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Quelli che amano guardare il Panorama In questo forum si parla di MOTOTURISMO è dedicato a chi ama viaggiare e macinare km su km per visitare il mondo


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Vecchio 16-01-2020, 10:24   #51
augusto
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Vecchio 16-01-2020, 10:47   #52
me'ndo
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Vecchio 16-01-2020, 11:02   #53
GS3NO
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4.6.2 Mtskheta. Lasciata Uplistsikhe ci sono due modi per arrivare a Mtskheta, il primo sulla veloce autostrada e il secondo proseguendo per la strada M29 che attraversa un leggero altipiano. La strada inizia con attraversare alcuni villaggi remoti per poi prendere quota e offrire panorami che sono molto suggestivi. Ci sono coltivazioni di piante a cui non abbiamo saputo dare un nome, ma assomigliano straordinariamente alla Dactylorhiza maculata (Google Lens). Questi campi spiccavano con il color viola sull’erba verde vivo. La strada scende e costeggiando il Mtkvari arriva a Mtskheta.


Certo la Cattedrale di Svetitskhoveli lascia veramente stupiti. Circondata da mura e un bel giardino svetta nel centro dando un senso di sacralità al sito. La leggenda vuole che sia il luogo in cui sarebbe stata sepolta la tunica di Gesù Cristo. Secondo la tradizione fu Santa Nino a scegliere il luogo di confluenza dei fiumi Mt'k'vari e Aragvi come sede della prima chiesa georgiana. Le fonti agiografiche del paese sostengono che nel I secolo un ebreo georgiano di Mtskheta, chiamato Elia, assistette alla crocifissione di Gesù a Gerusalemme. Egli avrebbe acquistato la tunica di Cristo da un soldato romano sul Golgota e l'avrebbe poi portata in Georgia. Tornato nella sua città natale, Elia fu accolto da sua sorella Sidonia. Costei morì dall'emozione subito dopo aver stretto forte al petto la tunica. La presa della donna era talmente forte che la tunica venne seppellita insieme a lei. Il luogo di sepoltura di Sidonia è custodito nella cattedrale. Sul punto in cui fu seppellita la sorella di Elia crebbe poi un enorme albero di cedro. Nel IV secolo, dopo la conversione di Mirian III, l'albero fu abbattuto per costruire la chiesa. Una volta eretti sei pilastri, il settimo (da posizionare sul punto in cui era cresciuto il cedro) si alzò miracolosamente in aria e ritornò per terra solo dopo che Santa Nino passò un'intera notte in preghiera.















Molti fedeli georgiani sono estremamente devoti a santa Nino e il sito è frequentato da veri devoti. La nostra presenza però non desta fastidio e siamo liberi di guardare e curiosare per la chiesa principale. La sua leggenda e la sua architettura hanno un forte potere persuasivo e l’atmosfera che si respira dentro è veramente solenne e sacra.

Durante la visita alla Cattedrale di Svetitskhoveli abbiamo deciso un piccolo cambio di programma, e per fortuna... siamo saliti al Monastero di Jvari da cui scopriremo una vista mozzafiato! Le due guide riportavano una strada impervia e curvosa... ora, o l'hanno rifatta oppure abbiamo parametri di tortuosità diversi



Monastero di Jvari. Dopo la visita ci siamo diretti al Monastero di Jvari che domina la confluenza dei fiumi Mt'k'vari e Aragvi e la città di Mtskheta. Secondo la guida la strada era tortuosa, in realtà ha poche curve e un tornante solo, quindi tutta questa tortuosità nessuno di noi l’ha notata. Sebbene l'edificio eclesiastico è meno suggestivo, sorge su una posizione davvero unica, e il panorama che offre è unico nel suo genere.









Così dopo visita e foto di rito siamo ripartiti per andarcene all’hotel di Tbilisi.
Siamo arrivati a Tbilisi facendoci strada tra un traffico che non ha un minimo di disciplina. Dovete sapere che sono accusato di essere un pirata vandalo della strada perchè seguo pedissequamente la traccia GPS senza curarmi della segnaletica, ignorando sensi unici, divieti di transito, aiuole e gradinate delle chiese… a volte può essere successo…. Comunque, abbastanza semplicemente, e questa volta senza percorrere sensi unici al contrario, siamo arrivati alla nostra destinazione: l’hotel Opinion. La struttura è nel centro storico di Tbilisi ai margini della zona pedonale e a traffico limitato, in una zone più belle di una città che affascina solo entrandoci.


Come parcheggiano i 17: educati e civili


Parcheggio ignorante del 21

Anna e Marianna vanno a fare il check-in alla reception e vogliono essere pagati in anticipo. Noi in qualche modo tentenniamo, facciamo melina e riusciamo ad avere le chiavi senza pagare prima. Dopo aver preso possesso delle camere, una doccia ci troviamo seduti ai tavolini nel vicolo dell’hotel, chiuso al traffico ed adibito a plateatico del bar, e quasi tutti si lamentano del caldo delle stanze. Così andiamo in reception e manifestiamo il nostro disappunto. Ci viene detto che l’hotel si è già mosso per l’installazione dei condizionatori nelle stanze e noi rimaniamo perplessi: fanno dei lavori con le stanze occupate?

















Come dire... Un po’ rassegnati (per un usare altri verbi) andiamo a passeggio per la zona nord del centro città con l’obiettivo di andare a cena al “Old city wall”. Zigzagando più o meno a caso iniziamo a capire quanto sta Tbilisi è bella. Vedi che dico vero! A pochi passi dall’hotel c’è la famosa torre dell'orologio, la casa blu, la piccola sinagoga e al patriarcato di Georgia. Che dire, Tbilisi ci sta conquistando. Il ristorante è ricavato dentro ad una fortificazione delle vecchie mura di cinta della città ed è chiaramente un posto molto alla moda in città. Veniamo accolti e condotti ad un bel tavolo rialzato rispetto alla principale, di cui godiamo una vista privilegiata.




Ordiniamo ognuno un paio di piatti tipi diversi e ci facciamo portare un vino georgiano prodotto con il loro metodo classico.
Visto che negli ultimi 20 anni tutti sono diventati esperti di vino, recensiscono e capiscono di ogni dettaglio tecnico... (figa lasciatemi fare polemica sulla società odierna) Un po' di dettagli sul Vino Georgiano. Nel 2013 il metodo tradizionale di vinificazione in qvevri è stato iscritto nella lista Unesco del Patrimonio Immateriale dell'Umanità proprio per la sua tipicità e per il suo strettissimo legame con la cultura rurale georgiana. Il qvevri è fatto per durare: non è raro trovare esemplari di oltre due secoli ancora in uso. I primi qvevri risalgono a circa 8000 anni fa, in epoca pre-romana e differiscono dalle anfore (utilizzate per il trasporto) per non essere dotati di manici e per essere destinati all'interramento. Costruiti in terracotta, non sono smaltati ma vengono ricoperti all'interno da un sottile strato di cera d'api al fine di limitare l'evaporazione e lo scambio con l'ambiente esterno. Dopo essere stati avvolti esternamente con uno strato di calce, sono interrati in ambienti coperti anche se non è escluso il posizionamento all'aperto. Questa pratica garantisce il mantenimento della temperatura sia in fase di fermentazione che in fase di maturazione e affinamento.Esistono differenti metodi di vinificazione utilizzati a seconda delle zone di produzione, tutti molto simili tra loro se non nella diversa quantità di vinacce utilizzate. Il metodo "kakheto", utilizzato nella Georgia orientale, prevede l'utilizzo nel mosto delle vinacce (chacha in georgiano) complete di bucce, vinaccioli e raspi. Al contrario, il metodo "imereti", della zona occidentale, prevede l'utilizzo solo di una piccola parte (circa il 10%) di bucce e di vinaccioli senza i raspi. Un altro metodo, il "Kartli", utilizzato nell'omonima zona, prevede l'impiego di bucce, vinaccioli e raspi per circa il 30%. Il processo di vinificazione, identico per tutti i metodi, prevede che, dopo una soffice pigiatura, il mosto sia messo nei qvevri. La fermentazione alcolica inizia spontaneamente con l'azione dei lieviti indigeni; durante questa fase, di una decina di giorni circa, il qvevri rimane aperto per consentire all'anidride carbonica di uscire dal recipiente e permettere di spingere sul fondo il cappello di vinacce a favore dell'estrazione dei polifenoli e delle altre componenti presenti nelle vinacce. La temperatura di fermentazione viene controllata naturalmente; è il fresco della terra nella quale le anfore sono interrate che la mantiene relativamente bassa. A fermentazione conclusa, le vinacce si depositano sul fondo restando, solo in piccola parte grazie alla particolare forma del qvevri, a contatto con il vino. I qvevri sono riempiti fino all'orlo con altro vino della medesima tipologia; un semplice coperchio viene appoggiato sopra l'apertura fino al completamente della successiva fermentazione malolattica. Completato il processo fermentativo, il qvevri viene chiuso ermeticamente sigillando il coperchio con argilla o cera e coprendolo con uno strato di sabbia. La maturazione prosegue a temperatura stabile (intorno ai 13°C) per altri 3 o 4 mesi. Verso marzo o aprile, il vino viene prelevato lasciando sul fondo le fecce e messo in un altro qvevri pulito a decantare per un paio di mesi, passati i quali si procede a un nuovo ultimo travaso in un'altra anfora nella quale la maturazione prosegue ancora per 2 o 3 anni, anche se ci sono casi in cui si protrae fino a 20 anni. Le pareti del qvevri, nonostante la chiusura ermetica, permettono una lenta ossidazione del vino a fronte di una limitata evaporazione che comunque costringe al controllo quindicinale del livello e all'eventuale rabbocco.
Non c’è da ribattere su nulla, un vino simile al nostro Chianti a cui bisogna togliersi il cappello!
Finita la cena continuiamo con la passeggiata allungando fino al Ponte della Pace progettato da Michele De Lucchi.


















