggio a tre interrotto ad un bivio dopo Tuzluca, nella Turchia orientale, un anno fa. Così non è stato: non è stato facile continuare sentendo che mancava qualcosa, ma abbiamo curato la delusione e proseguito con fatica, recuperando pian piano il piacere della guida, del guardarsi intorno, della ricerca del nuovo, dello stare insieme. Abbiamo guarito noi ed il nostro viaggio nell'unico modo possibile: viaggiando. Ci ha messo lo zampino anche qualche acciacco fisico, ma alla fine del viaggio eravamo più sereni, più allegri e più in forma che alla partenza. Anche per questo - uomini alla ricerca, avevo scritto un anno fa - questo è stato comnunque un grande viaggio.
Proseguiamo lungo la costa, strada panoramica alta sull'oceano: vento ed onde alte che striano una superficie grigia. Il morale non è al massimo, ma il panorama aiuta.
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Vecchio 23-07-2012, 20:04   #12
Prinz Eugen
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Safi si presenta luminosa sul suo promontorio, deve essere proprio un bel posto. Ne sfioriamo la periferia, ma abbiamo l'occasione di ammirarne la splendida posizione, giusto in tempo prima di piombare nella zona industriale, dominata dagli stabilimenti sui quali riesco a leggere "...phosphorus...", un tuffo in fondo ad un girone infernale, con tutto il suo armamentario di fumi, vapori, polvere, puzza: il Marocco non è solo deserto incontaminato, avventura, piste tra dune da sogno, è anche duro lavoro di povera gente e luoghi da cui si dovrebbe fuggire ed in cui invece ci si ritiene fortunati a stare.
Dopo una sosta per un tè alla menta - buona abitudine che abbiamo subito adottato - nella atmosfera di totale distacco e freddezza che diventerà abituale, ci inoltriamo in una strana foresta di alberelli che fatico a riconoscere: mi vengono in soccorso le letture della Lonely Planet e della Routard che, fra i souvenir da acquistare a Essaouira, propongono oggetti in legno di tuia. E' una foresta di alberi di tuia, ecco cos'è: non credevo che questi alberelli (un cipresso mignon, si potrebbe dire, che da noi viene usato a scopo ornamentale) potessero formare una foresta. Ai margini della foresta, verso il mare, preceduta da una consistente periferia di brutti palazzoni screpolati e dai consueti mucchi si spazzatura fumante, appare - splendida, bisogna dirlo - circondata da mura, Essaouira.
Ci fermeremo un altro giorno (mercoledì 16 maggio) e sarà un giorno ben speso.
Stiamo in un hotel appena dentro la cerchia delle mura della medina (Hotel de charme Le Mechouar), ad un centinaio di metri dal porto: iniziamo da lì i nostri vagabondaggi, godendoci il ritorno delle barche da pesca. Tutte rigorosamente dipinte di un bel azzurro carico, hanno alte fiancate fatte apposta per resistere alle onde dell'oceano, con le quali non deve essere bello avere a che fare. Le contrattazioni avvengono sulla banchina e vi partecipano commercianti all'ingrosso e massaie della città vecchia: gli uni se ne vanno con il camion carico, le altre con una cassetta di pesce azzurro freschissimo in bilico sulla testa.
Ci soffermiamo ad ammirare i pescherecci in costruzione: un operaio ci invita ad una visita e noi, poveri illusi, pensiamo che sia per l'orgoglio di mostrare il prodotto del proprio lavoro, il risultato della propria maestria. La visita è interessante, son delle gran belle barche, rigorosamente tutte in legno, ma la guida è interessata ed alla fine chiede il proprio compenso. La banconota di taglio più piccolo nelle nostre tasche è da 200 dirham (un po' meno di 20 euro), un'enormità per quella visita, ma paghiamo con quella, senza battere ciglio ma con la bocca storta.L'orgoglio del proprio lavoro...seee.
In giro per la città, con le botteghe nei vicoli dove tutto viene trasportato a mano o a dorso d'asino. Essaouira è chiaramente una città ormai orientata al turismo di qualità, l'atteggiamento dei negozianti dell'intera medina - a parte qualche difficoltà con le foto - è accogliente, simpatico, per nulla assillante. Compreremo olio d'argan. berretti di lana grezza, qualche piccolo oggetto in legno di tuia, di cui annusiamo con piacere il profumo. C'è tempo anche per qualche acquisto più impegnativo, qualche gioiello tradizionale il cui prezzo ci sembra al momento esorbitante: poi facciamo i conti in euro e ci tranquillizziamo, si può ancora fare bella figura senza rovinarsi. E' ancora un bell'andare
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Vecchio 23-07-2012, 21:16   #13
Prinz Eugen
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Giovedì 17 maggio Essaouira-Sidi Ifni
Doveva essere Essaouira-Taroudant. Poi, strada facendo...E se andassimo a Tiznit? Ma si, perchè no, andiamo a Tiznit. Poi, una volta lì, come si fa a non proseguire per Sidi Ifni? Ecco, così siamo arrivati a Sidi Ifni, in modo banale: per approssimazioni successive, si potrebbe dire.
