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Vecchio 04-09-2016, 16:08   #1
Fancho
Mukkista doc
 
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ubicazione: Nella ridente Ossola
Smile Destinazione Irlanda - Diario di un viaggio stupendo (con foto)

Condivido con voi, amici di QdE, un piccolo diario di viaggio del bellissimo agosto appena trascorso sulle strade d’Europa. E’ un po' lungo, abbastanza personale e con tante foto ricordo.
Vediamo se riesco a inserire tutto. Spero possa fornire qualche spunto per chi fosse interessato.

Martedì, 2 agosto 2016 - Notte prima degli esami

Alle ore 19 la moto già riposa nel box, con il suo pieno di benzina, l’olio verificato, gli pneumatici gonfiati a 2.5-3.0 come d’uso e soprattutto già caricata di ogni bagaglio, ad eccezione dello zaino contenente cibarie, thermos e occorrente per il mate. A 600 metri da lei, nel mio modesto bilocale, come ad ogni vigilia di un viaggio in moto l’emozione rischia di prendere il sopravvento e così ricorro al supporto naturale ma efficace del Fisioreve (un mix di melatonina, melissa e camomilla che mi fu consigliato a suo tempo da un’amica ostetrica che lo utilizza per regolare il ritmo veglia/sonno così difficile per chi ha un lavoro su turni come il suo). Grazie a questo aiutino o al suo indubbio effetto placebo prendo sonno prima delle 22, chiudendo gli occhi su una Milano agostana eppure ancora in movimento.

Mercoledì, 3 agosto 2016 - Il solito tappone iniziale



Alle ore 4.15 suona la sveglia. E’ così semplice alzarsi presto quando le motivazioni sono “quelle giuste”, che mi stupisco come a volte risulti così pesante lasciare il materasso ad orari molto più umani.
In men che non si dica la mia compagna di viaggio ed il sottoscritto si ritrovano sulla soglia di casa. Un minuto di scooter ed eccoci al box e subito a cavallo della moto. Il display segna le ore 4.59 e 81.880 km all’attivo per la mitica RT. Si parte!
L’obiettivo della giornata non è definito, così come quello dell’intero viaggio. Abbiamo con noi una Lonely Planet dell’Irlanda appena acquistata e mappe di Francia, Inghilterra, Galles e appunto Irlanda. Ma è tutto un divenire, senza prenotazioni già effettuate, senza mete prefissate. La mia idea è quella di avvicinarmi alla Manica il più possibile, ma subito ci rendiamo conto che non ci è di aiuto la situazione del traffico della Confederazione Elvetica (nazione che non attraverso mai con grande piacere, ma che rappresenta purtroppo un passaggio comodo per tagliare in fretta la zona alpina). Cantieri di lavori in corso prima del Gottardo, un auto ribaltata in mezzo all’autostrada verso Lucerna, limiti di velocità mutevoli al limite della paranoia, temperatura infernale all’interno del tunnel del Gottardo (il preciso termometro della RT segna 39,5° nel suo punto più caldo) rendono il passaggio del piccolo paese di montanari una superba rottura di coglioni.
Intorno alle 7.30 ci fermiamo in una stazione di servizio a consumare un paio di crostatine Esselunga con un po’ di caffè caldo (autopreparato con caffè solubile dato che, pur essendo un generoso di natura, 36 euro di vignetta mi sembrano già sufficienti come travaso di denaro dalle mie tasche alle ben poco bisognose casse elvetiche). A tale proposito, il thermos di Decathlon si rivelerà eccellente mantenendo l’acqua caldissima anche a distanza di 20-24 ore dal suo carico, permettendoci di preparare il mate ovunque ci trovassimo in qualsiasi momento del viaggio.
Entrati in Francia lei inizia ad accusare dolore alla schiena, complici 3 ernie del disco di cui soffre e che rappresenteranno una discreta sofferenza per i primi 4 giorni di viaggio. Poi basta, grazie a Dio. Sono strane queste cose no?
In ogni caso intorno a Nancy decidiamo di cercare qualcosa a poca distanza. Apriamo l’app di AirBnB per utilizzarla la prima volta. Troviamo una stanza libera a Chalon-en-Champagne, circa 160 km più avanti. L’app di AirBnB è molto intuitiva e in una decina di minuti ci si abitua ad usarla, specie con la funzione “mappa” per rendersi subito conto dell’ubicazione delle diverse offerte. Trovo che, come tutte le cose semplici alle quali però nessuno aveva pensato prima, AirBnB sia geniale. Banalmente, una piattaforma che mette in contatto semplici privati cittadini: chi ha una stanza a disposizione con chi cerca quella stanza per quella determinata notte. La signora ci risponde dopo una decina di minuti confermando la prenotazione. Verso le 16, dopo 720 km senza pioggia, giungiamo quindi a casa della nostra prima host, la quale, mentre ci prepariamo del mate nel suo bel giardino a nostra disposizione, ci intrattiene a chiacchierare facendoci mille domande. Qual è il mio lavoro, quello della mia compagna di viaggio, per quale ragione tra me e lei parliamo spagnolo se viaggiamo su una moto targata Italia, dove viviamo, che viaggio abbiamo intenzione di compiere, cos’è quell’erba che stiamo usando… realmente un terzo grado del quale avrei presto compreso la ragione, come dirò tra poco.
Doccia, cena al Courtpaille della zona e a letto presto che i 720 km, con annesso stress elvetico, iniziano a farsi sentire.

Somewhere in Svizzera...




Il nostro primo BnB


Giovedì, 4 agosto 2016 - Welcome to the UK



Sveglia alle 7 e colazione. Per 35 euro totali la signora comprensibilmente non offriva anche il servizio di colazione, ma nella stanza c’era un bollitore a disposizione che, unito alle crostatine Esselunga, ha consentito di partire “già mangiati”
Intorno alle 11 giungiamo a Calais. La zona del porto dove ci si può imbarcare per l’Inghilterra è ovviamente molto ben segnalata fino dall’autostrada e così, seguendo le semplici indicazioni, ci troviamo ad attraversare la zona dove stazionano i migranti che da Africa e Medio Oriente sono giunti sino a Calais con la speranza di potersi imbarcare per il Regno Unito. Non so se è perché mi ha colto impreparato ma, nonostante la bella giornata di sole, l’impatto è stato forte. Quando girai il Kurdistan nell’estate 2014 fui testimone di situazioni ovviamente non meno drammatiche, ma l’impressione che mi ha suscitato nel cuore d’Europa, in un contesto così altamente militarizzato con tanto di filo spinato su tutti i lati, con quel mare di tende azzurre, non è stato piacevole e come sempre mi sentivo quasi colpevole nel passare a pochi metri da queste persone con la mia fiammante RT mentre bighellono per l’Europa in totale confort ed in dolce compagnia. Cerco di lasciare questi pensieri in un angolo della mia mente, non per menefreghismo ma semplicemente perché in questo momento sono in vacanza ed è inutile e anche un po’ masochistico farmi vanamente carico dei problemi del mondo e non godermi il momento. E’ apparentemente cinico, ma non può essere altrimenti se ci pensate bene no?
Giunti al porto entro alla biglietteria e acquisto un biglietto per il primo traghetto P&O in partenza da lì a un’ora, quindi ci accingiamo a passare i controlli di frontiera. UK e Irlanda non sono paesi Schengen pur essendo parte della UE, ergo dobbiamo sottoporci ai controlli anti-immigrazione, cosa abbastanza routinaria per il sottoscritto dotato di un documento comunitario, un po’ meno per chi mi accompagna dotata di passaporto extra-UE. In ogni caso la gentile signora britannica del controllo mi ha cortesemente consigliato, per un’altra occasione, di portare con me il passaporto nonostante non sia indispensabile poiché, non essendo la carta d’identità un documento elettronico, la procedura è più lunga mentre con il passaporto i dati non devono essere inseriti a mano ma avviene tutto in automatico. Ed in effetti, per assurdo che possa apparire, è stato più lungo il controllo e la registrazione del sottoscritto che non quello della mia compagna d’avventura, ancorché cittadina extra-UE, extra-Schengen, extra-tutto :-))
La vista sulle bianche scogliere di Dover mi conferma la bontà della scelta di optare per il traghetto anziché per il tunnel ferroviario. Mentre osservo le maestose scogliere penso ai tedeschi che per un breve periodo pensarono di poter espugnare la Gran Bretagna e al contempo immagino la sensazione degli Inglesi al pensiero che qualcuno sarebbe giunto, non pacificamente, sulla loro isola. Penso che solo un pazzo accecato dalla sua stessa follia ed ignorante degli ultimi 1.000 anni di storia poteva pensare di strappare la sua stessa “madre terra” ad un popolo come quello inglese, che le guerre le vince punto e basta. Osservo gli Inglesi miei compagni di viaggio sul ponte della nave… in tempo di pace sembrano un branco di debosciati, dev’essere questo ad avere confuso l’instabile mente del dittatore tedesco. Fine dei pensieri storico-antropologici. Si sbarca… e si guida a sinistra!
Passiamo Dover pensando che è decisamente più interessante vista dal mare, dato che “di persona” non è altro che una cittadina portuale con il conseguente traffico e senza grandi attrattive. Puntiamo su Londra, ma solo per girarci attorno lungo il suo Grande Raccordo Anulare o come lo chiamano da queste parti, e alla fine ci fermiamo a dormire in un altro BnB nel tranquillo centro di Caterham, appena all’interno del G.R.A. londinese. Sapendo che la padrona di casa avrebbe permesso l’uso del microonde (sugli annunci di AirBnB è sempre specificato tutto nelle dotazioni e regole della casa) abbiamo provveduto ad acquistare delle buone lasagne già pronte. Cena e nanna presto anche stasera.