Dopo le foto di rito, ormai stanchi rientriamo in hotel.
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Vecchio 16-01-2020, 11:04   #54
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Vecchio 16-01-2020, 15:25   #55
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DAY 5 - 06 giugno 2019
Km percorsi: 3374
Km tappa: 0
Oggi dopo una settimana di viaggio è il giorno di riposo da moto, ma faremo molto moto... a piedi!!!!

Tbilisi è una città che mi è piaciuta moltissimo. Contrasti dell'antico con monumenti ed edifici futuristici ben mescolati. Città cosmopolita, giovane piena di vita e turismo. Il giorno che abbiamo dedicato alla visita ha lasciato il segno.

Dopo una colazione da veri vacanzieri in stile resort Mar Rosso abbiamo uscito le chiappe dall'hotel.


Hotel con curiosi che ammirano Queen...

Direzione ponte della pace, per andare a al teatro dell'opera e prendere l'ovetto che porta alla fortezza.










Team di viaggio

Salire con quel robo lì merita, la vista che si ha è proprio bella:








La fortezza è carina, ma vale di più il panorama che si gode da lassù. Discesi ci siamo fermati nella parte dove l'architettura musulmana è ancora fortemente visibile




Questa invece è più tipica di Tbilisi






Per visitare il palazzo presidenziale e la famosa cattedrale della santissima trinità bisogna attraversa il Mtkvari, ma la cattedrale merita






Dopo la visita diretti in hotel per pausa e riposo. La sera ci siamo fatti un aperitivo al mitico Linville, in cui qualche anno fa Vinicio Capossela tenne un concerto molto ristretto.


Direzione cena. Avevo selezionato un ristorante di robe strane... nella speranza di uscire appanzato alla fine abbiamo avuto una seconda cena...












Robine strane.. ma avevano finito il pane!!!!!!!!!!!!!!!!!! Quelli del 17 e un equipaggio di quelli del 21 e mezzo dell'altro del 21 erano un tantino nervosi dopo cena... usciti con la fame




Vabbè siamo finiti a magiare altro per poi andare a cena...
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Vecchio 16-01-2020, 23:41   #56
augusto
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Non posso inserire commenti a quanto così ben esposto.
Molto curiosa quest'ultima cena. In una parte un po' fuori mano e molto diroccata della città, dovendo passare attraverso cancelli malchiusi, il locale è innegabilmente ricavato in un garage e viene gestito da una ragazza originaria della Scozia, quì giunta seguendo il cuore. L'unico piatto che è possibile assaggiare al "crayfish" sono questi gamberoni d'acqua dolce, magari anche buoni, ma che non tutti hanno gradito.
Ecco perchè quella sera avemmo due cene. E fiumi di birra.

https://www.tripadvisor.it/Restauran...s-Tbilisi.html

Le recensioni mi danno torto. Ascoltate loro.
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Vecchio 17-01-2020, 10:49   #57
Danielz77
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05/06/2019
Oggi non dobbiamo fare molti km solo un centinaio. Perciò colazione prorogata alle ore 9 un po' di relax. La proprietaria allestisce la sala da pranzo situata al pian terreno sotto le nostre camere con una tavola degna di un re. Crauti, polpettazze, roba unta e sorpresa sorpresa…..LA PASTA!!!! Chiaramente rimane quasi tutto tra chi mangia poco, chi è vegano ecc.ecc. Io ho il coraggio di assaggiare le polpette unitamente al buon Paolo, con il caffè solubile; ancora me le sogno la notte in modalità incubo. Fatta questa strana colazione si parte alla volta del sito di Uplistsikhe, una città scavata nella roccia verso il 1000 A.C. arriviamo, parcheggiamo e iniziamo la lenta salita per la vetta. Fa caldo ma è ventilato ed il mio sovrappeso non mi impedisce di arrivare sul punto più alto. Il posto è bellissimo. Anna da buona guida turistica ci legge qualcosa che approfondiremo privatamente in altre sedi. “Non sono molto preparata” frase che Anna userà simpaticamente molto spesso.
Torniamo alle moto, io sono un po' sudato e mi dirigo verso il chiosco della bibitara dove ho lasciato la mia roba ed i caschi. Si, sono un po' paraculo e riesco a chiedere ed ottenere anche delle cortesie parlando una lingua diversa dal georgiano. I georgiani finora sono stati tutti squisitamente gentili. Rifocillati prendiamo armi e bagagli e continuiamo alla volta della splendita Mtskheta che fu capitale dell’antico regno georgiano tra il III secolo A.C. e il V sec. D.C. patrimonio dell’unesco. La strada che ci accompagna in questa tappa attraversa antichi vigneti e si sente l’odore del mosto. Attraversiamo la strada di Zahesi ed è stupenda. Una striscia di asfalto dove ai lati insistono due splendide colline in fiore. Ci fermiamo per fare alcune splendide foto. La cittadina è stupenda, pulita e …. antica!! Fa caldo e ci rinfreschiamo con acqua e gelsi comprati per strada. Non ho mai mangiato dei gelsi così buoni. Iniziano a piacermi davvero i sapori caucasici. Visitata la cattedrale facciamo una deviazione per visitare la cattedrale di Svetitskhoveli. Si trova a pochi km in linea d’area dall’antica capitale. Dalle mappe gps non esiste una strada asfaltata ma di fatto troviamo una strada praticamente nuova da percorrere. La vista dalla cattedrale ci offre uno spettacolo unico. Ne è valsa la pena. Siamo stanchi e dobbiamo ancora arrivare alla nostra meta odierna. Si va a Tbilisi, la capitale che ha sostituito la vecchia Mtskheta in quanto ritenuta più difendibile grazie alla sua posizione geografica più strategica. Probabilmente sarà stato vero. Alle 19:30 circa entriamo a Tbilisi, che sarà la nostra casa per ben 3 notti. Arriviamo all’Hotel Opinion e parcheggiamo di fronte l’albergo. L’albergo è praticamente in centro a piedi si raggiunge qualsiasi luogo di interesse. Dopo alcuni piccoli inconvenienti con le camere la sera usciamo per le vie del centro e andiamo a cena in un ristorante il “old City Wall” chiaramente dal nome un ristorante all’interno delle vecchie mura. Beviamo Gwino (vino) e ognuno di noi assaggia dei piatti tipici in base le proprie esigenze. Io e Paolo scofaniamo di brutto e Emanuela mentre mi rimprovera assaggia tutto. Cena ottima accompagnata da un coro di artisti locali con canzoni che ricordavano i cori trentini di montagna...mah….
Prima del viaggio sono entrato in contatto tramite facebook con altri viaggiatori che avrebbero fatto più o meno il nostro tour. Arrivano notizie scoraggianti. Paolo Secomandi e Stefano Cipollone mi informano che le strade armene fanno schifo e che la strada M1 che dovremo prendere tra qualche giorno per ritornare dall’Armenia alla Georgia è praticamente distrutta ed inesistente. Studiamo a tavolino un piano B con Zeno e gli altri ma una cosa è certa. La M1 dobbiamo farla!!!! Non c’è una soluzione diversa. Inizia qui una preparazione psicologica importante sulle tempistiche di percorrenza e sulla fattibilità della strada; già perché il problema è principalmente il mio visto che ho una moto sportiva.
Tbilisi by night è uno spettacolo!!! Ma siamo stanchi e rimandiamo la vita notturna a domani. Fa caldo e in hotel non funziona l’aria condizionata. Io faccio uso del mio criticato ventilatore portatile ….. riesco a dormire grazie a lui tutta la notte.