E' stato forse l'unico "luogo dell'anima" con il quale abbiamo avuto a che fare in Marocco. Dalì, molti anni fa, arrivavano misteriosi francobolli sui quali Aldo bambino fantasticava e creava, piano piano ma in modo definitivo, il mito di Sidi Ifni. Ecco perchè siamo qui, non potevamo farne a meno, la gente come noi rispetta i miti e ne segue le tracce.
Dopo Tiznit, apprezzato (anche da noi) centro per la lavorazione dell'argento, la strada lungo la costa è varia e divertente, ci sono un sacco di spiagge adatte al surf, sovrastate da alte scogliere. Insediamenti turistici punteggiano il nulla, chissà come si dice speculazione edilizia in marocchino.
Sidi Ifni si presenta alta sulla scogliera, con belle case bianche con le imposte azzurre, strade larghe, una struttura urbanistica da città europea: non per niente è stata fino al 1969 possedimento spagnolo, gelosamente conservato. C'è qualche alberghetto (il nostro, La Suerte Loca è molto modesto, ma costa solo 100 dirham a notte, meno di 10 euro), due buoni ristoranti, una bella e larga spiaggia in basso, meta di surfisti. Di farci il bagno non ci penso nemmeno, dopo un tuffo nelloceano gelato in quel di Essaouira. C'è molto vento, l'oceano è grigio e nebbioso, fa freddo: la cittadina è graziosa, è il punto più a sud che toccheremo in questo viaggio, ma il clima è davvero inospitale.

Venerdì 18 maggio Sidi Ifni-Taliouine
Non andiamo bene: soffriamo ambedue di dissenteria e ci diamoi dentro con le medicine che ci siamo portati dall'Italia, limitando i danni e risolvendo - temporaneamente - il problema. Sidi Ifni ci fa partire con 20 gradi, il giubbotto ben abbottonato e la visiera appannata per la nebbia. Comincia a fare un po' di caldo verso Tiznit - rifacciamo un tratto del percorso di ieri - per poi virare decisamente per Tafraoute, Igherm e Taliouine, attraverso un paesaggio desertico, un'immensa pietraia punteggiata da bassi arbusti spinosi che solo i dromedari - ne vediamo alcuni pascolare nel nulla - sono capaci di mangiare. Tafraoute è circondata da splendide rocce rosse dalle stranissime e particolarissime forme, che ne costituiscono l'attrazione principale. Percorriamo lunghi rettilinei interrotti da curve improvvise, poi la strada sale sulle montagne e sono curve infinite: se non fosse per la strada a volte interrotta dalle voragini aperte dal vicino fiume e per in fondo dissestato, ci sarebbe da divertirsi.
Taliouine è un animato centro agricolo - è la capitale della coltivazione dello zafferano - che si sta aprendo al turismo: ci fa piacere notare che i passanti, soprattutto i più giovani, si fermano a guardare le nostre moto, non accadrà spesso. Qualcuno scatta una foto col telefonino, ci piace, ci accontentiamo di poco.
A Taliouine incontriamo il calligrafo Moulid Nidouissadem, che ci fa scoprire il simbolo della libertà, l'homme libre del popolo berbero (Amazigh) simile, per intenderci, al simbolo zodiacale dei pesci, ruotato di 90 gradi e con le due semicirconferenze più accentuate, versione stilizzata - potremmo dire - dell'uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, riprodotto sulle nostre monete da un euro. Ci procuriamo due piattini bianchi al mercato e lo convinciamo a decorarli con il simbolo Amazigh. Esso sarà il simbolo di questo viaggio. Moulid costa poco, per pochi dirham ne disegna una versione sul casco di Aldo: in molti riconosceranno quel simbolo e l'occasione sarà propizia per un sorriso ed un cenno di intesa. Incontrerò l'homme libre a Merzouga, nella figura di Mohammed, fotografato dal basso su una duna, avvolto nel suo mantello sullo sfondo di un cielo infinito.
Dopo cena, tè allo zafferano: è una delizia, se non altro per il costo, lo zafferano costa più di due euro al grammo...
