L'ultima trovata per superare i controlli antidoping. Niente soluzioni da laboratorio, niente sostanze pulenti per il sangue, un metodo molto più spartano ma efficacissimo: un pene finto, con tanto di pompetta e capsula contenente urina pulita. Lo hanno scoperto alcuni funzionari dell'Agenzia mondiale antidoping, la Wada, grazie a una lettera anonima che segnalava la faccenda.
Il kit (nella foto) è in vendita su internet, costa circa 130 euro, ed è composto dal pene falso, da una siringa, un tubo e da una sorta di capsula. Il pene è di facile utilizzo, è disponibile in cinque tonalità di pelle (dal bianco albino fino al nero) ma in una sola misura e funziona perfino con i giudici più scrupolosi, quelli che, sia perché non osano, sia perché non lo considerano necessario, non toccano il pene dello sportivo che si sta sottomettendo al controllo antidoping. Va fissato al pube con un cerotto, che a sua volta si fissa alle mutande, mentre il pene vero si nasconde come si può. Dall'organo falso esce un tubicino collegato a una piccola vescica artificiale con l'urina pulita da sostanze dopanti che va introdotta nell'ano. L'urina, in polvere, va mischiata con acqua in una siringa prima di essere introdotta nella vescica artificiale. Durante il controllo antidoping, lo sportivo deve soltanto premere una sorta di pulsante per provocare l'espulsione di urina.
L'attrezzo sarebbe in circolazione da mesi, al punto che lo avrebbero già utilizzato atleti di primo piano, come gli ungheresi Robert Fazekas, oro nel lancio del disco ai Giochi di Atene, e Adrian Annus, primo nel martello, scoperto anche lui e costretto a restituire la medaglia. «Ci sono molte prove del fatto che entrambi abbiano usato questo metodo», ha detto David Howman, dirigente di primo piano della Wada. Il trucco è stato smascherato quando si sono paragonati i campioni di urina di tutti e due con altri campioni presi giorni prima ed è uscito fuori che erano urine diverse.