06/06/2019
Dopo quasi 3.500 Km oggi è giornata relax ….. relax un cazzo!!! Giriamo tutta la città a piedi per un totale di 12 km (fonte android wear watch). Visitiamo i luoghi più belli della città. Musica ovunque e locali sempre pieni di vita e musica. Nel pomeriggio andiamo a visitare un locale su indicazioni di un amica di Marianna, il “Le Ville”. Il locale è situato nella parte più vecchia di Tbilisi ovvero la parte che non è stata ristrutturata a seguito del terremoto del 1994 anno della guerra con la Russia e del terremoto (se non è sfiga questa…) Gli edifici in questa zona sono diroccati e “storti”...accartocciati e pericolanti. Il Le Ville è situato in un appartamento al primo piano risalente agli anni 50. Le camere e i muri sono storti e il mobilio ti riporta indietro nel tempo di 50 anni. Stupendo. In questo locale si è anche esibito Vinicio Capossela gratuitamente … si dice che fosse di passaggio e si sia messo al pianoforte mah magari è vero. La sera ceniamo beviamo in un locale di cui non ricordo il nome. Domani sveglia presto andremo quasi al confine russo. Prima di andare a nanna rimaniamo ad ascoltare il violinista che suona davanti il cortie dell’albergo; prendiamo una birra e parte una splendida canzone di Ennio Morricone, la canzone a tema del film nuovo cinema paradiso. L’artista è bravissimo; una grande emozione mi riporta indietro nel tempo e mi fa ricordare da dove vengo, chi sono e dove sono in quel momento. Viaggiare probabilmente serve anche per portare un pezzo di noi in luoghi lontani.
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Vecchio 17-01-2020, 10:57   #58
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Il mio contro-report è meno professional e meno preciso sicuramente diciamo approssimativo, degno di un "17

a proposito di ciò per men'do..... Si può fare con il "17 ma con delle criticità che verranno raccontate soprattutto nelle pagine successive del Report. Una cosa posso anticiparla.....se vuoi andarci non puoi limitare la tua voglia in base al cerchio, prendi e vai. D'altra parte non stiamo parlando di andare in Pamir, bensì di paesi in via di sviluppo e in una maniera o nell'altra "fai tutto". Fisicamente certo ti stanchi molto di più rispetto ad avere la moto adatta. Non mi sono mai pentito di essere partito con la k1200s ma in gruppo certamente speravo di non essere di intoppo per i miei compagni. Quindi piuttosto che pensare al diametro della gomma bisogna preoccuparsi di partire con persone comprensive e costruttive. Il gruppo serve anche a questo. Per questo non parto più con Zeno ahahaahahah (non è vero si riparte tra qualche mese n'do cazzzzzo vanno Zeno e nonnoAugy senza di me ormai )
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Vecchio 17-01-2020, 11:30   #59
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n'do cazzzzzo vanno Zeno e nonnoAugy senza di me ormai )
Ormai Daniel è uno di noi... solo che pure st'ano ce stanno i sassi!!!

in un gruppo servono i personaggi diversi perchè mitigano gli spigoli dei singoli: ad esempio noi eravamo sortiti così:
- un pianificatore capillare che va in ansia se qualcosa non s'incastra nel cubo costruito a priori; inoltre d'incazzo facile.
- uno che pacificamente accomoda e media tra le parti.
- uno che aiuta tutti nel bisogno.
- uno che sdrammatizza nelle situazioni tese, trova il positivo ed riesce a tirar fuori il meglio da tutti .
Insomma, in 3 settimane ne succedono di cose e di queste ogni tanto ci si trova in situazioni tese o che mettono a disagio. Ma è proprio il team di viaggio (a me piace chiamarla carovana) che supera le avversità grazie all'intervento di uno o più singoli. Per questo credo fervidamente che nel team non si deve essere tutti uguali, quello non è un team efficiente. Per esserlo ognuno deve essere bravo a far qualcosa in cui gli altri deficitano. Questo vale per tutti i team, e il nostro lo è stato: un super team efficiente.

inoltre una cosa deve essere detta: in questo tipo di viaggi l'armonia la fanno al 80% le donne. noi uomini riusciamo a trovare più facilmente la quadra. Invece se le "femmine" non vanno d'accordo il giochino si sminchia. Mi piacerebbe dire che questa è stata un'altra fortuna, ma in realtà è più questione di carattere, intelligenza, abilità relazionale, abitudine... eravamo in 7 e tutti siamo andati d'accordo.

Grazie team!
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Vecchio 17-01-2020, 12:44   #60
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predefinito 4.7 La strada del vino

4.7 La strada del vino

DAY 06 - 07 giugno 2019
KM percorsi: 3374
KM tappa: 320

La sveglia è impietosa ma anche oggi abbiamo da visitare tre località di rilievo storico e socio-culturale. Come già detto, generalmente in Georgia le colazioni sono servite dopo le 09:00 e quando chiediamo di anticiparle notiamo sempre reazioni di preoccupazione. In ogni modo siamo autosufficienti anche in Hotel e in qualche modo riusciamo a prepararci il caffè e troviamo un po’ di frutta fresca e yogurt per mangiare durante il solito briefing di tappa. Quando arriva la preposta alla colazione non fu proprio felice che c’eravamo arrangiati da soli. Sebbene capisco non posso partire alle 10:00 del mattino perchè qualcuno si secca.

Dopo il primo pasto del giorno, spostiamo le moto da dove erano parcheggiate e metterle ben ordinate con la ruota anteriore in direzione nord verso il viale Nikoloz Baratashvili. Attraversato il ponte omonimo, si costeggia il lato nord-orientale del parco Rike e togliendo ogni indugio si parte in direzione est con riding mode: "Passo Marathon".

La nostra prima destinazione è il monastero di Alaverdi. Appena usciti da Tbilisi imbocchiamo la M38 e attraversiamo le montagne tra i due parchi nazionali di Tbilisi e Mariamjvari. Curiosa l'insegna che indica un qualcosa di non ben identificato con un nome a me caro: "VERONA"...






Quelli del 17


Uno del 21 disperso


Il Grande Caucaso



Il monastero di Alaverdi appare dietro alle sue mura di cinta sulla sinistra, il complesso religioso è estremamente interessante sia per la storia millenaria sia per la sua architettura.





dentro le sue mura di fortificazioni ci sono oltre all'edificio per le funzioni religiose anche altri edifici che fungono da dormitori, refettori, panettiere e ogni altra attività indispensabile per la comunità di monaci. Inoltre anche qui la produzione di vino con il loro metodo classico fu ampiamente praticata. Ancora oggi il monastero produce vino.












Tornati alle moto...




Si parte per raggiungere la seconda tappa odierna: Gremi.


L'arrivo a Gremì ha il suo perchè, si vede la fortezza lentamente ingrandirsi a sinistra piano piano che ci si avvicina.

La fortezza di Gremì svetta e domina la valle del fiume Alazani.


Pargheggiamo ed entriamo nella "roccaforte"













La fortezza è proprio una costruzione puramente difensiva, sebbene ci abitasse un nobile con la sua famiglie e la propria guarnigione è proprio spartana. Ma nel medioevo qui non doveva scherzare molto...