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Vecchio 23-07-2012, 22:44   #14
Prinz Eugen
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Partiamo dopo aver ritirato i piattini da Moulid. Temperatura sui diciotto gradi e lunghi stradoni: ce li godiamo, perchè oggi è in programma il passo Tizi'n'test. Dopo una ventina di chilometri viriamo seccamente a nord ed imbocchiamo la strada stretta e tutta curve del passo. E' asfaltata solo al centro, una striscia di un paio di metri: quando si incrocia un altro mezzo bisogna farsi da parte ed inoltrarsi nella fascia ai bordi, coperta da cinque centimetri di sabbia rossa, fine come il borotalco. Poi la strada migliora, ti sembra quasi di non salire e te ne accorgi solo quando guardi indietro e scorgi, in basso, la strada già percorsa che si svolge come un serpente nella boscaglia. Per fortuna il traffico è quasi inesistente, ma quelli che ci sono - un po' per la strada un po' per come guidano - fanno davvero paura. Sono trentasei chilometri su e giù, sballottati tra migliaia di curve, ma quando finisce ti senti proprio speciale: hai fatto il Tizi'n'test! A fondovalle la strada ridiventa normale, ma sei sempre in curva, tra villaggi di mattoni cotti al sole e decine di parabole satellitari che sormontano i tetti piatti delle case: anche in Marocco si fa a meno di tante cose, ma non della onnipresente televisione.
Ci concediamo una tiratina su una bella strada a curvoni prima di Marrakech, qualche chilometro (per me) a tutta; davvero la moto non teme confronti con alcun altro mezzo e noi, dopo tutte quelle curve fatte proprio piano abbiamo voglia di vento, di velocità, di rumore.
A Marrakech veniamo ovviamente abbordati da qualcuno che si propone come guida: riusciamo a farci indicare un buon hotel, non lontano dalla Jemaa al Fnaa, settecento euro a notte in due, colazione compresa, con le moto in garage, un ambiante che oserei definire lussuoso ed assolutamente nessun altro cliente. Mah!
Doccia veloce e subito verso la Jemaa al Fnaa: inizia la giostra!
Incantatori di serpenti, foto a pagamento con i venditori d'acqua che non vendono più niente e sopravvivono facendosi fotografare dai turisti. I loro costumi variopinti, tutti colori sgargianti e nappine, sono veramente unici, una bella foto vale qualche dirham. Ci perdiamo subito nel souk dietro la piazza e ne riemergiamo dopo aver acquistato un paio di magliette ed Aldo una splendida djellaba. Rientriamo tardi nella piazza, ma il programma non è cambiato ed il circo è sempre lo stesso, affascinante come sempre: mendicanti, suonatori, donne berbere che ti leggono la mano o ti fanno dei bellissimi tatuaggi con l'hennè. Perfino un pugile che si batte, a pagamento, contro chiunque lo voglia sfidare. L'abbiamo visto contrapposto ad un marcantonio grosso il doppio di lui che gli tirava certi sventoloni...lui schivava, ma ne sarebbe bastato uno: mi sa - ho pensato - che domani non lo vediamo.
Prinz Eugen non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 23-07-2012, 23:16   #15
Prinz Eugen
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La giornata non comincia bene: mentre gironzoliamo dalle parti della Koutubia, la grande, antica moschea di Marrakech (in Marocco, purtroppo, gli infedeli non possono entrare nelle moschee), Aldo viene investito da un motorino, che ovviamente se la svigna all'istante. La reazione è di dolore - un paio di belle escoriazioni ad un polpaccio - di stupore e di rabbia. "...ma sono sulle strisce pedonali!" gli urla dietro Aldo. Non posso trattenere una risatina: ...strisce pedonali...a Marrakech...in italiano poi. Parole del tutto incomprensibili, anche se fossero state pronunciate in perfetto arabo. La visita continua con qualche mugugno ed un po' di fatica: le tombe dei saadiani, un'oretta alla grande nello splendido ambiente del Palazzo Bahia, tutto stucchi, intarsi in legno, metri e metri quadrati di splendidi mosaici, piccoli giardini rigogliosi, una vera delizia.
Cena in terrazza, cucina tipica berbera: c'è molto tempo e fa freddo, è davvero una sorpresa questa Marrakech! Il cibo è buono, ma confesso di essermi lasciato distrarre dal tramonto del sole tra le palme, con l'orizzonte che vita al rosso profondo, il cielo di un blu intenso, rondini che sfrecciano al calare della sera ed il minareto della Koutubia illuminato.
Un attimo di poesia prima di ri-immergerci nel circo della Jemaa al Fnaa: il pugile non c'è, ieri deve avergli detto male, compro un berretto per il prossimo inverno dopo una contrattazione tribolata, ho il tempo di notare il contrasto di una Bentley con i vetri oscurati che passa lenta in mezzo alla folla dei mendicanti. Nella miseria generale, la ricchezza è davvero offensiva.

Lunedì 21 maggio Marrakech-Tinerhir
Non riesco a farci l'abitudine: partiamo con 17 gradi. Dirigiamo per Ourzazate, verso le Gole del Dades, ma ci concediamo una deviazione lungo la ricca Valle di Ourika (insomma, c'è acqua in abbondanza).