La bambina in nave


Le bianche scogliere di Dover




Venerdì, 5 agosto 2016 - Dall’Inghilterra al Galles



Sveglia alle 7.30, ottima colazione preparata dalla padrona nipponica (giapponese in UK da 40 anni) e via verso Bath, a detta di molte guide “la più bella città inglese”. Affermazioni di questo tipo mi lasciano sempre molto perplesso. “Più bella” in che senso? Sotto quale aspetto? Secondo quali parametri? Polemica a parte, la città è davvero molto bella, con i noti bagni romani le cui sorgenti sono tuttora utilizzate per godersi le cure termali in questa elegante località. Entrando nella chiesa di Saint Michael, nel centro della città, notiamo una cosa davvero singolare e che avremmo poi incontrato di nuovo anche in Irlanda, ossia che una zona all’interno della chiesa stessa è stato organizzato a bar-tavola calda. In effetti non mi sovviene alcun principio cristiano che possa vietare una simile destinazione. Adoro questo pragmatismo britannico.
Ripartiamo da Bath incontrando lo stesso fastidiosissimo traffico già vissuto poche ore prima per entrarvi. Da buon italiano timoroso di non sembrare un gentleman mi sorbisco i primi metri di coda, finché un motociclista inglese, passandomi accanto mentre supera educatamente la fila, mi segnala di non fare il timido e di passare tranquillamente come fa lui.
Questa indicazione mi tornerà poi comoda poco dopo allorquando, passato il ponte autostradale che mi vomita in Galles incontriamo un ingorgo in piena regola. Qualcosa come 10-12 km di coda poco prima di Cardiff che supero a modica velocità con la mia passeggera, la quale ringrazia gli automobilisti salutando tutti come una star (ognuno si diverte come può!). Terminata la coda, un po’ stressati e ancora in anticipo per il BnB successivo ci fermiamo in un’area di servizio per un buon mate sotto il tiepido sole gallese.
Per le 17.30 giungiamo a Porthcawl, sulla costa meridionale del Galles, dove i nostri nuovi host (lui ex ingegnere della RAF) ci accolgono in una dimora deliziosa ed invitano il loro vicino di casa a concederci l’uso del suo box per custodire la moto perché “di solito non succede niente ma è venerdì sera, d’estate… sapete com’è no?”. In verità no, non lo sappiamo, ma avendo avuto in passato esperienza di weekend inglesi, e supponendo che i Gallesi non siano in questo del tutto diversi, posso immaginare in cosa si trasformino gli autoctoni il venerdì sera, e così ringraziamo il vicino per lasciare la sua Audi in strada e permetterci di mettere al sicuro la nostra RT.

Passeggiando per Bath




Immagini da Porthcawl, Galles










Sabato, 6 agosto 2016 - Finalmente Irlanda!



Sveglia sempre abbastanza presto. E’ il 6 agosto, il 71° anniversario della bomba di Hiroshima, penso appena apro gli occhi. Mah! Sono quelle date che sempre ti riportano a notizie storiche no? Come quando ti svegli l’8 settembre e pensi all’armistizio o l’11 settembre e pensi alle torri gemelle… Ma sono in vacanza in Galles cribbio! Pensieri positivi e basta!
Ci dirigiamo quindi verso Fishguard, sulla costa nord del sud del Galles (detto così sembra macchinoso ma un’occhiata alla mappa chiarisce il senso). Come sempre siamo in anticipo per la partenza della nave che porta in Irlanda e così ci concediamo una deviazione a Strumble Head, un promontorio pochi chilometri ad ovest di Fishguard, scelto a caso guardando sulla cartina un posto che sembrava affascinante (impressione che non ricaveremmo mai da un navigatore, per questo sempre sempre una mappa cartacea per farsi un’idea reale di come sono i luoghi, imho ovviamente). Ebbene, il promontorio non delude le aspettative. Splendide scogliere sul mare, classico faro bianco e un cielo blu intenso a fare da cornice. Un gran bell’arrivederci al Galles, paese che abbiamo appena “assaggiato” in questo viaggio.
Alle 18.30, dopo tre ore e mezzo di navigazione, l’Irlanda ci accoglie con ben altro tempo. Nebbia e goccioline a manetta nell’aria. Guidiamo in questo paesaggio onirico per 40 km verso il nuovo BnB in zona Wellingtonbridge, prenotato la mattina stessa, fermandoci a metà strada per comprare una apple-pie dato che la colazione questa volta non sembra inclusa. Cena in un pub consigliato dai nostri host irlandesi, purtroppo a 18 km dal BnB, ma direi che ne valeva decisamente la pena essendo un pub con buona cucina, ottime birre e frequentato da gente del posto (per trovarlo, si trova accanto all’hotel di lusso Dunbrody House: www.dunbrodyhouse.com)

Immagini da Strumble Head, Galles












Domenica, 7 agosto 2016 - Da Wellingtonbridge a Kinsale



Dopo un ottimo sonno ristoratore scendiamo al piano terra dove immaginiamo di mangiare la nostra apple-pie comprata il giorno prima con un caffè che la signora aveva detto che ci avrebbe preparato e invece troviamo la tavola piena di pane, burro e marmellate casalinghe. Chiedo alla signora se mi fossi sbagliato nel leggere l’annuncio dove si diceva che la colazione non era prevista. Lei mi risponde che preferisce segnalarne l’assenza per poi comunque offrirla nel caso sia una mattina per lei libera da altri impegni e soprattutto nel caso in cui gli ospiti le piacciano tanto da voler scambiare 2 chiacchiere con loro. Contenti di questa sorpresa nonché dell’implicito complimento, ci sediamo a tavola e finiamo per discorrere con lei ed il marito per quasi due ore. E qui capiamo anche l’importanza delle recensioni che gli host scrivono ogni volta che visitiamo una casa (esattamente come noi stessi la scriviamo sul singolo BnB). Ecco perché la signora francese ci ha rivolto quella specie di interrogatorio! In effetti pensateci bene, la signora accoglie a casa sua due ospiti senza alcuna recensione di altri BnB in quanto alla loro prima esperienza, che dormiranno in una camera da letto accanto a quella di lei e del marito in una graziosissima villetta con giardino della provincia francese. Non trova nulla di me nemmeno su Facebook perché ho il profilo bloccato che non mi si incontra nemmeno con nome e cognome… Qualche domanda mi pare normale! La signora nippo-inglese del giorno dopo ci ha rivolto ancora qualche domanda indagatoria (ma comunque meno, si vede che aveva letto la recensione della signora francese), poi pochissimo in Galles e quindi più nulla in seguito. Guarda caso proprio quando cominciavamo ad avere 2-3 recensioni e tutte ampiamente positive (tipo “coppia piacevolissima che ha lasciato la casa in perfetto ordine e pulizia etc etc…”). Insomma, tutto secondo logica no? La signora irlandese a sua volta lascerà un commento pubblico su di noi davvero lusinghiero, esattamente come faremo noi su lei e la sua casa.
Ripenso ad un corso di formazione che ho seguito l’anno scorso nel quale il formatore diceva che negli esseri umani è tutta questione di autostima e le persone con le quali entriamo in relazione, con le loro azioni e parole, ci incrementano o ci sottraggono la nostra autostima, dalla quale dipende in buona misura il nostro benessere mentale. Ecco, avere belle recensioni su AirBnB aumenta l’autostima, quindi fa bene alla salute. ;-)
Lasciamo la casa e ci dirigiamo verso Cork utilizzando, circa 20 km dopo la partenza, un’imbarcazione che, sulla falsariga di quanto avviene in Norvegia per attraversare i fiordi, in 4 minuti ci trasporta da una sponda all’altra di un braccio di mare che, incuneatosi nella terra nel corso dei millenni, ha formato un’insenatura tanto profonda da costringere il viaggiatore a perdere almeno 45-50 minuti in più per girarci attorno.
Cork è da molti considerata la vera capitale della Repubblica d’Irlanda (non dai dublinesi ovviamente!). Non conosco Dublino, ma Cork effettivamente trasmette un senso di dinamismo ed è sicuramente graziosa per trascorrervi una mezza giornata. Resto comunque del parere che quanto di meglio può offrire il sudovest irlandese sia fuori dal suo centro abitato più famoso.
Ripartiamo quindi da Cork e nel giro di pochi chilometri giungiamo a Kinsale, porta d’accesso alla Wild Atlantic Way, il percorso stradale turistico segnalato più lungo del mondo, 2.500 km di strada che non molla mai un secondo la costa, da Kinsale a Derry, dove poi comincia l’Irlanda del Nord che è tutta un’altra storia.
Il paesino è davvero un amore, pittoresco soprattutto nella zona del porto o ammirato dall’alto, come dalla zona dove si trova il nostro spettacolare BnB. Il paese di Kinsale è anche famoso per avere, a dispetto dei suoi 2.000 abitanti, la più alta concentrazione del paese di ristoranti e gastropub di ottimo livello tanto da essere considerata una piccola ma deliziosa “capitale gastronomica” da tutto il paese.
All’ora di cena avremo piacevolmente modo di verificare tale fama presso il Twisted, ottimo tapas-ristorante nel centro di Kinsale dove, volendo cenare a birra e avendo loro solo vino nel menu, si è invitati a procurarsi la birra al pub accanto, senza menate o formalismi. Adoro questo pragmatismo irlandese. E adoro l’atteggiamento mentale degli autoctoni, come quel ragazzo che, vedendoci alle prese con la cartina del paese, si ferma spontaneamente e ci chiede se può aiutarci. Molto piacevole davvero.