Ma la tappa odierna non è ancora finita e dobbiamo percorrere ancora circa il 50% della strada e visitare una cittadina particolare per la regione caucasica: Sighnaghi. Durante la salita troviamo un georgiano che si è ingegnato con il turismo, offrendo passaggi sul proprio sidecar:



-> https://www.youtube.com/watch?v=7ue5cuIazWg <-
bellissimo il rombo della K1200S

Sighnaghi è costruita in cima alla collina che tanto ricorda le cittadine italiane delle regioni centrali.









Dopo pranzo, alla ripartenza, Augusto ferma tutti: “Ho la gomma posteriore a terra”. Nella piazza principale cerchiamo un chiodo, una vite o qualsiasi altra cosa che possa aver bucato lo pneumatico. Ma nulla.


Dopo alcuni tentativi individuiamo la causa: un piccolo foro in una posizione difficilmente riparabile. Tamponiamo al meglio e andiamo dal gommista. Appena arrivati vediamo nell’ordine: una ruspa, un camion e un’auto. Qualche dubbio ci assale: avranno mai aggiustato una moto? Così cerchiamo di interagire alla meglio, quando capiamo che la situazione va gestita diversamente. Così offrendo 4 birre e un sigaro toscano l’atmosfera si fa più scherzosa. Daniel inizia a collaborare attivamente con il gommista mentre di mio mi intrattengo con il proprietario e grazie alla funzione “conversazione” di Google translator le comunicazioni si fanno più agevoli. Alla fine abbiamo avuto un invito a cena a casa loro, ma purtroppo con rammarico estremo abbiamo dovuto rinunciare. In qualche modo il proprietario gommista ha voluto essere riconoscente e c’ha offerto la riparazione.


occhio a marianna preoccupata






L'arte dell'integrazione









Grazie Augusto, senza di te come avremo potuto conoscerli???
.

Come dicevo: ognuno il proprio ruolo: il veronese seduto a fumare e intrattenere, il catanese a laorar!!!

Lasciato il gommista siamo frettolosamente tornati in Hotel a Tbilisi visto che la sera si stava facendo strada e guidare la moto al buio in quelle zone non è forse la miglior cosa da fare.





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Ultima modifica di GS3NO; 17-01-2020 a 16:05
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Vecchio 17-01-2020, 13:03   #61
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Vorrei aggiungere che ancora oggi la gomma riparata è montata sul KTM ne abbiamo parlato proprio ieri al bike expò di Verona .... quella gomma si è sparata Caucaso (nella parte centrale) e Sardegna nella parte della spalla ahahahaahha

Tbilisi è MERAVIGLIOSA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! una delle grandi sorprese della Georgia. Emanuela si è letteralmente innamorata di Tbilisi e ci siamo ripromessi di tornarci in una maniera o nell'altra. Città giovane, frizzante, piena di musica e vita. Ripercorrere con la mente i momenti passati è davvero piacevole.

Ultima modifica di Danielz77; 17-01-2020 a 13:05
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Vecchio 17-01-2020, 13:06   #62
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07/06/2019
Oggi sveglia alle 07 e colazione. Siamo stanchi e sia io che Emanuela non sentiamo la sveglia; siamo in ritardo!! Zeno ci frusterà probabilmente. Fortunatamente ormai abbiamo una certa “velocità” e recuperiamo nei tempi. Oggi sarà una giornata speciale. Direzione Russia per la volta di Alaverdi. Un complesso monastico antichissimo; qui i monaci facevano il prezioso vino e la cattedrale che ci si presenta è enorme!! In cima un affresco del Cristo risalente all’anno 1000 D.C. Il circondario è stupendo. Dal patio del sito è possibile vedere la catena montuosa che separa il territorio Georgiano da quello Russo. Per i georgiani i russi sono ancora nemici e quella è terra di confine.
Da qui avremmo potuto prendere la famosa strada militare georgiana ma in sede di programmazione del tour Zeno ha preferita tagliarla. Scelta azzeccata. Dopo la splendida Alaverdi ci dirigiamo a Gremi. Dopo un paio di ore e pioggia arriviamo a Gremi parcheggiamo e attacchiamo gli adesivi del Caucasian Marathon sui cartelli saliamo sulla fortezza risalente al XVI sec. D.C. visitiamo le stanze, le cappelle e ci godiamo gli splendidi affreschi. Guardando l figure mi sono spesso chiesto come mai i volti dei santi fossero spesso cancellati. Ebbene durante le incursioni da parte dei musulmani gli stessi depredavano i luoghi di culto e cancellavano il viso dei Santi, oltremodo, spesso davanti l’entrata dei monasteri vi si trovava un grande scalino e una porta risicata per non permettere agli invasori di entrare in chiesa con il proprio cavallo e dissacrare il luogo.
Terminata la visita a Gremi ci dirigiamo verso Sighnaghi detta la città dell’amore. La strada che porta al paesello è collinare, curve ed ottimo asfalto ci permettono di pennellare voracemente le curve. Il paese è piastrellato da grandi ciottoli, Emanuela da buona campana direbbe da “Pesconi”; sono le 15 circa e ci fermiamo a mangiare un boccone in un ristorante. Il paesaggio è piacevole, l’aria buona. Intorno le 16.30 riprendiamo le moto ma qui capita un inconveniete. Augusto ha la gomma a terra. Ci armiamo per sistemare il foro che più che altro sembra una crepa. I vermicelli ed il compressore non sono sufficienti, la gomma perde, si sta facendo sera e siamo nel nulla. Anna sale in sella con Paolo e ci dirigiamo verso un gommista segnalato da Zumo …..in Zumo we Trust e troviamo un gommista. Probabilmente non aveva mai sistemato una gomma di moto. Qui socializziamo con le persone presenti, faccio presente al gommista che la riparazione non può farla con i vermicellim bensì deve smontare la ruota e vulcanizzarla dall’interno. Ci viene in aiuto Google translator di Zeno e la mia gestualità siculo/campana/trentina. Capisco che per farci dei nuovi amici bisogna portarla in birra….chiedo a Paolo di andare al market di fronte e prendere quanta più birra possibile. Zeno offre un sigaro toscano e siamo ormai tutti amici. Si ride e si scherza senza nemmeno capire una parola. Alla fine la gomma è riparata da questo uomo sporco dal lavoro di fatica e dal sudore della giornata. Qui la gente è poverissima. A questo punto chiedo quanto avremmo dovuto dare per il lavoro e il gommista fa cenno “nulla” mettendosi un pugno sul cuore e ci invita a rimanere a cena per una grigliata. Questo è il georgiano, questa è la gente vera che si incontra. Dobbiamo rifiutare perché c’è ancora molta strada per tornare a Tbilisi e domani sarà una lunga giornata, si va in Armenia. Probabilmente tutti saremmo voluti rimanere in compagnia di quella gente; questa semplice esperienza ha fatto riflettere tutti ne sono sicuro. Che splendida giornata. Torniamo in albergo, cena veloce e poi a nanna. Siamo molto stanchi i km si fanno sentire sulla schiena e prendo qualche OKI.
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Vecchio 17-01-2020, 13:38   #63
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Giusto! Un grosso grazie alle nostre femmine per aver collaborato positivamente in tutte le fasi di questo viaggio. E fra qualche mese si replica!
Solo un sigaro??? Il fusto di birra erano 5 litri, cmq.





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Vecchio 17-01-2020, 13:38   #64
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alcune ricostruzioni della tappa odierna



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Vecchio 17-01-2020, 15:54   #65
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4.8 Tbilisi - Sevan - Jermuk

DAY 7 - 8 giugno 2019
KM Percorsi: 3694
KM Tappa: 408

Lo sapevamo già da mesi. Quella di oggi sarà una delle tappe più dure di tutta la Marathon... e come lo sarà...

Lasciata di Tbilisi la frontiera georgiano Armena di Bagratashen la si raggiunge velocemente.



-> https://www.youtube.com/watch?v=7SObInE-Uj0 <-
Purtroppo mi sono scordato di stoppare la telecamera e la fine è lunga



Sebbene non ci sia stato traffico e neppure coda, alla frontiera abbiamo speso due ore per le pratiche doganali, e la cosa incredibile è stato che il grosso del tempo è stato perso per il carnet de passage. Sì il carnet de passage. Fortunosamente, a differenza delle auto, le moto non hanno da pagare il valore del mezzo.