Ourzazate, per l'urbanistica dei francesi, sembra una città europea: sicuramente più ordinata delle città arabo-berbere, ma altrettanto sicuramente non così affascinante ed un tantino noiosa: il resto sono solo soldi delle produzioni cinematografiche, che ne fanno, a mio parere, una città un po' falsa. I panorami però, anche quelli che si possono rubacchiare dalla strada principale, sono immensi. Ci accontentiamo di questo.
Ci inoltriamo fra le montagne, ci attende il passo Tizi'n'tichka: bella strada ricca di curve, il piacere di voltarsi per guardare in basso la successione delle curve e dei tornanti, la forza di sopportare il fumo puzzolente del camion che ci precede, la voglia di una bella tiratina di qualche chilometro, insomma, fino al prossimo camion o al prossimo pullman... ce ne sono molti, questa è zona di turismo.
Abbandoniamo la direttrice principale per visitare le Gole del Dades: dopo una ventina di chilometri di bei villaggi con splendide palmeraies le Gole appaiono in tutto il loro splendore. La strada si arrampica di colpo con pochi stretti e ripidi tornanti su un immane muro di rocce rosse dominate da un castello - mi accorgerò, arrivandoci, che è un hotel - mentre il fiume scorre nella gola cento metri più in basso. Sono pochi chilometri, ma ne vale davvero la pena per lo spettacolo indimenticabile che offrono.
Proseguiamo fino Tinerhir, dove troviamo alloggio, veniamo abbordati da Alì che ci guida in una visita al souk - un vero souk per marocchini, dove non ci sono turisti - e finiamo nella bottega di suo fratello - almeno così dice - commerciante di tappeti e gioielli (tutti gioielli touareg originali...oh yeah!). Comprimao una collanina, un bracciale: per quello che costano, dobbiamo pagare la visita.
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Vecchio 23-07-2012, 23:39   #16
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Martedì 22 maggio Tinerhir-Zagora
Oggi si va davvero nel deserto. E davvero, sotto un cielo nuvoloso, siamo subito nel deserto. Un mare di pietre, radi ciuffi d'erba polverosa e rinsecchita, un nulla infinito delimitato in lontananza da desolate colline scoscese e rocce rosse strapiombanti: sono indeciso tra l'aspettarmi una scaramuccia improvvisa tra touareg e Legione straniera o una carica di Apaches alle giubbe blu di John Wayne. Mi riporta alla realtà una mandria di cammelli (dromedari, lo so...), anche se ho imparato che questo non è il paese dei cammelli, è il paese degli asini. Li ho notati dal primo giorno, immobili all'ombra di un albero di argan, o sotto un enorme carico d'erba, guidati con il bastone da un ragazzino o da una donna, o sovrastati da un omaccione in djellaba, o nei vicoli di una medina a trasportare di tutto, da un carico di pelli di montone alle cassette di Coca Cola.
La strada è bella, asfalto a grana grossa: devi solo stare attento alle curve che ti si parano davanti dopo chilometridi rettilineo. Ma non c'è il pericolo di addormentarsi, perchè è tutto un su e giù. Le sospensioni fanno bene il loro lavoro ma non ti puoi rilassare: o molleggi con le gambe o ti siedi comodo e fai sussultare lo stomaco. Chi ha progettato la strada doveva avere il singhiozzo.
Visitiamo le Gole del Todhra, celebratissime sulle guide. Le rocce alte e rosse sembrano toccarsi cento metri sopra le acque limpide del fiume: ma la strada è cosparsa di vetri di bottiglia, il greto è punteggiato di sacchetti di plastica multicolori, dall'acqua fanno capolino lattine di Coca. Nel bel mezzo della gola hanno costruito un albergo, bello quanto si vuole, non lo so, ma davvero inopportuno: quelli che lo frequentano - li vediamo far colazione in terrazza - li prenderei a sberle. Quelle sì sarebbero esclusive!
Consegnamo agli insegnanti di una scuola di Alnif il pacco di "Bambini nel deserto" che è stato affidato ad Aldo. Sono gentilissimi ed ospitali, ci gustiamo un buon tè, li invitiamo ad aprire il pacco (quaderni e penne) e sorridiamo al vedere l'interesse per le penne biro, che si affrettano a provare sul palmo della mano. Ci vuole così poco...
Zagora, la porta del deserto. Mi sarei aspettato un posto di frontiera ed invece mi ritrovo in una città moderna che, sull'unica strada che l'attraversa, presenta una lunga serie di palazzoni: è solo nelle stradine laterali che sopravvivono i vicoli poveri della città sahariana. Non basta il famoso cartello "Tombouctou 52 Jours" (ricostruito a fini turistici) a riportarci alle porte del deserto.