Cork...






Funzioni in tre idiomi differenti


Immagini da Kinsale






Lunedì 8 agosto 2016 - Wild Atlantic Way… a noi!



La giornata parte alla grande, con la colazione di Rosemarie, la titolare del nostro BnB insieme al compagno David. Lei australiana di genitori calabresi e lui un folle irlandese purosangue che la sera prima ci aveva riservato un tavolo al ristorante di cui sopra usando il nome del loro cane (!) e che la mattina, sgranocchiando cereali in piedi davanti a noi, ci racconta del suo periodo in Svizzera e di come lo stile di vita elvetico gli abbia provocato un’orchite non indifferente (leggasi “due coglioni grandi così!”). Per divertirmi un po’ gli faccio presente che possiedo il 25% di corredo genetico svizzero, essendo mia nonna del cantone di Neuchatel, cosa peraltro verissima. Lui ovviamente si imbarazza, finché non gli dico ridendo che mia nonna fu la ragazza che nel 1940 dai verdi pascoli elvetici si trasferì in una Italia fascista e belligerante, per sposare (top della pazzia!) un carabiniere di professione, pur di fuggire a quella vita! (Ovviamente la ragione fu semplicemente che era innamorata pazza di mio nonno, ma mi sembrava divertente romanzarla così, in chiave antielvetica) :-))
Salutiamo i nostri simpaticissimi host e si comincia sulla Wild Atlantic Way! Certo non potremo percorrerla tutta. In moltissimi tratti dell’isola taglieremo pezzi interi di questo percorso egregiamente segnalato, ma per percorrerlo interamente lasciando un po’ di tempo anche per visitare qualcosa occorrerebbero almeno 20-25 giorni di sola Irlanda. E noi ne abbiamo 13-14 Ulster compreso. Tutto non si può.
L’obiettivo della giornata è raggiungere Kenmare entro sera, dove pernotteremo 2 notti. Vi sono 2 promontori nel profondo sudovest d’Irlanda. Uno termina con Mizen Head e l’altro, più sottile, con Sheep’s Head. Optiamo per il primo, più per caso che altro, dato che il nostro host di Kinsale non aveva saputo consigliarci per uno o l’altro dicendo che sono davvero due bellissime penisole entrambe.
La penisola di Mizen Head è un susseguirsi di splendide spiagge dal mare trasparente e verdissimi prati che terminano a pochi passi dal mare, il tutto con piccoli borghi e splendidi cimiteri celtici a riempire panorami perfetti e suggestivi. Altre parole non servono. Solo le foto possono provare, talvolta invano, a rendere la bellezza di questa penisola. Il meteo è stato semplicemente eccezionale, direi mediterraneo. E da quelle parti è realmente un regalo.
Lasciata la penisola ci fermiamo a Bantry, altro paesino delizioso per sgranchire le gambe e riposare un’oretta prima di ripartire alla volta di Kenmare. Lungo il tragitto, in mezzo al niente ma al contempo direttamente sulla strada nazionale, si trova una cioccolateria artigianale che ci era stata segnalata dall’host di Kinsale. Una chicca uscita da un film di Tim Burton! E l’avremmo ovviamente ignorata se non avessimo saputo prima. Il bello di dormire a casa di gente del posto! Questo il loro sito: http://lorge.ie/
Giungiamo a Kenmare stanchi ma strafelici di avere trascorso uno dei giorni più belli del viaggio. Dormiamo in una casa i cui proprietari sono una giovane coppia con 3 bambini vivaci ma anche molto educati. La moglie è francese… ecco perché dalla cucina usciva quel profumo appena entrati in casa! Saranno anche luoghi comuni, ma guarda caso nelle altre dimore di irlandesi certi odorini non li abbiamo mai sentiti :-)
Serata in un pub di Kenmare (http://www.odonnabhain-kenmare.com/). Non il locale più economico, ma davvero ottimo nel cibo, nella birra e nella musica tradizionale che gli irlandesi presenti seguivano e sovente intonavano. Dopo cena passeggiata fino al molo di Kenmare, in un’atmosfera di tramonto irlandese che se ci penso adesso mi vengono ancora i brividi (o forse è solo per il ricordo dei ragazzini che all’imbrunire dal molo si gettavano in un mare per noi mediterranei gelido ed impossibile). Sia quello che sia, una serata incantevole in ogni senso, una delle migliori del viaggio.

Penisola di Mizen Head


























Piccola pausa a Bantry...






La strada per Kenmare




Seratina a Kenmare...










Martedì 9 agosto 2016 - Beara peninsula



Decidiamo di dedicare alla Beara peninsula la giornata tra i due pernottamenti a Kenmare. La ridente cittadina di Kenmare si trova all’imbocco tanto del Beara quanto del Ring of Kerry, l’anello più battuto fra le varie penisole del sudovest irlandese. Iniziamo il Beara imboccando l’anello lungo la parte nord della penisola per poi piegare a sinistra dopo pochi chilometri e tagliare la penisola lungo la strada dello spettacolare Healy Pass (grazie Lonely Planet per segnalarlo) fino al suo lato meridionale. Bello anche se non indimenticabile, percorreremo il lato sud fino in fondo, attraversando la piccola e molto graziosa cittadina di Casteltownbere e giungendo quindi a Lambs Head, estremo lembo di terra, collegato alla piccola Dursey Island mediante l’unica teleferica/funivia di tutta l’Irlanda, utilizzata per il trasporto di animali umani e non. Noi ci limitiamo a sederci sul prato di fronte all’isola, bevendo mate e osservando i delfini che ogni tanto transitano in questo piccolo braccio di mare.
Riprendiamo la moto e iniziamo a percorrere il lato nord della Beara peninsula che è selvaggio e realmente spettacolare. Così diverso dal lato sud, la stradina è ben asfaltata ma davvero strettissima ed attraversa per lo più rocce miste a brughiera di fiori gialli e viola, sempre costeggiando il mare che resta costantemente a pochissimi metri da quella specie di sentiero asfaltato che è la strada. Mi sento il bambino di Mary Poppins quando entra nel quadro disegnato per terra da Dick Van Dyke per quanto è tutto così bello da sembrare uno splendido e finto mondo in miniatura!
A un certo punto, nei pressi di Derryvegal, appare uno dei tanti cimiteri in stile celtico dei quali la mia lei va semplicemente matta e dei quali inizio anch’io a subire l’indubbio fascino. Ci fermiamo e l’atmosfera è quasi magica. Scattiamo un sacco di foto di modesta qualità, ma di indubbio valore per noi che vogliamo fissare un ricordo per poterlo semplicemente richiamare quando ne avremo voglia nel corso dei mesi e degli anni a venire. Un momento davvero bellissimo.
Si rientra poi a Kenmare. Doccia e fuori. Cena da dimenticare presso un negozio (chiamarlo ristorante è offensivo) della catena irlandese Apache, scelto puramente per riempirci la pancia spendendo poco per poi entrare in un pub a scopo puramente alcolico, cosa che abbiamo comunque fatto scolandoci ottime pinte di birra alla spina locale e di Tom Crean’s, una birra prodotta nella non lontana Dingle (due ring più a nord).

Foto dalla Beara Peninsula...