Appena superata la frontiera ci si rende subito conto che la manutenzione stradale è molto diversa da quella georgiana. Mediamente le strade in Georgia non sono pessime, mentre quelle armene si sono dimostrate sin dai primi metri più difficoltose, alzi ostiche.


Dopo una decina di chilometri, la M6 da mal asfaltata diventa completamente divelta a causa di lavori di ammodernamento: era praticamente una pista sterrata di circa 50 km.


Il mio pensiero era per Marianna che sicuramente stava soffrendo le buche e per quelli del 17 che sicuramente erano in difficoltà.

Tra traffico e polvere arriviamo al bivio per il Monastero di Alaverdi. Sì è omonimo di quello georgiano sebbene il nome ufficiale sia Monastero di Sanahin ma essendo in località Alaverdi è conosciuto solo con quel nome.













Per allentare un attimo le tensioni di quelli del 17 ci siamo presi un caffè chiacchierando delle bellezze stradali armene. Dopo aver ripreso il sorriso ci siamo concessi la visita; più che un monastero è un complesso monastico di diversi edifici di cui il nocciolo è del X secolo. Uno dei pezzi più preziosi è il “Khachkar” la croce di pietra che esiste solo nell’arte ecclesiastica armena.

Siamo ripartiti discendendo la stessa strada malconcia ma asfaltata che abbiamo percorso all’andata fino all’incrocio con la pista M6. Quasi 40 km di pista ci separavano all'incrocio della M8 che ci avrebbe condotto fino a Sevan.














Arrivati al lago Sevan, ci siamo diretti verso il promontorio in cui c’è il famoso monastero, ma l’abbiamo trovato chiuso. Un po’ abbacchiati ci siamo diretti verso un posto di ristoro. Qui la carovana si è spezzata: dopo alcune considerazioni sulla situazione del manto stradale, Emanuela e Daniel si sono giustamente diretti ad Yerevan, mentre il resto della compagnia aggiunto Jermuk. La strada che costeggia il lago è tutta un rattoppo, un buco e gli avvallamenti rendono la guida molto più simile ad uno sterrato che ad una strada di alto traffico come mostrato dalle carte stradali. Il lago sevan è circa 3 volte il lago di Garda ed è ad una quota di circa 1500 ed ha tutte le caratteristiche di un lago alpino, soprattutto il colore: azzurro chiaro e torbido.









La strada era un disastro, sebbene asfaltata era come stare una pista sterrata dalle vibrazioni, buche e quant'altro.

Superato il lago, la strada s’inerpica sulle montagne e appena ci alza un po’ di quota si apre un altipiano a più di 2000 m con paesaggi tipici caucasici mozzafiato con le cime ancora innevate a poca distanza. Quando l’altopiano finisce di fronte a noi si apre una vallata asiatica. Si vede la strada che inizia a scendere e seguire il fianco della nodoso della montagna. La vista dal primo tornante è semplicemente indimenticabile ed offre uno degli scorci più suggestivi che la carovana ha visto vino a quel momento.
















Continuiamo a serpeggiare assieme alla strada che scende veloce e sinuosa finì a fondo valle che si interseca con quella che arriva “dritta” da Yerevan. Dall'intersezione in direzione sud, verso l’Iran, la strada si incunea in un Canyon rosso che lascia un solco anche nelle nostre memorie. Poco dopo abbiamo imboccato la deviazione che sale verso Jermuk. La strada non è delle migliori ma gli scorci che si aprono profumano di vastità.


Arrivati a Jermuk ci siamo diretti velocemente verso l’Hotel. L’idea era quella di farci un paio di bagni termali per riscaldarci e rilassarci ma alle 18:30 erano già chiusi e la cena servita a tavola. Così doccia e dritti a mangiare.

Jermuk offre poco, è un paese di chiara fondazione sovietica a circa 2100 m slm costruito sulle delle sorgenti termali. Durante l’Unione Sovietica, Jermuk è stato espanso con strutture ricettive di pregio, volte soprattutto ad ospitare i potenti e facoltosi moscoviti. Ad oggi molti di questi hotel sono stati rinnovati, nonostante sia palese la loro architettura sovietica, per accogliere il sempre crescente numero di turisti che fa domanda di un soggiorno spa a prezzi accessibili.
Dopo cena siamo usciti per fare due passi, ma la temperatura invernale ci ha costretti ad un rientro rapido e il grosso piumone del letto ha conciliato il meritato riposo.
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Vecchio 17-01-2020, 18:06   #66
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08/06/2019 "LA DISFATTA DEL 17"
La tappa di oggi prevede circa 410 Km e l’entrata in Armenia. Prendiamo la E001 e via direzione sud per Haghpat, l’Alaverdi Armena. Ci mettiamo quasi due ore per passare il confine georgiano/armeno. Qui bisogna fare un carnet per le moto senza pagamento di fidejussioni, fare le dovute assicurazione e cambiare un po' di moneta. L’aria cambia. L’armenia sembra più orientata al residuale russo. I georgiani chiaramente odiano e si distaccano dal vecchio regime, mentre l’Armenia a primo impatto sembra ancora russa. Lo noto dalle divise dei militari e dall’atteggiamento. Le forze di polizia georgiane sono molto più “americanizzate”, a partire dalle splendide divise e distintivi alle auto. L’Armenia già entrando si vede che è molto più indietro. Superato il confine inizia per me un calvario. La strada inizia ad essere priva di asfalto e i trammi migliori sono pieni di buche che appaiono all’improvviso. Ho chiaramente delle difficoltà con la mia splendida K. Arriviamo ad Haghpat con chiara difficoltà da parte mia, sono stanco. Visitiamo Haghpat, il colore del monastero è più scuro e le raffigurazioni sono chiaramente più spartane, più antiche. Il sito è bellissimo. Le finestre del monastero creano all’interno dello stesso dei giochi di luce inaspettati. Usciti dal sito ci rinfreschiamo un po' e iniziamo il percorso che ci porterà a Tatev. La strada non migliora, anzi, peggiora. Sono davvero stanco e anche Emanuela inizia a capirlo. Facciamo una pausa sullo splendido lago di Sevan. Inizia anche a piovere e ancora mancano 200 Km.
A questo punto noto che il mio limite, il mio livello di attenzione è arrivato al minimo; decido di non proseguire e di dirigermi verso Yerevan dove ci saremmo incoNtrati con il gruppo dopo 24 ore. Mi è costato molto lasciare i miei compagni di viaggio ma ho dovuto farlo. Non vedrò Tatev e Khor Virap e chissà se mai le vedrò. Le strade armene ci hanno sorpreso e ancora dobbiamo fare i conti con qualcosa di ancora peggiore come già immaginato il 05/06 durante la cena a Tbilisi…. la M1!!
Prendo l’autostrada che dal lago mi porta a Yerevan, non ho il navigatore quindi accendo lo smartphone per arrivare in albergo, avevo scaricato Osmand e le mappe off line prima di partire, meno male!!!
Arrivo alle 19 circa in albergo, lo stesso albergo che avevamo prenotato per la nostra permanenza a Yerevan; fortunatamente c’è posto quindi anticipo di un giorno il mio soggiorno. I mie compagni di viaggio ancora non si son fatti sentire. Verso le 20 arriva il messaggio nel gruppo che mi avvisa che tutto è andato bene e che ho fatto bene a non proseguire. Pazienza mi rode il culo ma sono certo di aver fatto la cosa giusta. L’albergo “Elysium Gallery” fa un po' cagare ma è in centro ed il parcheggio è perfetto. La sera io e Emanuela usciamo per fare Yerevan by night. La città è bellissima e artificiale. Sostanzialmente la parte bella è Tashir street piena di negozi occidentali e veramente curata. Andiamo a cena. Ho voglia di carne e andremo a mangiare un hamburger in una catena famosa dove gli hamburger sono ottimi ma anche cari…. Mio padre direbbe che ho pagato una polpetta 10 euro… in effetti non ha tutti i torti. Dopo cena passeggiamo per il centro; la città è piacevole, musica e giovani in giro. La polizia sempre presente e mai invadente. Ci piace! Torniamo in albergo e dormiamo fino alle 09:30.