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Vecchio 24-07-2012, 10:29   #17
Prinz Eugen
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Ripercorriamo fino Alnif in senso inverso la strada fatta ieri. Lunghi rettilinei interrotti da serie di belle curve veloci ed un po' di su e giù quando la strada circumnaviga i rilievi rocciosi. I villaggi si susseguono con le loro case basse e le alte torri degli ksar, il cui colore rosa si accentua sotto i raggi del sole. Scopro dettagli che ieri mi sono sfuggiti: i pozzi dei villaggi sono quelli di duemila anni fa e le donne fanno la fila per calare il secchio ed attingere l'acqua. La lunga striscia di terra bagnata dallo Oued Draa è rigogliosa: campi coltivati ed una lunghissima, ininterrotta palmeraie. Poi chiazze sabbiose compaiono ad interrompere la distesa di pietre: il deserto di sabbia si presenta con timidezza, ma non gli ci vorrà molto per imporsi con tutta la sua potenza.
Donne corrono verso la strada facendo gesti che al momento non comprendiamo: quando capiamo che ci chiedono da bere siamo già un chilometro oltre e la bottiglia d'acqua che ci portiamo dietro rimane dov'è. Che incontro fantastico sarebbe stato: me ne rammarico ancora mentre scrivo, ma se dovessi ritornare - due bottiglie tra i bagagli - saprò cosa fare e sconterò la mia colpa.
Nei villaggi gli uomini passano il tempo all'ombra di un albero o di un muro, chiacchierando e fumando. Le donne le incontri lungo la strada, a piedi lontano dai villaggi, cariche di legna o di fasci d'erba, o ad accudire un gregge di capre. Nei villaggi la velocità è quella degli asini, la forza motrice è quella delle donne. Il mio Marocco ha il volto di una donna berbera.
A Rissani la tecnologia è rappresentata dai telelaser della polizia, che ci attende - invano - all'entrata ed all'uscita della città. A Merzouga - mi aspettavo un pullulare di navigatori del deserto ed una moltitudine di dakariani - non c'è nemmeno questo. Attraversiamo il villaggio di piccole case povere - un albergo all'entrata, un bar polveroso in centro - e. dopo un arco - percorriamo il tratto sconnesso oltre il quale c'è solo il deserto. Eppure i turisti ci sono: sono dispersi negli hotel - comodi, belli, affascinanti, noi pernotteremo al "Kasbah Mohayut", con piscina - e li ritroveremo la sera, a salire in fila le dune dell'Erg Chebbi, dorate dalla luce del sole al tramonto.
Scaricati i bagagli, non perdiamo tempo per correre a Taouz, case di mattoni cotti al sole costruite sulla sabbia, dove la fine dell'ultima strada è segnata da due paracarri dipinti di bianco e di rosso con la scritta stop.
Eppure Merzouga ci riserva incontri che ricorderemo.
Hassan, giovane sveglio di Taouz. Ci ha invitati a visitare le incisioni rupestri, cercando di valorizzare e - perchè no - di monetizzare il poco che il villaggio può offrire. Per mancanza di tempo non abbiamo potuto accettare ed ancora me ne dispiace. Segnato, se ci sarà, per la prossima volta.
Mohammed, piccolo pastore Amazigh. Nato nel deserto sotto una tenda berbera, pastore di "animali piccoli" - così ha detto - perchè la sua famiglia è povera e non possiede cammelli, guida del deserto a piedi, perchè anche lui non possiede un cammello.
Parlava anche un po' di italiano, imparato dai pochi turisti italiani - bravi - che ha accompagnato, a piedi, nel deserto. Occhi vivaci ed i gesti calmi e misurati di chi è abituato a vivere con poco ed a convivere con il nulla. Ho comprato qualcosa nella bottega che custodiva nella sacca che portava a tracolla, senza tirare sul prezzo, come piccolo contributo per l'acquisto di un cammello, in un futuro che tuttavia non mi sembra vicino. A piedi intorno alla Grande Duna dell'Erg Chebbi con la guida di Mohammed: anche questo segnato, se ci sarà una prossima volta.