(La teleferica che collega Dursey Island)




















Mercoledì 10 agosto 2016 - Ring of Kerry, Inch Beach e Dingle



Consumiamo la colazione in compagnia dei padroni di casa, che restano senza parole ai racconti della mia dolcissima metà sulla situazione di crimine ed insicurezza sociale in cui versa il suo paese. Rinfrancati nella rinnovata consapevolezza di essere nati nella “parte giusta” del mondo, la bella famiglia franco-irlandese ci saluta mentre la RT placidamente risale il viale sterrato che dalla loro villa senza recinti né steccati porta nuovamente sulla strada principale. Oggi si punta al Ring of Kerry!
Questo ring è stato una piacevole sorpresa e insieme una parziale piccola delusione. Le note positive derivano dal fatto che più o meno tutti gli host presso i quali avevamo dormito fino a quel momento ci avevano ammonito sulla probabilità di incontrare un’ingente quantità di pullman lungo il ring, data la sua fama turistica. Ciononostante, sarà che i pullman lo percorrono più che altro in senso antiorario (al contrario nostro), sarà che siamo partiti presto da Kenmare, sarà che abbiamo semplicemente culo, sta di fatto che di pullman ne avremo incontrato forse uno. Strada libera e piacevole insomma.
La nota parzialmente negativa, se proprio vogliamo, è data dal fatto che secondo me tutta questa fama tra gli operatori turistici deriva dal fatto che, rispetto agli altri ring, la strada è più ampia e quindi percorribile dai pullman. Sì perché, lungi dall’essere un brutto percorso (non bestemmiamo cribbio, io vivo quasi sulla tangenziale est di Milano, questo al confronto è il paradiso!) non raggiunge le vette né di Mizen Head né del Beara, che sono davvero due perle del sud del paese. A onore della verità va anche specificato che abbiamo percorso solo metà del Ring of Kerry, ossia la parte sud, da Kenmare a Waterville, poco oltre la quale abbiamo svoltato a destra e tagliato tutta la penisola esattamente a metà altezza. D’altronde, a quanto dicono le guide, la parte più bella dovremmo così averla percorsa. Non aggiungo altro. Le foto, come sempre, parlano da sole e secondo me gli altri due “anelli” percorsi i giorni precedenti sono chicche dal valore paesistico più elevato.
Abbandoniamo il Ring of Kerry e lasciamo che l’agile ed al contempo imponente mole della nostra RT si diriga verso la Dingle peninsula. Percorrendone il lato sud, circa 20-22 km prima di giungere a Dingle, incontriamo Inch Beach, bella spiaggia con un mare cristallino e numerose scuole di surf, dicono le più economiche che si possano trovare per muovere i primi passi nel mondo di uno sport che sembra diventi una droga quando cominci. A me basta la moto, ci manca solo un’altra passione che draga denaro dalla mie umili tasche!
La spiaggia è di morbida sabbia, così decidiamo di pranzare con pane e salmone affumicato che avevamo comprato nel piccolo supermercato di un paesino lungo il Ring of Kerry. D’altronde si sa, signori si nasce, e io, modestamente, lo nacqui! [cit.] Un po’ di mate dopo aver degustato il nostro salmone e ripartiamo. Da qui proseguiamo per la cittadina di Dingle lungo un percorso che diventa incantevole (a differenza della parte fino alla spiaggia che era abbastanza anonima). Il cielo d’Irlanda riprende ad aprirsi con ampi squarci di sereno e dona ai pascoli ondulati che precedono Dingle una brillantezza di colori mai vista nemmeno in Bretagna o in Cantabria. Segno che qua piove ancor più copiosamente. Mi ritrovo a pensare che chi non è mai stato in Irlanda non può che avere una pallida idea (letteralmente “pallida”) di cosa sia il colore verde.
Giungiamo a Dingle intorno alle 15.30, un orario perfetto per innaffiare il salmone recentemente mangiato a Inch Beach con una buona birra. Sì perché… ricordate la Tom Crean’s bevuta la sera prima nel pub di Kenmare? Avevo detto che era un prodotto di Dingle no? Ecco, con 7 euro è possibile visitare il birrificio e al termine del giro gustare una pinta (pari a 0,56 litri) dell’ottima lager ivi prodotta. Il birrificio è dotato di pannelli esplicativi che illustrano molto bene la produzione, ma soprattutto è una specie di museo dedicato a colui che ha dato il nome al birrificio, “Tom Crean, a true Irish hero”. Un esploratore che, non pago del clima irlandese, si spinse fino in Antartide nel corso di diverse spedizioni.
Prendiamo possesso della nostra camera in un nuovo BnB, in posizione incantevole sulla baia, 3 km fuori dalla cittadina e dopo la solita doccia torniamo in città dove, su consiglio del figlio della nostra nuova padrona di casa ceniamo al Marina Inn (http://www.themarinainndingle.com/). Una scelta azzeccata, soprattutto per l’eccellente seafood chowder, la tipica zuppa di pesce irlandese (esportata con successo negli States dove ne menano vanto come fosse qualcosa di autoctono) preparata con merluzzo, salmone, qualche mollusco e altri pesci a discrezione dello chef, il tutto annegato in un caldissimo brodo di burro e latte. Da leccarsi i gomiti! Tanto buona da volerla riprodurre nella mia cucina ambrosiana, ovviamente attendendo novembre poiché il clima milanese in estate mal si presta ad una siffatta pietanza!

Immagini dal famoso Ring of Kerry








Statua di Charlie Chaplin, che trascorse le vacanze a Waterville


Inch Beach






Birrificio Tom Crean's a Dingle






DINGLE!!










Giovedì 11 agosto 2016 - Dalla Dingle peninsula alle Cliffs of Moher, fino al Burren



Il signore del birrificio Tom Crean’s, così come la signora del BnB di Dingle, in accordo con quanto riportava la nostra Lonely ci consigliarono vivamente di compiere il piccolo anello che, ad ovest della città, consente di esplorare l’estremità della piccola penisola. “I motociclisti vengono fino a Dingle per questo!”, ammonisce addirittura la signora del BnB. Ma facciamo due conti con il tempo… non ce la si fa! Forse con un gruppo di amici tutti drogati di moto sarebbe stato possibile, ma non posso e non voglio chiedere troppo alla mia compagna di viaggio e alle sue ernie del disco. Una buona scusa per tornare in zona, e lo farò davvero! Ricordo quando nel 2007 andai in Bretagna per la prima volta. Mi dissi che sarei tornato, e di fatto ora sono a quota quattro viaggi in quella regione. Lo stesso per la Spagna del nord. Penso che con l’Irlanda succederà lo stesso. Mentre carico la moto penso al “giro ridotto” che faremo, e in quell’istante la RT sembra pensare: “finocchi!”. La verità è che, per quanta strada un pover’uomo possa percorrere con la sua RT, a lei sembra non bastare mai. E’ una grande moto su un piccolo pianeta. Ed io sono solo un uomo che ha imparato sulla sua pelle cos’è “il coraggio di saper rinunciare”.
Basta poesia! Si parte! Percorriamo la strada che da Dingle sale verso nordest raggiungendo il Connor Pass, con viste spettacolari sull’altro lato della penisola. Il primo tratto di discesa del Connor Pass, sul lato opposto, è vietato a camper e roulotte ed è facile intuirne la ragione. La strada è strettissima e a strapiombo sulla valle sottostante. Pochi giorni prima una tedesco si era sdraiato proprio su quel tratto. Io tengo a freno la RT e le impongo di procedere a 30 km/h per un paio di chilometri.
A Tarbert, per 9 euro ci imbarchiamo tutti e tre su un ferry che in 15 minuti ci conduce sull’altro lato del braccio di mare che separa la contea di Kerry da quella di Clare. Qui non è come in Kurdistan, dove per attraversare un fiume su una specie di chiatta mi fu comunicato che saremmo partiti “con la barca piena”. Qui in Irlanda partono secondo gli orari prefissati, anche se il ferry è pieno per meno della metà della sua capienza. Uno spreco di risorse a pensarci bene. La verità è che, come mi ricorda sempre la mia dolce compagna di avventure, qui in Europa abbiamo il culo nel burro e non ce ne rendiamo conto!
Il braccio di mare un po’ mosso ed il vento fortissimo sconsigliano la preparazione del mate e così rinunciamo, godendoci il breve tragitto chiacchierando con un motociclista olandese ed un camperista indigeno, che scambia la mia moto e quella dell’olandese (una K1200GT) per lo stesso modello. Questo mi amareggia assai perché penso a quanto devo sembrare io stesso un becero ignorante su tutti quegli argomenti dei quali non capisco nulla. Per questo molto spesso è meglio ascoltare ed eventualmente domandare, anziché parlare. Altrimenti confondi una RT con una GT, e non è un bel biglietto da visita no?
Sbarcati nella contea di Clare procediamo verso nord finché a un certo punto il vento e l’inizio di una pioggia che diverrà insistente ci convincono a fermarci in una piccola ma fornita stazione di servizio in un luogo non identificato a una ventina di chilometri dalle celeberrime Cliffs of Moher. Qui dentro compriamo un paio di bustine Knorr e con l’ausilio di un paio di bicchieroni di carta e acqua bollente a disposizione dei viaggiatori ci prepariamo due ottime zuppe calde che gustiamo ai tavolini della stazione mentre fuori un tempo grigio ed un vento disordinato sembrano farla definitivamente da padroni.
Ripartiamo indossando gli antipioggia (più per il freddo che per la pioggerella che scendeva), ma più ci avviciniamo alle Cliffs e più entriamo in una nube così fitta da non vedere più in là di poche decine di metri. Per un mediterraneo il paesaggio è da lupi mannari! Giunti al parcheggio delle Cliffs of Moher dovremmo pagare 12 euro per andare a vedere… il nulla! A malincuore soprassediamo. Doveva essere il top della giornata, ma abbiamo già avuto troppa fortuna fino a questo momento e altra ne avremo nei giorni a venire che non sarebbe proprio giusto lamentarci. E poi i profughi a Calais continuano a vivere nella loro tendopoli. Chi cazzo siamo noi per lamentarci?
Ci allontaniamo così dalla costa ed entriamo nella zona chiamata The Burren. Un pezzetto d’Irlanda che solo 200 milioni di anni fa giaceva coperto dalle acque dell’oceano mentre oggi è una terra infame che, vista da lontano, sembra verde come il resto dell’isola, ma quando la osservi passandoci in mezzo comprendi perché questa è sempre stata la zona più terribile del paese. E’ tutta pietra. Cresce un po’ di erba e foraggio, ma il suolo è in realtà solo roccia di merda. Non ci puoi fare nulla su una terra così, salvo far pascolare qualche pecora e qualche vacca di buon carattere. E’ davvero un’area ostile, ed anche per questo affascinante. Qui, prima di raggiungere Killinaboy, non-luogo nel cuore del Burren dove Michelle ci aspetta per il tardo pomeriggio, decidiamo di fermarci alle rovine del castello di Leamaneh. Quel che resta di questa dimora del XV secolo in pietra scura del Burren è davvero tetro, specie con il clima novembrino piovoso che ci accompagna e ancor più pensando che la padrona del castello fu per un certo periodo una signora che si narra ebbe 25 mariti che uccise tutti in modo barbaro (uno di essi fu costretto a lanciarsi a cavallo dalle Cliffs of Moher, tanto per rendere l’idea). Si narra che di notte il fantasma del puttanone ancora si aggiri nella proprietà. Il castello oggi si trova in un terreno privato, immagino di agricoltori a giudicare dalle attrezzature al lato. Questa era davvero la ciliegina sulla torta per rendere ancora più eccitante la visita. Incalzato dalla mia dolce compagna scavalchiamo quindi il muro di pietra della proprietà (agilissimi nei nostri completi antipioggia!) e pochi passi dopo ci troviamo all’interno dei locali del castello, in un’atmosfera da film dell’orrore. Di fatto quest’anno, per la prima volta durante un viaggio, sono sempre andato di corpo regolarmente. Un po’ di sana paura aiuta, secondo me.
La giornata si conclude con Michelle, la ragazza del bellissimo BnB, che ci prepara un’inaspettata cena con una specialità irlandese di cui non ricordo il nome ma che in sostanza è una teglia con tanto purè di patate, burro e formaggio, con un po’ di carne trita sul fondo. Quando chiedo a Michelle quanto le dobbiamo per la cena, lei mi risponde che è stato un piacere e va bene così. Questi Irlandesi stupiscono ogni giorno di più. Sapete come sono gli Irlandesi? Aperti, accoglienti e discretamente casinisti come i migliori mediterranei, ma capaci al contempo di costruire una società fondamentalmente onesta e sicura com’è costume delle latitudini alle quali vivono (splendide ville senza alcuna protezione, automobili parcheggiate con le portiere aperte…). Mi piacciono gli Irlandesi.
Dopo cena al pub del primo paesino più vicino (Corrofin, a circa 5 km), pub Bofey. Ottima birra come sempre.