Ultima modifica di Danielz77; 17-01-2020 a 18:08
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Vecchio 17-01-2020, 18:19   #67
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Come dissi sul momento, per quanto rode il culo la sicurezza va sempre davanti a tutto. Daniel ha fatto la scelta migliore per se e per Emanuela. È vero che di sterrato non ne avremmo più trovato fino al rientro in Georgia ma le strade sono in uno stato infame e con un K sarebbe stato poco sicuro aver fatto altri 600km circa.

A Daniel va tutto il mio rispetto per aver saputo rinunciare per la propria incolumità a discapito della voglia di voler proseguire.

Grande Daniel!!!!
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Vecchio 17-01-2020, 18:32   #68
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Come dissi sul momento, per quanto rode il culo la sicurezza va sempre davanti a tutto. Daniel ha fatto la scelta migliore per se e per Emanuela. È vero che di sterrato non ne avremmo più trovato fino al rientro in Georgia ma le strade sono in uno stato infame e con un K sarebbe stato poco sicuro aver fatto altri 600km circa.

A Daniel va tutto il mio rispetto per aver saputo rinunciare per la propria incolumità a discapito della voglia di voler proseguire.

Grande Daniel!!!!
Grazie Zeno. Mi riservo di andare a Tatev quando ANDREMO in Iran come tappa tecnica con un bel 21 :-)
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Vecchio 17-01-2020, 23:01   #69
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Vi garantisco che quando Daniel diventa così esplicito è perchè gli rode il culo davvero!
Questa è la prima tappa WOW! dove avere un endurone paga. Ogni volta che ci fermavamo la Manu mi diceva quanto Daniel si lamentasse nell'interfono.
Benvenuti in Armenia, fa l'omino della frontiera, piccolo paese dalle grandi montagne.
E dalle strade inesistenti, bisognerebbe aggiungere.
Dispiace per i paesaggi che vi siete persi, ragazzi! Wow! Ma la strada, da prima di Jermuk a Tatev e ritorno, era veramente inaffrontabile. Scelta saggia.
Per mesi ci siamo interrogati sull'opportunità di fare un viaggio del genere con una moto coi semimanubri: Georgia si, Turchia si, Armenia no. Quello era il momento giusto per mollare.
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Vecchio 20-01-2020, 10:01   #70
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predefinito 4.9 Jermuk - Tatev - Khor Virap - Yerevan

4.9 Jermuk - Tatev - Khor Virap - Yerevan

Day 8 - 9 giugno 2019
Km percorsi: 4102
Km Tappa: 378

La tappa odierna era una delle più dure: circa 400 km e due visite importanti, ognuna delle quali avrebbe richiesto almeno un’ora e mezza se non più. Questo è uno di quei giorni in cui la colazione deve imprimere gioia alla giornata e quindi ci si alimenta al meglio delle possibilità e si ingerisce la carica caffeinica degna della seconda tappa “Marathon” consecutiva del viaggio.

Si caricano le povere moto che hanno domito "alla ghiaccio" nel vero senso della parola, il termometro indica 8 gradi.






Rapidamente discendiamo da Jermuk fino al bivio che abbiamo imboccato in direzione contraria la sera prima. Svolta a destra verso l’Iran e riding mode: “PASSO MARATHON”.


I primi 10 km sono dentro ad un canyon scavato dal fiume Darb è rendono la guida molto piacevole sebbene le condizioni della strada rimangono orribili. Capimmo che per tutta l’Armenia le strade sebbene asfaltate sono devastate ed erose. Quando il canyon finisce, la strada sale verso il passo Voratan e il traffico di camion, autobus e furgoni trasformati a piccoli bus è importante. Questa è una delle due strade che dalla Russia scende in Iran.




Il passo Voratan è a quota 2400 m e poco dopo c’è la deviazione che porta in Nagorno, ma non c’è nessun cartello stradale che ne indichi la direzione. Questo per significare quanto la Repubblica del Nagorno sia considerata alla stregua di territori occupati.











Pausa benza e dal GPS è chiaro che Tatev è ancora lontano... che strada però, sebbene il manto stradale sia infame è stupenda, la strada che per una miriade di anni collega la Russia europea all'Iran. Paesaggi unici che segnano.




Qui sembra una delle "Trazzere" di Alcamo però

Si deve poi svalicare ancora un secondo passo a quota più o meno simile a quello precedente e durante la discesa, quasi in prossimità di Goris, c'è la svolta per la H45.


Mi sono segnato questo waypoint: 39°26'24.1"N 46°19'20.2"E. E' il mio punto più orientale mai raggiunto via terra. E' come essere a Nassiria in Iraq o Riyadh In Arabia Saudita. Non ci cado più al pensiero che feci altre volte. Non ci cado più al pensiero che feci altre volte. Non ci cado più al pensiero che feci altre volte. No... anche sta volta ci sono caduto: sta volta sono veramente andato lontano dal vialetto di casa.


Si sale ancora poco di quota per poi discendere verso il ponte del diavolo; appena svalico appare in lontananza, ma favore di sole, il mitico monastero di Tatev in tutto il suo magnetico fascino. E’ lì, statuario, sul ciglio del dirupo che domina la valle sottostante; la vista è un qualcosa di una bellezza unica.


Arriviamo a Tatev quando è ancora tutto chiuso.


Cerchiamo un baretto per bere un caffè e la proprietaria non si capacita di come potevamo essere già lì partendo da Jermuk.





Ma questo è il PASSO MARATHON… In ogni modo visitiamo Tatev e poi mi continuo sulla H45 per arrivare al punto panoramico da cui tutti scattano le foto più belle del monastero.

















L’idea originale era quella di continuare sulla H45 fino a Syunik per poi ritornare verso nord tramite la M2. Il cuore rimpiange di non averlo fatto, ma la testa diceva che non era cosa, sia come chilometraggio totale sia per le strade che avremmo dovuto fare: 50km di sterrato carichi in 2.

Tatev. Il monastero fu fondato nel IX secolo nel luogo in cui la tradizione vuole che nel I secolo fu sepolto uno dei discepoli che accompagnarono S. Taddeo in Armenia. La posizione strategica lo ha reso inattaccabile dai nemici - e nella zona ce n’erano tanti… - e anche per questo lo rese sede vescovile. Pare - e purtroppo non posso essere più specifico - che già nel IV secolo esistesse un santuario che cominciò ad attirare i pellegrini. Nel 844 il vescovo Davit esortò i principi di Syunik a donare i terreni per costruire il Monastero come lo conosciamo oggi. Le prime costruzioni iniziarono nel 895 e ne succedettero altre fino al 1087. Di qui molte vicissitudini con aggiunte di edifici, invasioni e riduzioni di proventi dai villaggi, persecuzioni ma che mai nessun invasore fu in grado di attaccare il monastero ma solo di contenere la sua influenza culturale.

FINE PRIMA PARTE
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Ultima modifica di GS3NO; 20-01-2020 a 11:38
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Vecchio 20-01-2020, 14:03   #71
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PARTE SECONDA.

Lasciata Tatev ma non il passo marathon, abbiamo dovuto ripercorrere la stessa strada dell’andata fino ad Areni. Di solito odio andare e tornare per la stessa strada, questo è stato uno dei motivi per cui non ho messo nell'itinerario la strada militare georgiana. Ma in questo caso specifico mi sono dovuto ricredere... sarò ripetitivo ma è stata una strada del cuore.






Qui qualche video non montato della strada. Mi spiace ancora per l'audio reale
-> https://youtu.be/lgQBIZTB8T8 <-

-> https://youtu.be/Wf_T_J0-TTQ <-

-> https://youtu.be/TBBN46JSTd4 <-

-> https://youtu.be/CyjGWQ3RbQs <-
Appena fuori Areni abbiamo fatto pausa pranzo in un supermercato Di meglio non c’era. Una delle giovani commesse dell’esercizio commerciale era affascinata delle moto e si è precipitata a farsi le foto sul mezzo dell’unico single del gruppo...