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Vecchio 24-07-2012, 13:07   #18
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Giovedì 24 maggio Merzouga-Azrou
Si ritorna verso nord, questa volta definitivamente: percorriamo la valle dell'Oued Ziz fino Ar-Rachidia, attraversando molti villaggi di contadini e pastori, con un traffico inesistente ma limiti pesanti di 40 km/ora ed il telelaser all'uscita dall'abitato. Cominciano le montagne e ci troviamo subito in quota, con lunghi retti8linei ed ampi curvoni. Dopo Midelt si sale sull'Alto Atlante Orientale: sembra un ritorno all'amata Turchia orientale, ampi pianori e panettoni erbosi sormontati in cima da una corona rocciosa, sui cui pendii sorgono povere ma operose fattorie. Ci sentiamo lontani dal nulla affascinante del deserto: qui tutto è verde, il grano non è ancora maturo e la distesa verde è coperta di papaveri rossi. La terra è finalmente nera e grassa, e manterrà la promessa di un premio alla fatica di chi la coltiva. Saliamo ancora, attraversiamo una splendida foresta di cedri, ci fermiamo in cima a fotografare le scimmie che la abitano, raggruppate vicino ad un parcheggio ad aspettare il cibo facile dei turisti di passaggio. Si scende verso Azrou all'ombra di cedri, abeti e - più in basso - querce su una strada a morbide curve: i prati sono verdi, gli alberi di un verde più cupo, il cielo è azzurro, fa un piacevole fresco: siamo in paradiso. Azrou si presenta come una moderna cittadina di stampo europeo, case dal tetto aguzzo e dai colori vivaci, una piazza che potremmo trovare in qualche cittadina delle nostre Prealpi. Solo la vivacità dei negozi e del piccolo souk, ed una moschea di dimensioni gigantesche ci fanno ricordare che siamo in Marocco. Soggiorniamo all'Hotel Panorama, un albergo di stile, menù e qualità del servizio europei: consommè, bistecca, birra. Fa piacere dopo tanto cous cous e tante tajines...

Venerdì 25 maggio Azrou-Fes
Fa fresco, ma la mattinata è splendida. Ci fermiamo stupiti a Ifrane: sembra di essere in Austria, tetti aguzzi, prati verdissimi ed aiuole fiorite, il famoso leone scolpito da un prigioniero tedesco durante la guerra, tutto lingo e pulito. C'è anche - ciligina sulla torta - un Hotel Courmayeur. Ci sono anche tanti poliziotti e nessun mendicante: tranquillità e sicurezza, e la voglia di non mescolarsi con i poveracci. Ifrane è bella, una piacevole e gradita sorpresa, ma ci senti questa atmosfera. Semplicemente, non è Marocco o, forse, è l'essenza del Marocco di oggi.
Dirigiamo veloci per Fes, sono poche decine di chilometri. Anche qui veniamo abbordati da un tizio in motorino che ci guida - dice -verso una buona sistemazione. Infatti arriviamo ad una splendida abitazione privata - stucchi, intarsi in legno, piastrelle secondo il miglior stile marocchino - che eleggeremo a nostra dimora per i prossimi due giorni. Il prezzo non è basso e, nel passaggio tra dirham ed euro, mi distraggo un attimo e 1200 dirham diventano 120 euro. Aldo storce il naso, ma io non riesco a prendermela, sono 30 euro a notte a cranio...ancora facile la vita. Le due cene che invece consumeremo in casa - prelibato il cibo ed ottimo il servizio, intendiamoci - ci resteranno sullo stomaco: 25 e 30 euro a testa. avremmo potuto nutrirci, magari non altrettanto bene, per una settimana.
Siamo arrivati presto, abbiamo il tempo per un primo giro di esplorazione. Prima tappa a farci una bella spremuta in un bar della Nouvelle Ville: penso bene di dimenticare una felpa ed il cellulare. Proprio mentre me ne rendo conto e comincio a maledire la mia distrazione, ci raggiunge di corsa il cameriere, che mi riconsegna tutto rifiutando ogni ricompensa: anche se non leggerà mai queste righe, grazie di cuore.
Ritorniamo dalla medina con un Petit Taxi, per l'astronomica cifra di 12 dirham (un euro circa). E' una vecchia Fiat Uno con 547.000 chilometri: i cuscinetti posteriori ruggiscono in accelerazione e guaiscono penosamente in rilascio, ma la situazione migliora con l'aumentare della velocità, al contrario del mio stato d'animo. Chiediamo perplessi e divertiti quanto pensa di farci ancora: 200.000 chilometri, siamo sbalorditi, viva l'ottimismo!
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Vecchio 24-07-2012, 13:33   #19
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letto tutto, aspetto la fine, non male dai fin qui....ciao...
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Vecchio 25-07-2012, 07:44   #20
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...beh, complimenti, complimenti davvero. Un viaggio che, se non ho capito male, é partito come "ripiego" e che invece si è rivelato ben diverso.

Bello, leggendo sembra quasi di avervi accompagnato...
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...fare e tacere!!!
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Vecchio 25-07-2012, 09:23   #21
Prinz Eugen
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Sabato 26 maggio Fes
Visita alla medina, la più estesa ed interessante del Marocco, dicono.