Vista dal Connor Pass


Il tetro castello di Leamaneh, con scavalcamento










La mia sicurezza


Venerdì 12 agosto 2016 - Dal Burren al Connemara



Salutiamo la nostra host Michelle, con la quale ci saranno recensioni super positive reciproche e ci dirigiamo come sempre verso nord. Per tornare verso la costa percorriamo la strada R480 che attraversa il selvaggio Burren regalando paesaggi splendidi e terribili, intervallati da dolmen preistorici che ci ricordano i misteri che li avvolgono. Che cazzo di terra questa Irlanda!
Giunti sulla costa una piccola deviazione di 2 km conduce alla splendida Abbazia di Corcomroe, uno splendido esempio di abbazia del 1.200 con annesso cimitero celtico. Le manca il tetto, ma ha ancora tante decorazioni intatte o quasi. Queste caratteristiche mi fanno ricordare l’Abbazia di San Galgano nella campagna in provincia di Siena. Un fascino davvero analogo, anche se ovviamente dal sapore differente. Qui lo stile è celtico, gotico e sobrio allo stesso tempo, ed il paesaggio sullo sfondo è quello rude appena descritto. La Toscana di San Galgano possiede un’altra dolcezza, ma io ho percepito le stesse positive vibrazioni. Un vero gioiellino, e dove meno te lo aspetti!
Dall’abbazia proseguiamo quindi per Galway, “la più irlandese delle città irlandesi”, ossia la città dove più di ogni altra si percepisce il senso di appartenenza alla cultura ed alla lingua gaelica. Ammetto che le aspettative non erano molto elevate poiché, dopo aver visto Cork che certo non può dirsi una brutta città, ma nemmeno un gioiello, immaginavo che questo stile fosse una caratteristica distintiva delle città irlandesi. Niente di più sbagliato poiché Galway è dotata in effetti di una forte personalità, di uno spirito allegro e vivace ancor più sottolineato dai numerosi artisti di strada presenti nelle vie pedonali del centro. Li adoro e, pur non potendo lasciare qualche moneta a tutti, quando uno mi diverte particolarmente mi sembra doveroso farlo. Bisogna sostenere gli artisti di strada che rendono le città più allegre, piacevoli e donano un pizzico di tenera anarchia alle nostre vite! Visitiamo poi un negozio dove un video molto ben fatto di una decina di minuti mostra la leggenda sottostante al celebre e romantico anello gaelico (quella specie di fedina composta da due mani che reggono un cuore) che a Galway vendono in ogni negozio di oreficeria o bigiotteria. Propongo alla mia fidanzata di fargliene dono, ma lei guarda il prezzo e mi chiede se invece dell’anello non possiamo restare in viaggio un paio di giorni in più. Ovviamente accetto la proposta con l’entusiasmo che ogni uomo avrebbe mostrato in analoga circostanza. A pranzo stavolta ci trattiamo bene e ci fermiamo alla Griffin’s Bakery (http://griffinsbakery.com/). Eccellente seafood chowder anche qui, forse la migliore in assoluto del viaggio, ottimo consiglio della Lonely. A proposito delle guide in generale e delle Lonely in particolare, due osservazioni. Quest’anno avevo comprato la guida dell’Irlanda proprio pochi giorni prima della partenza, aggiornata a luglio 2016, praticamente la devono avere stampata 2 giorni prima che la comprassi! In effetti devo riconoscere che girare con una guida aggiornata è una figata. In particolare la Lonely sull’Irlanda non ha sbagliato un colpo. Locali e pub consigliati, sempre degni di una visita, orari e costi delle varie attrazioni sempre precisi e puntuali. Tutto perfetto. Inoltre la guida sull’Irlanda gode probabilmente di autori particolarmente capaci (ricordo ad esempio la Lonely sulla Francia settentrionale, abbastanza pietosa, con diverse lacune su splendidi borghi nemmeno citati o su ristoranti consigliati dalla cucina invero non entusiasmante).
Usciti dal Griffin’s ci accolgono un cielo grigio ed una pioggerella fine ma fastidiosa, assolutamente inaspettati visto il tempo che lasciammo entrando nel ristorante! Ci avviamo alla moto e procediamo verso il nuovo BnB che avevamo prenotato nel paese di Oughterard con l’intenzione di trascorrervi 2 notti trovandosi alle porte del Connemara e quindi comodo per visitare questa landa.
Prima di arrivare dalla nostra nuova host ci fermiamo a visitare sotto la pioggia il castello di Aughnanure, proprio lungo il percorso. Pensare che la famiglia O’Flaherty, padrona di tutto il Connemara, risiedeva in un tale modesto castello fa molto riflettere in merito a cosa doveva essere l’Irlanda nello stesso periodo in cui in Toscana una famiglia de Medici viveva in residenze davvero sontuose e soprattutto dava impulso al Rinascimento italiano e alla sua mole di opere dal valore inestimabile. Un Lorenzo de Medici nel castello di Aughnanure non ci avrebbe fatto dormire nemmeno la servitù, mentre nel Connemara era la residenza dei feroci padroni della zona! La pioggia battente purtroppo ci impedisce di goderci un mate nel bel prato che circonda il castello e così optiamo per raggiungere la nostra nuova casa e berlo comodamente al calduccio.
Serata casalinga mangiando qualcosa nella cucina ben poco attrezzata e dalla perfettibile igiene della nostra padrona di casa.