Lasciato il piazzale del supermercato e le conquiste di cuore armene, la strada corre veloce verso occidente attraveso un ambiente meraviglioso e semidesertico fino al monastero di Khor Virap.


Khor Virap è nostra la seconda visita importante della giornata. Come tutti i monasteri armeni, anche quello di Khor Virap è in una posizione panoramicamente stupefacente. È uno dei monasteri più fotografati e mostrati in tutta l’Armenia. Sorge alle pendici del monte Ararat che svetta sullo sfondo regalando viste senza uguali. Da solo potrebbe meritare il viaggio, ma se unito a Tatev trasforma la giornata in una di quelle che rimarranno nella memoria per sempre.













Khor Virap. In armeno vuol dire Fossa Profonda e sorge sul luogo dove San Gregorio Illuminatore fu imprigionato per tredici anni, dopo i quali Gregorio, battezzando il re Tiridate III, fece dell'Armenia la prima nazione cristiana al mondo.Nel tardo III secolo, quando il cristianesimo si stava diffondendo in Armenia, il re Tiridate III perseguitava in modo accanito i cristiani e condannò San Gregorio a morire in un pozzo nel luogo in cui poi sarebbe stato edificato il monastero. L'agiografia vuole che San Gregorio visse miracolosamente per 13 anni e venne liberato per cura il re Tiridate III dalla pazzia. Davanti a ciò il re si convertì. Correva l'anno 301 d.C. e fece dell'Armenia il primo stato cristiano del mondo.

Storia, leggenda, agiografia o mito o un mix di tutto rende questo monastero un posto ancora più magico di quando già di per sè lo è per la posizione. Inoltre molte coppie poco prima di sposarsi o subito dopo vengono in pellegrinaggio qui, e ne ho trovata una che per forza doveva farmi delle foto... e come non dare soddisfazione ad una coppia agli albori della loro vita assieme?




Lasciamo il monastero diretti a Yerevan per riuscire ad andare in Hotel, doccia e cena. Arrivare in hotel non è stato poi tanto facile per via dei lavori in corso e navigare a vista in città con palazzoni non è proprio cosa facile soprattutto con 400km sulla groppa.

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Vecchio 20-01-2020, 17:02   #72
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Trovarsi catapultati a Yerevan dopo essere stati per tutta la giornata su altopiani meravigliosi, a cercare di riconoscere, fra i tanti, il pastore errante dell'Asia di Leopardi, non è cosa da poco.
La città si riscatterà lasciandosi scoprire poco a poco, ma le strade percorse nella seconda tappa marathon sono davvero state strade del cuore. E un pezzo del nostro cuore è ancora là.
Che spettacolo portare mia moglie e la sua moto fin là! Spettacolo!!!
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Vecchio 21-01-2020, 14:37   #73
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4.10 Yerevan e i dintorni di Yerevan

DAY 9 - 10 giugno 2019
Yerevan

Km percorsi: 4480
Km tappa: 0
Sveglia ad orario vacanziero e colazione alle 09:00 e dopo aver ben riempito le panze e saturato il picco caffeinico si parte. Giornata plumbea… grigia… senza moto…


In ogni modo cerchiamo la Cascade e imbocchiamo la Northern Avenue: la via dei negozi e dei palazzoni. Durante l’epoca sovietica, i palazzi di tufo e quelli ottocenteschi hanno lasciato il posto a questi che possiamo vedere oggigiorno. La Cascade fu iniziata in epoca sovietica poi abbandonata e ripresa dal magnate americano di origine armena Cafesjian. Sto tizio sta finanziando molti lavori in Armenia come l’autostrada che da Yerevan arriva al lago Sevan. Ovviamente ci sono le scale mobili che salgono, ma noi siamo della filosofia: ci sarà pure una via che non fa nessuno e ci porta su… la trovammo e “non voglio che mi si dica grazie per questo”. Però dall’alto della Cascade la vista è di quelle che non lascia indifferenti. Scendiamo dalle scale mobili e vediamo la raccolta di opere d’arte moderne che ne caratterizzano i vari “scalini”.








Questo mi ricorda tanto il simbolo zoroastriano. ma non ho trovato nessun collegamento...






CAFFE! CAFFE!!! Qui si dimentica del mio bisogno di tenere alto il livello di caffeina nel sangue! Ho dei compagni di viaggio troppo sciagurati, pensano solo a visitare.

Tra le varie visite quella a cui tenevo di più era chiusa: la grande biblioteca di Matenadaran in cui sono custoditi 17.000 manoscritti, di uno che fa troppo ridere: “Chi non si prenderà cura di questo santo libro, avrà l’eredità di Giuda e Caino”. Era un tantino permalosetto l’autore… non volevo! giuro!!! ma il cervello mi gioca spesso brutti scherzi e mi è toccato farmi sta domanda: “ma poi quale Giuda? Giuda Iscariota o Giuda Taddeo?” Lo so, lo so… domanda retorica ma se l’autore fosse stato un sovversivo religioso occultato alle genti? Un celato instauratore di un ordine nuovo e segreto che addita al povero Giuda Taddeo la colpa del mondo? Che ne sappiamo… In un certo senso la domanda mi ha fatto ridere però, l’idea che si riferrise a Giuda Taddeo Lebbeo - per gli amici l’Ebreo pure! -... sarebbe materiale per inventarsi una storia per quei libri che andavano di moda alcuni anni fa…






uno con sta "ghegna" de figa el ga da averghene vista gran poca

Anna ci teneva a vedere la casa museo di Martitos Saryan; e meno male che qualche acculturato nel gruppo c’è. Mentre andavamo verso il museo mi sono fatto un’altra domanda: “Ma che minchia c’hanno con Verona sti caucasici???”


in ogni modo arrivamo a caso di Martitos e visitiamo le opere esposte. Non lo conoscevo ma alcuni quadri per me hanno colto in pieno le atmosfere aremene, un’interpretazione di un armeno dell’Armenia è importante averla. A dimenticavo, sto gran maleducato di Martitos non c’ha neppure offerto il caffè a casa sua.







Dopo le visite a Piazza Lenin - pardon della repubblica come la chiamano adesso - ci siamo diretti alla Moschea Blu. Certo che neppure gli islamici hanno molto spirito di iniziativa per i nomi. Uno sforzicciolo in più se lo potrebbero permettere.









Dopo pure la visita alla deludente cattedrale di San Gregorio abbiamo rincasato, la sera avevamo una cena al “Lavash”. Cena bellissima resa ancora più bella con i commensali... che team che siamo!

Il Lavash è il pane tipico, guai assaggiarlo poi ne resti folgorato. E’ molto simile al pane arabo e viene usato nella cucina tradizionale per raccogliere il cibo e portarlo alla bocca. Con la mano destra si strappa un lembo e si raccoglie il boccone. Questo avvicina questo avamposto di cultura cristiana all’oriente, a me diverte molto mangiare con le mani, l’importante è trovare il sapone prima però.

Onestamente, dopo Tbilisi, da Yerevan mi aspettavo di più. Ci sono molti musei, vero, ma non ha la stessa vita frizzante della capitale georgiana. Mentre a Tbilisi per un weekend in aereo ci tornerei, a Yerevan non lo so. Non è scatto l'amore... ma è anche vero che venivamo dalla parte d'Armenia più bella di cui non è possibile restarne indifferenti.

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Vecchio 21-01-2020, 15:15   #74
Danielz77
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09/06/2019
Smaltita la delusione del giorno prima e dopo aver fatto colazione ci immergiamo in quel di Yerevan senza moto per concederle un meritato riposo. La città anche di mattina è viva, giriamo centri commerciali tralasciando le mete culturali e turistiche al momento in cui ci raggiungeranno gli altri. Ci viziamo tra dolci, sfizi e caffè. La sera intorno alle 18 arrivano in albergo anche gli altri. Mi racconteranno di Tatev e della strada faticosa, siamo quasi al confine con l’Iran e a cena con Zeno ed Augusto immaginiamo un utopico prossimo tour in piena terra persiana. Giriamo la città di nuovo tutti insieme.
Faccio una considerazione. Forse sarebbe stato più corretto spezzare la tappa di entrata in Armenia e levare un giorno a Yerevan.
Yerevan non è Tbilisi (dove tornerei anche subito) e si gira in fretta.