Un reticolo di viuzze strettissime, spesso una sfilata continua di negozietti minuscoli. Vi si può accedere solo e rigorosamente a piedi ed anche i trasporti avvengono come secoli fa, con dei carretti a due ruote (corrono come matti, se non ti scansi in tempo son guai!) o con gli animali, muli e asini, con i quali si trasporta tutto: pelli di montone, bombole di gas, cassette di Coca Cola. Fanno impressione le pescherie e le pollerie, tutto in un paio di metri quadrati, giusto lo spazio per il venditore ed un paio di cassette di pesce o di gabbie per i polli. In quello spazio si fa tutto, si pulisce il pesce ( i gatti fanno festa con i resti che vengono tranquillamente gettati a terra), si spennano i polli, si vende, si paga, si incassa. C'è un gran "giro", anche gli abitanti della Nouvelle Ville si riversano nella medina per le compere giornaliere. Questo è, da secoli, il cuore pulsante della vita commerciale cittadina: qui si trova la verdura più fresca, la carne migliore, solo qui, dicono, si può trovare di tutto, e c'è da credergli.
Ma ci trovi anche palazzi che sono stati splendide abitazioni, con cortili interni freschi ed ombreggiati, muri coperti da splendide piastrelle colorate, ballatoi in legno intarsiato scurito dal tempo: sono diventati bellissimi negozi di tappeti, una scelta praticamente infinita, nei quali trovi sicuramente il tappeto giusto per te. Così dicono, quando ti invitano ad entrare, e tu sorridi perchè non ci credi, salvo cambiare idea alla vista della bellezza di tutto quel ben di dio che ti viene srotolato davanti agli occhi. Poi non è detto che compri - dipende da tante cose, dal prezzo, dal posto nei bagagli...ma non puoi non pensare che quel particolare tappeto, proprio quello, sarebbe stato così bene in casa tua.
Quando esci dalla medina, quattro ore più tardi, un tantino stravolto, tanto più se accompagnato da acquisti che non avevi in programma di fare e che invece hai fatto, noti finalmente la luce del sole e ti sembra di uscire da un altro mondo.
Per me è stato così, con il mio pacco contenente un tappeto rosso in seta vegetale (in realtà è una fibra ricavata dall'agave) che ora sta davanti al divano e che calpesto a piedi nudi con grande soddisfazione. Aldo era pieno di pacchi, tutto rosso e sudato e con la faccia soddisfatta.
Il ritorno in petit taxi è sempre uno spasso: un'orchestra di suoni inesistenti sulle nostre auto, filando come matti nel caos del trafico cittadino, con calma flemmatica, senza mai arrabbiarsi con nessuno per nessun motivo. Sensazioni sconosciute e tanto da imparare: tutto per dodici dirham, un euro.
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Vecchio 25-07-2012, 09:58   #22
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Domenica 27 maggio Fes-Tetouan
Si parte col fresco, con la sorpresa di una spruzzatina di pioggia verso Meknes. Ma la vera sorpresa, pochi chilometri oltre, è Volubilis. Morbide colline, coltivazioni ordinate, una terra che appare ricca e colma di promesse: sapevano dove costruirle, le proprie città, questi romani! Le rovine, situate su una collinetta ed una vasta spianata, sono estese e ricche abbastanza da dare l'idea della pianta della città. Gli edifici, di alcuni dei quali rimangono estese porzioni di muri, archi, colonnati, danno l'idea di una città ricca. Qui, ai confini del mondo romano, si continuò a parlare latino e ad applicare leggi ed usi dell'Impero ben dopo che lo stesso Impero, a Roma ed in Europa, era scomparso: fu solo con la conquista araba, qualche secolo dopo, che lingua e costumi cambiarono. Qui, oltre le Colonne d'Ercole, ho ritrovato gli stessi splendidi mosaici di Aquileia, dove sono nato. Volubilis, casa.
Il Rif ti affacsina con i suoi paesaggi movimentati, con le sue balze che dolcemente salgono fino alle rocce ripide delle montagne, prima con campi coltivati, poi con pascoli, poi con volteggi di aquile. La campagna è ricca, si lavora con grandi trattori, asini e muli sono scomparsi e non fanno più parte del panorama quotidiano. Hanno mietuto il grano e nei campi, come succede da noi, sono rimasti solo i grandi rotoli di paglia. Il giallo delle stoppie è interrotto da vasti appezzamenti di ulivi in filoni regolari. Il paesaggio non mi ispira le gesta di Mulay Ahmad al-Raysuni, il Raisuli, nobile e predone, signore di queste terre non moltissimi anni fa, eroe raccontato nel film "il vento e il leone": mi ipira l'idea dell'agricoltura diventata anche qui industria, non più sudore e mani callose ma trattori nella polvere in spazi infiniti.
Tetouan ci accoglie con larghi viali e palazzi bianchi con le imposte azzurre ed i balconi fioriti. Ci rendiamo conto di essere decisamente a nord, quasi in Europa: è la prima delle città marocchine nella quale troviamo un semaforo con il segnale per il passaggio dei pedoni. E' una soddisfazione aspettare l'omino verde ed attraversare in sicurezza sulle sctrisce pedonali, con le automobili che si fermano, come non accadeva ormai - ci pare - da una vita. Solo, non sa più di Marocco, lo stile, l'atmosfera, le abitudini sono decisamente europee: stiamo tornando a casa, quant'è lontana Marrakech!