Il terribile Burren








L'Abbazia di Corcomroe












Galway...






Castello di Aughnanure










Sabato 13 agosto 2016 - Il mitico Connemara!



Ci svegliamo in una giornata grigia ma fortunatamente asciutta. Per questo viaggio non vedremo più pioggia in Irlanda, lasciando i due eventi bagnati come casi unici dei giorni irlandesi. Mi considero molto fortunato, visti i racconti degli stessi Irlandesi sul meteo che afflige l’affascinante costa occidentale dell’isola. Si parte quindi a girare per il Connemara!
Attraversiamo un paesaggio diversissimo da quanto osservato nel sudovest del paese, desolato e affascinante come mai avevo visto in Europa. Sembra davvero di trovarci in qualche valle del Sudamerica… la mia compagna di avventure si sente a casa. :-) Ed io mi sento incredibilmente bene, ma un po’ strano.
I chilometri scorrono sotto le ruote della RT e in un’ora circa di strade spettacolari (occhio alle pecore vaganti!) giungiamo all’Abbazia di Kilmore. Splendida costruzione del 1.800 che però riproduce canoni estetici ben più risalenti. Immersa nel verde ed insieme affacciata su uno specchio d’acqua che ne riflette l’immagine, trovo sia una delle opere dell’uomo più pittoresche viste in queste settimane. Qualche foto e una visita all’ottimo negozio di ricordi dell’Abbazia. Solitamente detesto questo genere di negozi, ma questo devo riconoscere non essere zeppo di paccottiglia inguardabile, bensì di oggetti di artigianato (anche culinario) realmente Made in Ireland dopotutto interessanti. Cogliamo l’occasione per acquistare due ricordini per coloro i quali ci diedero i natali.
Proseguiamo sulla bella strada che costeggia il Connemara National Park e, poco prima di arrivare alla cittadina di Clifden, svoltiamo a destra per percorrere i 12 km di anello sul mare denominato “Sky Road” (sempre parte della Wild Atlantic Way, ovviamente). Percorso davvero affascinante con splendide viste sulla costa. Eppure il Connemara, secondo il mio modesto parere, esprime il massimo del suo fascino nelle zone più interne piuttosto che sulla strade costiere, che sono comunque stupende e assolutamente da percorrere per un motociclista che si spinga fino a qui. Intanto la strana sensazione provata al risveglio mi accompagna ancora. Un misto di emozione, commozione e mancanza di fiato. Mah, sarà l’effetto di tanti giorni di viaggio… non ci voglio troppo pensare.
Chiuso il percorso della Sky Road planiamo su Clifden dove ci infiliamo in un pub a mangiare non ricordo cosa, innaffiando il tutto con ottima birra Irish Ale di produzione locale. La nota negativa è che il pub è pieno di motociclisti italiani che con il volume delle loro voci non restituiscono un’immagine edificante del nostro paese. La reazione degli Irlandesi presenti, al contrario di quanto vidi in un contesto analogo in Inghilterra, è però più divertita che scocciata. Sono di buon carattere, mi piacciono questi Irlandesi. Noi in ogni caso abbiamo la possibilità di discorrere in un altro idioma e così facciamo in modo da non venire assimilati ai vocianti centauri del Belpaese ivi presenti.
Ripartiamo e, giunti a Ballyconneely, decidiamo di deviare per la Connemara Smokehouse, un’azienda in fondo a uno dei tanti splendidi promontori della zona dedita alla lavorazione del salmone ed alla sua affumicatura. Chi mi accompagna in questo viaggio è semplicemente pazza per il salmone, quindi l’idea di una visita guidata ad una vera azienda di produzione rappresenta un’attrazione irresistibile. Peccato che un viaggiatore può avere anche la migliore guida Lonely del mondo, ma se non leggi attentamente rischi di non renderti conto che l’apertura al pubblico è prevista da lunedì a venerdì, e oggi è sabato! La delusione viene in parte sanata grazie a un’ora di relax sugli scogli proprio accanto alla Smokehouse, dove ci prepariamo un mate davanti a un panorama che non è proprio di tutti i giorni.
Continuo a sentirmi strano. Forse devo ridurre il mate…
Ripartiamo e decidiamo che abbiamo tempo a sufficienza per riattraversare il Connemara da sudovest a nordest e andare a Cong per vederne la famosa abbazia, il castello oggi trasformato nel più lussuoso hotel della Repubblica d’Irlanda, nonché i luoghi dove nel 1952 John Ford girò quasi tutta la pellicola “Un uomo tranquillo” con John Wayne e Maureen O’Hara, la statua dei quali è stata posta proprio in centro al paese davanti all’abbazia.
Sulla strada del rientro ad Oughterard sono felice ma distrutto dalla fatica di una giornata molto lunga che si somma a quelle di viaggio già trascorse. Eppure, in questo momento di stanchezza estrema, mentre la moto mi culla tra una curva e l’altra di questo paesaggio mozzafiato, finalmente capisco il perché di quelle strane emozioni che mi accompagnano dall’inizio della giornata. Nel casco mi dico che, data l’ora, appena arriviamo ad Oughterard ci fermiamo in un bel pub a cenare e gliene parlo sicuramente sperando che anche lei si senta felice come mi sento io stesso.
Attorno al nostro tavolino dell’ottimo Powers Pub/Ristorante (http://www.powersthatchedpub.ie/) mentre stanchi morti sorseggiamo una deliziosa birra in attesa dei piatti, parliamo del fascino del Connemara e della splendida giornata appena vissuta. Le chiedo se vuole sposarmi. Mi dice di sì. Mangiamo e beviamo felici. Rientriamo al BnB (putroppo l’unico non eccezionale di tutto il viaggio) e sveniamo nel letto come morti.

Bighellonando per il Connemara






(Abbazia di Kilmore)




(Mate panoramico)














