Sono stato diverse volte in Sicilia, sempre per lavoro, diciamo in ambienti ottimali. Sia io che mia moglie volevamo però farci un giro con un poco di calma (per noi: 8 giorni), da soli. In tante volte, mai visitata la Sicilia senza un interfaccia data da un collega o amico siciliano, e mai avuto tempo oltre qualche piccolo break nel lavoro in loco.
Non vi racconterò tutto, ma appena tornato ho alcune sensazioni che difficilmente mi abbandoneranno, e forse possono interessare qualcuno tra voi. Mi perdonino quelli che conoscono veramente la Sicilia, questo resoconto è forse solo per quelli che come me hanno avuto una esperienza limitata.
Volevamo vedere la costa sud-occidentale, e fare qualche giorno di mare.
Partenza da Civitavecchia, alle 20:00, con arrivo a Palermo alle 8:30. Cabina su GNV molto confortevole. Da Palermo dovevamo arrivare ad Agrigento, che sarebbe stata la nostra prima tappa. Un BMWista del club di Agrigento ci suggerisce l'
itinerario.
Usciti dal porto, piombiamo nei luoghi comuni. Traffico caotico, ma velocità media bassa, passatemela, come se tutti si aspettassero di tutto da altre macchine. Mi avvio ma perdo un'uscita segnalata dal navigatore. Ricalcola, finisco sulla SP 89. Sconfortante. Manutenzione strade pessima - ma ne riparliamo, sporco, abuso edilizio, una quantità di scheletri in cemento armato ormai invecchiati, quindi fatti e rimasti li.
Arriviamo a Piana degli Albanesi. Da li in poi lo spettacolo diventa molto bello. Terre con frumento raccolto da poco e forte contrasto con vigneti tenuti benissimo. Le strade: incontriamo un numero impressionante di uomini nella tenuta arancione, talvolta tutti fermi, talvolta con uno che lavora e altri fermi. Il risultato complessivo è una vegetazione che incombe spesso sulla carreggiata. Più avanti, tra Bisaquino e Palazzo Adriano, strada a tratti fortemente sconnessa. Prima però ci fermiamo a Ficuzza, che, come indicatomi dal socio BMW di Agrigento, effettivamente merita una visita. Ci fermiamo, quattro chiacchere nel bar, e, come poi accadrà per tutto il viaggio, gente cordialissima.
Arriviamo ad Agrigento e dritti in Hotel vicino Porto Empedocle. La sera prendiamo la moto ed andiamo ad Agrigento. Dei tanti posti che ho visitato in vita mia in diversi paesi, Agrigento è probabilmente il massimo eccesso di una edilizia irragionevole che mortifica il territorio irrecuperabilmente. Poi, dalla "Valle dei Templi", vedere quegli assurdi grattacieli è agghiacciante. Mi ricordo, che in una ristrutturazione di un palazzo del centro storico di Modena, l'architetto del comune ci tenne in sospeso per due settimane per la tonalità del colore con cui si doveva ridipingere la facciata... ad Agrigento nessuno sembra essersi chiesto che scempio si stava compiendo. Il giorno dopo lasciamo Agrigento, e, avendo cercato informazioni ed altro, volevamo vedere la "Scala ai Turchi". Partiamo alle 6:30 per evitare il caldo almeno all'inizio della giornata (sono state le giornate in cui si sono superati i 40°C nell'interno della Sicilia). Lo spettacolo è avvilente. Costruzioni senza criterio dappertutto, fino alla spiaggia. Non è solo questione del cemento e mattoni dappertutto. E l'apparenza da post-bombardamento, purtroppo a volte da bidonville. Non c'è mai neanche un marciapiede un aiuola, un segno d'interesse per le aree pubbliche.
Facciamo la costiera e ci fermiamo a Selinunte. Da li arriviamo a Marsala con una strada parallela alla costiera, ma interna. La meraviglia dei vigneti e degli uliveti è continua. In pratica si ripropone l'elemento comune di tutta la Sicilia che abbiamo visitato: dove non c'è un agglomerato urbano con la gestione del territorio che pare fatta a casaccio, il paesaggio è magnifico, mare, collina o montagna. Entriamo in Marsala, graziosa, e da li a Trapani la situazione migliora. A Trapani ci imbarchiamo per Favignana.
Per chi è stato a Favignana, ricorderò la meraviglia della Cala Rossa. Siamo in un albergo eccezionalmente bello, anche se caro, come è caro tutto nell'isola.
Una mattina arriviamo al famoso lido Burroni: molto bello. Paghiamo per un ombrellone e due lettini. Non immaginiamo che già alle 11:00 altri bagnanti metteranno i loro asciugamani, il loro ombrello portato da casa, la loro sedia così vicini da non poterci muovere. Dopo circa due ore con una signora che al telefonino lamenta tutte le disgrazie della sua vita ad un numero articolato di ascoltatori, rendendoci necessariamente partecipi perché a mezzo metro di distanza, ce ne andiamo. Ci fermiamo e proviamo fermarci in diversi posti, visto che abbiamo affittato una coppia di biciclette. Nell'isola si potrebbe fare molto per renderla più fruibile e anche più bella senza snaturarla ma anzi valorizzandola. Chi è in preda a isterie ambientaliste si preoccupi anche qui delle decine di scheletri di cemento armato fatte a lasciate li, o delle costruzioni sul lungomare neanche intonacate, invece che magari preoccuparsi di ripulire alcune zone dalle alghe, o anche mettere piattaforme di legno, rimovibili e da lasciare solo per la stagione estiva, su alcune scogliere.
Dal centro si vede in alto un forte, decidiamo di andarci, in bicicletta fin dove si può, poi a piedi. All'inizio sbagliamo strada - naturalmente nessuna indicazione, poi cominciamo a salire per una via fatta a lastroni e scalini. Sarà costata una pazzia, è molto bella, ma in diversi punti è ormai invasa dalla vegetazione, e la balaustra è stata tutta rubata. Esattamente, rimossa. Pochi legni rimasti testimoniano un tempo in cui c'era tutta. In alcuni punti ci sono frane. Eppure la vista dal vecchio forte è superlativa. Lasciamo l'isola: all'imbarco, accanto alla biglietteria Siremar, c'è una struttura che è certo fatta per sostenere un telone che possa riparare dal sole: la struttura, appunto, c'è, il telone no. L'imbarco è pittoresco: dato che sul molo tutti hanno posteggiato a loro piacimento, ci sono camion con rimorchio che faticano a sbarcare dal traghetto. Per questo partiamo con un'ora di ritardo
Partiamo ed andiamo ad Erice, magnifica e intoccata. Da li, ci fermiamo un giorno in una ex-masseria nei pressi di San Vito Lo Capo, magnifica per la ristrutturazione, e magnifica per la squisita cortesia di gestori, anche del ristorante. Il giorno dopo ci imbarchiamo a Palermo.
Abbiamo visto posti bellissimi, ma molto più spesso lo scempio dell'isola e l'assoluta mancanza di una visione di cosa siano o possano essere gli spazi pubblici.
La Sicilia e i siciliani meritavano - e probabilmente meritano ancora - amministratori capaci, invece
della numerosissima e strapagata classe dei dirigenti regionali che ha. Niente scuse, niente appellarsi a forze oscure che complottano e sfruttano dall'esterno: solo amministratori decenti e capaci. Quanto quella classe dirigente abbia fatto perdere alla Sicilia, e a quei siciliani che non li hanno sostenuti per sperare un giorno di diventare loro stessi i privilegiati, è una realtà tristissima.