Anche la medina, nella quale ci fiondiamo subito per un breve giro, ci conferma la sensazione: a parte qualche scorcio è una specie di centro commerciale in salsa marocchina, una montagna di merce cinese in ordinati box di pochi metri quadrati, comunque enormi rispetto agli spazi di Fes. Incontriamo un altro Mohammed che ci punta e non ci molla, inondando la compagnia di chiacchiere in molte lingue approssimative: una scheggia di Marrakech in quel di Tetouan, ma l'atmosfera non è adatta. Gli allunghiamo 20 dirham e gli chiediamo di lasciarci in pace: shut up, fa Aldo, e lo sguardo non ammette repliche. Cena in albergo, siamo in smobilitazione.
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Vecchio 25-07-2012, 10:02   #23
ennebigi
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Metto un appunto, lo voglio leggere con calma............. ma metterai le foto vero ???
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"CI SONO PERSONE CHE SANNO TUTTO E PURTROPPO È TUTTO QUELLO CHE SANNO.
O.W.
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Vecchio 25-07-2012, 10:24   #24
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Lunedì 28 maggio Tetouan-Tangeri
Ultimo giorno: si parte stasera tardi, abbiamo tutto il tempo che vogliamo per percorrere la costa verso nord, attraversare alla base la penisola di Ceuta (possedimento spagnolo) ed arrivare poco dopo a Tanger Mediterranee, il porto nuovo di Tangeri che, a dispetto del nome, si trova oltre Gibilterra, sull'Oceano Atlantico.
Belle e lunghe spiagge di sabbia, ancora quasi deserte perchè anche qui la stagione sta appena iniziando. Fervono i preparativi, si rimettono in ordine le terrazze dei ristoranti, si ripara qualche marciapiedi, si riassettano le aiuole: passiamo una mezzoretta, sorseggiando l'ennesima spremuta di arance, ad osservare l'uomo che ridipinge di bianco la cupola della moschea di fronte alla spiaggia di M'diq. Pranzo in un ristorante all'europea, con prezzi marocchini ancora abbordabili. Giriamo su e giù per Cabo Negro e sotto il sole ancora bollente del tardo pomeriggio dirigiamo per Tanger Med. Qualche minuto alla biglietteria, pochissimo tempo per la pratiche doganali, qui il Marocco è un paese moderno.
Qualche ora, invece, in fila sulla banchina, ad ammirare a lungo - che altro vuoi fare - la grande poppa della nave. Arriva la coppia di svizzeri conosciuta all'andata - lui e lei con due Gs - un tizio in bicicletta che se ne sta per le sue e Peter, neozelandese in giro per l'Europa da mesi ed in Marocco da quarantasei giorni. Saranno i nostri compagni di viaggio e di chiacchierate nel lungo ritorno fino a Genova. Ci imbarchiamo a sera tardi e salpiamo verso mezzanotte: saranno tre notti e due giorni in mare. Il nostro viaggio si chiude con una noia infinita.

Giovedì 31 maggio Genova-Gorizia
Genova: sbarchiamo in pochi minuti e siamo in movimento in un quarto d'ora. Autostrada e via: corrono tutti come matti, tutti seri ed indaffarati, l'imperativo è andare, andare... mi sorprendo a rimpiangere il casino allegro e rilassato di Marrakech.
Il ritorno è tutto in autostrada: abbiamo ancora un ritmo marocchino, ci sorpassano tutti. Ultimo caffè alla stazione di servizio di Gonars, poco prima dello svincolo di Palmanova, dove le nostre strade si dividono: un abbraccio, un saluto...ma abitiamo vicino.
Ci affianchiamo prima dello svincolo, solo per pochi metri, perchè la fila di automobili, dietro, preme...un ultimo saluto con la mano...sono solo.
Fernweh 2012 è finito.

Pigio i tasti del computer ed ascolto distrattamente la televisione accesa alle mie spalle, mentre davanti agli occhi mi scorrono le scene del mio racconto: Rai sport uno, Sfide, la Grande Inter. Smetto per un po', guardo quelle immagini di altri tempi. Non me ne sono mai appassionato più di tanto ed ero coinvolto di più dalle gesta di Gimondi, ma non è certo un caso se ancora oggi, a distanza di tanto tempo, ricordo ancora perfettamente la formazione: Sarti, Burghich, Facchetti; Tagnin (Bedin), Guarneri, Picchi; Jair, Mazzola, Peirò (Milani), Suarez, Corso.
Ho voluto dirli tutti, quei nomi: è il mio onaggio a quella squadra.
Ricordo quella Inter, ed il ragazzo che sono stato.
Prinz Eugen non è in linea   Rispondi quotando
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