John Wayne e Maureen O'Hara a Cong


L'Abbazia di Cong




Domenica 14 agosto 2016 - Più a nord, tra surfisti e cimiteri preistorici



Ci svegliamo sapendo di dover improvvisare una colazione che in teoria sarebbe compresa ma che la mattina precedente ci siamo resi conto non essere minimamente al livello delle altre case visitate fino a quel momento. Infatti le tazze giacciono nel lavello insieme alla cena della signora della sera precedente, il burro conservato nella dispensa anziché in frigo presenta piccoli ciuffi di muffa azzurra ed il frigo stesso, oltre che non ospitare il burro, è privo di qualsiasi altro alimento. Mi ritrovo a pensare che in Italia nemmeno in tempo di guerra le cucine saranno state tanto sguarnite di qualsiasi cosa. Ci prepariamo così un caffè al volo bevendolo in uno di quei bicchieri di carta che avevamo preso in una stazione di servizio (quelli della zuppa Knorr, ricordate?) e mangiamo delle tortine alla mela che avevamo comprato il giorno prima in un supermercato. La signora scende in cucina e si muove tra noi chiacchierando mentre continua a sbadigliare in modo teatrale e francamente fastidioso. Io non capisco quasi nulla, mentre la mia dolce metà, essendo professoressa di inglese, intende tutto, ma comprensibilmente non mostra molto interesse a discorrere con la signora.
Lasciamo quindi questo BnB con piacere, ma con rammarico ci allontaniamo dal Connemara. La RT ci attende, sempre pronta a nuove strade, in ogni momento, con ogni clima. Certe mattine mi stupisco di scendere in strada e non trovarla già accesa, impaziente di partire. Mah, forse è solo la stanchezza che mi sta facendo impazzire.
Puntiamo ancora a nord, tralasciando il tratto di costa dove si trovano Achill Island e la remota penisola di Mullet. Devono essere molto affascinanti stando a quanto ci raccontava un motociclista irlandese incontrato in Galles prima di imbarcarci, ma anche in questo caso toccherà tornare in altra occasione.
Giungiamo quindi nella zona della città di Sligo, capoluogo dell’omonima contea. Prima di andare in città dove si trova il nostro nuovo BnB decidiamo di pranzare a Strandhill, bellissima località a pochi chilometri di strada a ovest di Sligo, rinomata tra i surfisti esperti di tutto il mondo. In effetti la spiaggia è enorme e piena di amanti dello spettacolare sport. Per fortuna o purtroppo arriviamo in una giornata di mare particolarmente calmo, quindi i surfisti, comunque presenti in gran numero, sembrano più rilassarsi (o forse annoiarsi?) tra le basse onde presenti che non cavalcarle con un impeto che in questo caso risulterebbe buffo e fuori luogo. Il paesino di Strandhill è graziosissimo per passeggiare ammirando il suo lungomare e, capitandovi in ora di pranzo, anche per gustare il miglior fish&chips mai provato nella vita presso un locale di fronte al mare di nome Shells (http://www.shellscafe.com/), il quale è anche una specie di pasticceria da leccarsi le orecchie. Trascorriamo qualche minuto a scambiare quattro chiacchiere con una coppia di motociclisti bergamaschi segnalandoci reciprocamente le attrazioni viste nei giorni precedenti, poiché loro procedevano da nord a sud, al contrario di noi. Riprendiamo la moto e nel giro di pochi minuti ci troviamo all’ingresso del Carrowmore Megalithic Cemetery (http://www.carrowkeel.com/sites/carrowmore/index.html) uno dei complessi funerari preistorici più importanti d’Europa. Il cimitero si sviluppa su un’area molto vasta, viene fornita una guida plastificata (in italiano e spagnolo) per la quale a noi non richiedono alcuna cauzione, perché degli italiani si fidano. No no, sto scherzando ovviamente! Non ci chiedono alcuna cauzione perché hanno preso in ostaggio i nostri caschi in modo da renderci la visita più agevole senza averli in mano! Bravi e simpatici gli Irlandesi, ma mica così ciuloni eh! :-)
Il sito è davvero interessante e grazie alla guida si comprende il valore di un’area avente tombe risalenti a 5.000-6.000 anni fa, che a prima vista potrebbe sembrare solo un insieme di pietre in mezzo a un prato. Intendiamoci, non è il campanile di Giotto a Firenze o il Duomo di Milano, ovvio. Però ragazzi, sono gli albori di una cultura dei morti che fa dell’uomo quello che è. Il luogo è oggetto di pellegrinaggi un po’ hippie e un po’ new-age in virtù di quelle stesse energie positive che devono avere spinto i nostri antenati ad eleggerlo quale luogo di sepoltura dei loro cari estinti. Particolare e affascinante, se come noi si è disposti a lasciarsi un po’ prendere. Inutile e noioso, se si pensa che “arte e cultura” siano solo il Colosseo o le pregevoli opere del nostro Rinascimento.
Ci prepariamo un mate tra le dolci ondulazioni della zona e giungiamo quindi a Sligo dove il nostro padrone di casa, che scopriremo essere un tipo sui 40 molto giovanile e simpatico, ancora non era rientrato e che quindi ci aveva lasciato le indicazioni via mail su come entrare e prendere possesso della sua bellissima casa. Questo modus operandi, che già ha lasciato senza parole il sottoscritto, potete immaginare quale immane stupore abbia generato nella mia amata compagna di viaggio! Abbiamo così il tempo di lavarci, riposare e organizzare il pernottamento del giorno seguente prima che il titolare della bella villetta rientrasse a casa. La serata trascorre cenando in sua compagnia nella splendida cucina con isola centrale (la sola cucina è grande come casa mia, porcadiquellatroia!) e chiacchierando davvero amabilmente. Uno dei 3 o 4 BnB migliori del viaggio! Fra l’altro gli anticipiamo la nostra intenzione di chiudere il viaggio con l’estremo nord dell’isola e lui coglie l’occasione per sottolineare la bellezza della sua regione preferita, il Donegal, ultimo lembo di terra della Repubblica d’Irlanda proprio sopra la contea di Sligo, nonché per metterci in guardia su un paio di cosine una volta entrati in Ulster (o Irlanda del Nord che dir si voglia). Primo: la prima città che si incontra lasciando la Repubblica è riportata come Londonderry dalle cartine, ma una volta sul posto è opportuno chiamarla solo Derry, giusto per evitare che ti sgozzino per strada dato che “Londonderry” è la dicitura cara ai Britannici. Secondo: alcuni abitanti dell’Irlanda del Nord soffrono di una certa invidia verso i loro fratelli liberi del resto dell’isola, meglio tenerlo presente quando si inizia a parlare per la prima volta con un cittadino di quella parte dell’isola (poi ogni caso è a sé, come ovviamente sottolinea il nostro nuovo amico, ma apprezziamo le spiegazioni). Penso che non deve essere simpatico vivere nell’unico lembo dell’isola non ancora libero dal giogo di Londra.

Puntando verso nord... ultimi km di Connemara






L'attraente Strandhill






(Surfisti annoiati








Al cimitero megalitico di Carrowmore












Lunedì 15 agosto 2016 - Il Donegal, puro spettacolo!



Colazione con il padrone di casa e con l’altra coppia di viaggiatori arrivata quando noi già dormivamo. Si chiacchiera con piacere anche con loro (lui anglo-irlandese, lei di Chicago), ma poi la RT scalpita come suo solito, ingorda di strada come sempre.
Usciamo di casa e troviamo un tempo spettacolare che, come le previsioni avevano anticipato, ci accompagnerà per 2 giorni interi. Cielo blu, sole pieno e nemmeno una nuvola in cielo. Manco in Sardegna! Alla televisione parlano di “heat wave” (onda di calore) in arrivo per questi 2 giorni, con temperature che toccheranno i 24 gradi centigradi. Da italiano non sono queste le temperature che mi spaventano, anzi sono contento di avere davanti un paio di giorni senza le pur caratteristiche nuvole gaeliche.
Una sola giornata in Donegal ci costringe ad effettuare una scelta, ossia quella di tralasciare la famosa e a detta di tutti spettacolare costa per dedicarci al Glenveagh National Park ed al suo omonimo castello (http://www.glenveaghnationalpark.ie/).
Non posso descrivere la bellezza selvaggia delle strade percorse per raggiungere il parco. Lasciata la nazionale N15 all’altezza di Ballybofey si svolta a sinistra sulla R252 e così per raggiungere la zona del parco si iniziano a percorrere strade secondarie dove per un’ora e mezza il fascino è tale che si procede costantemente a cazzo duro. Un’emozione continua che le foto, per limiti tecnici del sottoscritto, non rendono per nulla.
Seguire le indicazioni per la sede del Glenveagh National Park significa anche giungere al punto di partenza della navetta che, costeggiando il Lough (lago) Beagh, in 5 minuti porta al castello, che fu fatto costruire da un faccendiere irlandese arricchitosi in America nel 1.800, il quale comprò il terreno sfrattando centinaia di famiglie della zona che, nel trasloco forzato, morirono di stenti. Un uomo ancora oggi ricordato dalla gente del posto con la stessa simpatia con la quale si può ricordare un’epidemia di colera. In seguito passò di mano dalla vedova di questo signore (una signora buona ed apprezzata, al contrario del marito) ad altri proprietari privati che ne aprirono le porte a vip e divi del cinema, finché non ricordo in che anno passò in proprietà alla libera Repubblica d’Irlanda che lo aprì al pubblico come attrazione storico-turistica.
La solita pietra scura di queste parti e l’affascinante stile del castello ne fanno una bellissima meta qualora ci si spingesse fino al Donegal, cosa che consiglio vivamente anche dedicandovi più tempo di quanto noi abbiamo fatto in questa occasione. Infine una nota sul lago che, come molte acque dolci irlandesi, pur godendo di un’acqua limpida e cristallina risulta di un blu scuro, a volte quasi nero, a causa della torba, così ampiamente presente nel paesaggio dell’ovest dell’isola. Questa caratteristica rende l’impatto visivo nel suo complesso ancora più attraente, a volte quasi inquietante e proprio per questo stupendo.
Dopo la visita del castello vorremmo farci un mate ma notiamo che ormai la yerba è diventata quasi solo polvere ed è ormai inservibile. Mannaggia! Qui di certo non la troveremo mai da acquistare, dovremo così rinunciare fino al nostro rientro a casa. Ci sono cose peggiori, anche se ho paura che la mia metà della mela soffra l’astinenza. In ogni caso, “stultum est timere quod vitari non potest”, o no? Ci dirigiamo quindi a pochi chilometri di distanza dove avevamo prenotato un BnB che, specie in una giornata di meteo tanto spettacolare, è difficile descrivere. Tanto per cominciare, la casa della signora si chiama “Lake View House”, e mai nome fu più azzeccato. Una terrazza naturale, appena sopra la R251, con vista sulla piccola valle e sul Lough Akibbon, uno dei tanti laghi e laghetti che costellano la zona. Stanza graziosissima con acqua, aranciata e ottima frutta fresca, un labrador affettuoso e costantemente alla ricerca di coccole e soprattutto una padrona di casa straordinaria, che ha aperto la sua casa ai viaggiatori per il puro gusto di farlo (di fatto il prezzo per quello che offre è al limite del buffo). Si offre di accompagnarci in automobile (e tornare a prenderci quando vogliamo) al pub/ristorante dove andremo a cenare, in modo da non prendere la moto e poter così bere quanto vogliamo! Il tragitto fino al pub si snoda per un buon quarto d’ora su strette stradine che seguono le ondulazioni delle colline del Donegal e offre alla signora l’occasione di portarci in un paio di luoghi che nessuna guida porterebbe a conoscere. Il primo è un luogo di preghiera come nel Donegal se ne incontrano molti (ma sempre in posti impossibili se non se ne è a conoscenza), formato da alcune pietre, immagini sacre e fiori, che viene identificato negli stessi punti dove già in epoca celtica i pagani solevano innalzare le loro preghiere. Questi luoghi sono tutt’oggi considerati con molto rispetto e sacralità dagli abitanti del Donegal poiché, ancorché la fede religiosa sia distinta, riconoscono in quei punti specifici quelle stesse energie che devono avere attratto i loro avi secoli e secoli addietro. Dopo di ciò la signora dirigerà la Kia Sportage sulla quale ci accompagna verso un campo dove alcuni adolescenti giocano ad uno sport strano che la nostra host ci spiegherà essere “Irish Football”, una sorta di via di mezzo tra il calcio ed il rugby, dove si usano piedi e mani, la palla è rotonda e al contempo vigono regole su passi e palleggi per certi versi simili al basket. A bordo campo tutti urlano allegramente incitando l’una o l’altra squadra, ma è puro gaelico e noi non comprendiamo una sola parola.
La cena al pub Lagoon, tra funghi all’aglio e pesce al forno in quantità tale che a Milano si dovrebbero ordinare due porzioni per averne la metà, è semplicemente divina. (http://thelagoon.ie/)