10/06/2019
Oggi dedichiamo la giornata tutta a Yerevan. Facciamo le vie principali, il teatro dell’opera dove fanno la famosa danza delle spade e visitiamo anche il museo dedicato a un grande armeno, un tipo raffigurato ovunque pure sulla moneta locale, Martyros Saryan. Arriviamo a piedi nel museo ad egli dedicato. Deve essere stato un grande uomo. Gli armeni tengono molto alle loro figure, la loro storia passata e la loro identità. Poi visitiamo la famosa fontana/scalinata. Facciamo tutta la strada a piedi in salita e poi scendiamo ….. dalle scale mobili!!! (a saperlo prima). La giornata passa così tra le vie della capitale armena e qualche piatto locale. La città è davvero viva ma fuori dal centro la povertà è tangibile.
Sensazioni..... non credo che ritornerei a Yerevan se non per una tappa tecnica. Non mi ha lasciato particolari emozioni come è stato per Tbilisi ad esempio. Diciamo che in un giorno la giri a piedi o con i mezzi e puoi godere delle sue principali attrazioni.... ma nulla di WOW

Ultima modifica di Danielz77; 21-01-2020 a 15:18
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Vecchio 21-01-2020, 16:08   #75
GS3NO
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4.10 Yerevan e i dintorni di Yerevan

Day 10 - 11 giugno 2019
I dintorni di Yerevan

Km percorsi: 4480
Km tappa: 108
La mattina sveglia ancora per arrivare a far colazione alle 09:00 del mattino per poi partire. Caffeine Check..... PASSED. si parte in direzione Ovest per Etchmiadzin. In poco tempo si arriva abbastanza facile. Parcheggio alla zingara e via alla visita.
Etchmiadzin è il centro nevralgico della religione cristiana armena e la sede del Catholicos armeno. La traduzione del nome è "il luogo dove discese l'Unico Figlio",


Secondo la tradizione armena, San Gregorio ebbe una visione di Cristo che scendeva dal cielo e colpiva il suolo con un martello d'oro per mostrare il luogo dove sarebbe dovuta essere costruita la Cattedrale. La cattedrale ha dei lavori di restauro e quindi non è visitabile ma ci sono altre cosuzze interessandi da sbirciare e curiosare.




Nel sito sono presenti alcune chiese e altri edifici sacri; tra quelle, la più importante è la cattedrale madre, e tra, questi, quello principale è la residenza pontificia. Ebbene sì, il Catholicos ha pure il titolo di Pontefice Apostolico Armeno. Nella Residenza sono contenute alcune requie estremamente importanti per i fedeli: due pezzi della vera croce, uno dell’Arca di Noè e la punta della spada di Longino (ma di questa ce ne sono 4 e solo una può - nel caso in cui si creda - essere quella vera).






Punta della lancia di Longino


Al centro un pezzo della Vera Croce


Pure qui

Ok, ma ora un caffè?


Sullo sfondo, come in molte altre zone finora visitate, il monte Ararat è sempre imponente e visibile; per il popolo armeno il monte Ararat gioca da sempre un ruolo di primo piano e, di riflesso, il frammento dell’arca ha assunto un valore popolare molto elevato. Purtroppo non trovo la foto della reliquia dell'arca di Noe. Certo un bel posto che va visto soprattutto se consideriamo il genocidio perpetuato dai turchi nei confronti degli armeni ma non lo si deve paragonare al Vaticano.


Il più bel team
Usciamo dal vaticano armeno e saliamo in sella per visitare un altro luogo molto caro agli armeni la cattedrale di Zvartnots.


Lasciata Etchmiadzin si deve ritornare sui nostri passi fino a quando il cartello stradale ben indica il sito. Ingresso con la moto ma senza sgasare o fare cinghialate però. Augusto fa da apripista e lui è civilizzato

Cattedrale di Zvartnots sebbene sia crollata, le sue rovine hanno un fascino indiscutibile. Sorge a nord del monte Ararat e, anche in questo caso, lo si scorge in ogni punto.









Per me fu la prima volta che vidi un colonnato circolare in un contesto cristiano, e ciò mi convinse pensare che fosse una costruzione zoroastriana trasformata poi in chiesa. Beata ignoranza... invece è sempre stata cristiana e fu costruita attorno al 640 per custodire le spoglie di San Gregorio l’Illuminatore in seguito spostate a Yerevan.

Il cielo è sempre più grigio e qualche goccia inizia a tormentarci anche oggi. E quindi è giunto il momento per visitare un sito "pagano"
.

Le altre due attrazioni turistiche sono nella parte orientale di Yerevan: Garni e Monastero di Geghard. Adesso il tratto di strada che dalla cattedrale di Zvartnots arriva a Garni è principalmente urbano, quindi non mi sono preso la briga di controllarlo metro per me, e accidenti a me perchè siamo finiti così




Sentivo le bestemmie in armeno di quelli del 17 ma io mi chiedo... come si fa avere un 17? neppure al posteriore va bene!
Garni. Il tempio di Garni è l’unico tempio ellenistico completamente intatto - sebbene rimesso in piedi con le pietre originali - del mondo classico.




Fa parte di una struttura più ampia chiamata la Fortezza di di Garni, il cui nucleo più antico risale al VIII secolo a.C. Il tempio fu costruito con pietra scura, il che lo rende ancora più speciale nel suo genere, ed eretto in una posizione elevata che domina la valle del fiume Azat. Queste sono tutte peculiarità che lo rendono sicuramente un sito archeologico da visitare.


Finita la visita al sito ci siamo diretti con un certo “petittu a pettu di cavaddu” verso l’unico posto in cui ci potesse sfamare, sfamare… qualcuno è entrato affamato ed è uscito uguale, per altri fu servita un falciato del campo antistante spacciata come insalata.


Povero augusto! vorrei porre l'accento sull'espressione a dir poco perplessa di Daniel.

La strada H3, che da Yerevan conduce a Garni, prosegue fino a quando la gola del fiume Azat si chiude e non si può proseguire oltre. Ovviamente siamo stati capaci di evitare la pioggia quasi per tutto il giorno e immancabilmente arrivò al punto da farci fermare sotto un caseggiato in cui qualcuno s'addormentò sulla sedia


Daniel di nuovo perplesso si stava chiedendo con chi cazzo è partito

Ma arriveremo comunque alla nostra ultima meta.
Monastero di Geghard. L’H3 dopo Garni è s’incunea nella valle del fiume Azat e la strada è caratterizzata dalle pareti rocciose che la chiudono.


Alla fine della vallata appare all’improvviso dietro all’ultima curva il monastero di Geghard. Come tutti gli altri monasteri visitati, anche quello di Geghard è per lo più un insieme di edifici racchiusi dalle mura di cinta; ma questo ha un carattere unico che lo differenzia nettamente dagli altri. Per prima cosa manca la corrente elettrica e con essa l’illuminazione a cui siamo abituati noi. Gli edifici e le loro stanze sono illuminate solo dalle candele e dal pozzo di luce aperto al centro delle cupole. Oltretutto la nostra visita è durante una giornata plumbea e a tratti piovosa e quindi l’assenza di illuminazione artificiale rende il lugo quasi surreale.
Il gioco dell'alternarsi in modo netto di luce e della sua assenza crea suggestioni e induce al rispetto per questo luogo. Unito al contrasto visivo luce/buio si è anche stimolati dal rumore dell’acqua che scorre su una parete all’interno del monastero; non si vede, ma si sente. Luce, buio, suono e odore di cera, forse chi ha costruito tutto ciò ci sapeva fare per mettere il fedele che entrava nella chiesa in uno stato d’animo particolarmente predisposto allo spirituale..



















Terminata la visita usciamo e al parcheggio le femmine hanno una discussione con una signora che vendeva pane e si sono stramaledette a vicenda... lezione imparata: mai lasciare le femmine di due tribù distinte avere contatti senza la presenza di esemplari maschili. Cose da pazzi! Saliamo sulle moto e direzione hotel, dove anche oggi rientriamo belli stanchi e domani sveglia ore 06:00 e partenza non oltre le 06:30... domani sarà dura e lo sappiamo già da una settimana quando Daniel era in contatto con dei motociclisti che hanno percorso la M1 un mese prima di noi.
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