Il magnifico Donegal












Il Castello di Glenveagh e il suo lago










Il BnB e la sua vista




Martedì 16 agosto 2016 - Northern Ireland, un mondo a parte



Ripartiamo poiché la signora non può ospitarci per una notte in più in quanto un’altra fortunata coppia aveva già prenotato la stanza. Decidiamo così di assecondare il destino e ripartire, come del resto già inizialmente previsto. Da dove ci troviamo in un’ora possiamo giungere a Derry e poi, dopo un’altra ora, a Belfast. Decidiamo così di visitare la prima e proseguire poi in giornata per la seconda dove dormiremo 2 notti.
La giornata, come previsto, è una favola come il giorno prima, proprio come da previsioni. Oggi toccheremo i 25 gradi. Gli Irlandesi sono come impazziti ed i bambini corrono seminudi dentro le fontane pubbliche nel centro di Derry come se il clima fosse davvero caraibico quando dopotutto è una giornata di sole con gli stessi gradi che alle nostre latitudini godiamo a metà maggio.
Lungo la strada ci si accorge di essere entrati nella “altra Irlanda” solo perché ad un certo punto noto un prezzo della benzina davvero bassino. Ah, sono sterline! Ok, siamo in Irlanda del Nord. Nessuna frontiera, nessun segnale di confine. Si vuole almeno dare un senso di coesione che non divida irlandesi da irlandesi. Noteremo però che la realtà, proseguendo il nostro viaggio, non è esattamente così.
Derry è una città curatissima, che cerca di scrollarsi di dosso il suo terribile passato (siamo nella città della Bloody Sunday del gennaio 1972, tanto per dare l’idea). Il tentativo di rilanciarsi sembra effettivamente molto ben riuscito. La cinta muraria è intatta ed interamente percorribile, la bella cattedrale regala un notevole impatto visivo così come la splendida sede del comune, che propone al suo interno una specie di museo gratuito, multimediale e davvero ben fatto, tutto incentrato sulla cosiddetta Plantation, ossia la colonizzazione d’Irlanda da parte di Inglesi e, in parte, Scozzesi nel corso del 1.500-1.600. Il lungo fiume è poi delizioso, fiorito e recentemente pavimentato, ma ciò che è davvero un gioiellino è l’ufficio turistico, dotato di ogni informazione e documentazione (perlopiù gratuita) sulle attrazioni ed attività della zona, gestito da personale gentile e competente (una impiegata era una ragazza di Verona) e che, vedendoci bardati come cavalieri medievali, ci ha proposto di tenere loro in custodia giacche da moto e caschi per il tempo del nostro tour alla città. Dieci e lode!
Ciononostante, l’atmosfera non è spensierata come fino al giorno prima. Nei quartieri cattolici/repubblicani le bandiere della Repubblica d’Irlanda sventolano caparbiamente ma altrettanto vanamente, e i monumenti alla breve esperienza della “Free Derry” ed ai morti per mano dell’esercito britannico ci ricordano qua e là che, al di là dell’assenza di frontiere fisiche, non siamo più nello stesso sereno paese di ieri. Ed infatti, ripartendo da Derry attraversiamo un quartiere di lealisti, dove sventolano Union Jack ad ogni angolo. La lunga mano di Londra ogni tanto spunta a ricordarci chi in ultima istanza comanda da queste parti.
Giungiamo così a Belfast, che ci accoglie con un traffico sgradevole. Ne attraversiamo buona parte per giungere al nostro BnB, che si trova poco fuori dal centro in una casa vittoriana del 1.870 dove la signora ci accoglie molto bene (ormai abbiamo un sacco di recensioni, a quanto pare siamo gli avventori perfetti!) :-)
Prendiamo possesso della nostra stanza, ci docciamo e usciamo a cena in un pub che trovandosi nella zona universitaria della città e vista la stagione è ovviamente quasi vuoto, ma il cibo e le birre sono come sempre degni di nota. Rientriamo passeggiando per il quartiere studentesco scattando un paio di foto alla splendida università, forse la cosa più bella vista a Belfast.

Derry (o Londonderry per i lealisti)


















Mercoledì 17 agosto 2016 - Belfast

La giornata è tutta dedicata alla visita della capitale dell’Irlanda del Nord. Lasciamo la RT parcheggiata sotto casa e con un paio di scarpe comode ci incamminiamo passeggiando fino al centro di Belfast. Giunti al City Hall, municipio nonché centro nevralgico della città, non pienamente soddisfatti di un centro città che ci aspettavamo più affascinante, decidiamo di proseguire per la zona del porto per vedere com’è stata riqualificata negli anni, dal momento che secondo la Lonely sembrerebbe che Belfast abbia conosciuto nell’ultimo periodo una fase di forte sviluppo e riqualificazione urbana nonché di deciso impulso turistico. Da qualche parte tutto ciò sarà ben visibile! La zona del porto però, a parte una bizzarra statua raffigurante un enorme salmone a piastrelle bianche e blu, restituisce ancora un’immagine tipicamente di porto industriale non troppo diversa da quella che doveva avere all’epoca della costruzione del Titanic, che proprio qui vide la luce. Certo, vi sono molti lavori in corso e un piccolo esercito di operai sta costruendo nuovi palazzi, ma pensiamo che se l’estetica sarà simile a quelli recentemente terminati, lo skyline della città non ne beneficerà particolarmente. Passeggiamo un po’ lungo il porto, osservando Sansone e Golia, come gli abitanti del posto chiamano le due enormi gru gialle che svettano in altezza sul resto delle altrettanto squallide attrezzature del luogo. Il vicino museo del Titanic invece è una costruzione ultramoderna, molto caratteristica, a forma di stella, che vorrebbe essere un po’ la star del quartiere che da questa prende il nome. Eppure non riesce ad suscitarci particolare ammirazione. D’accordo, abbiamo capito che, a prescindere da quanto racconta la Lonely Planet, ci troviamo in una città che di bellezza da dispensare ne ha pochina. Immaginiamo che uno dei tour guidati di un’ora e mezza possa risultare interessante per meglio comprendere questa città, e forse in generale questo fazzoletto di terra irredenta nel nordest di un’isola che solo l’avidità umana, contro ogni logica storica e culturale, impedisce sia definitivamente unita. Torniamo quindi in centro e nel frattempo entriamo in un supermercato dove acquistiamo delle alette di pollo piccanti da mangiare per strada sporcandoci le mani ed il viso come due bambini con lo zucchero filato. Il simpatico cassiere del negozio ci ascolta parlare il nostro strano esperanto latino e tenta invano di indovinare da dove venissimo. Quando gli diciamo i nostri paesi si entusiasma e sorride felice. Uno sprazzo di allegria tipicamente “irish” anche nell’apocalittica Belfast, che bello!
All’ufficio del turismo non siamo come gli altri avventori, noi sappiamo già cosa vogliamo e così chiediamo un appuntamento con una guida per un tour politico di Belfast (si può optare anche per un tour più squisitamente storico, ma dopo mezza giornata in questa piccola capitale quello che vuoi finalmente comprendere è la genesi di tanto odio e separazione). Le guide in realtà altro non sono che tassisti locali che hanno conseguito un’autorizzazione a svolgere, accanto alla loro attività tradizionale, anche la funzione di guida turistica, soprattutto per quanto concerne i giri incentrati sui murales che tappezzano le pareti di molti edifici in modo non proprio uniforme, così da risultare secondo me impossibile gustarli appieno senza una persona che ti conduca per mano illustrandoti storia e significato sottostante. Il nostro nuovo amico si chiama Thomas e conduce un taxi nero, di quelli pittoreschi e tipici di molte città britanniche. Il tour è semplicemente in-di-spen-sa-bi-le! Thomas è un grasso signore di una cinquantina d’anni, nato e cresciuto in uno dei quartieri più caldi di Belfast proprio nei terribili anni dei troubles, quando militanti lealisti ed esercito britannico giocavano a tirassegno con i cattolici repubblicani e la città era considerata una delle “four B” nel mondo assolutamente da evitare (insieme a Beirut, Baghdad e Bosnia). I suoi racconti sono per noi preziosissimi. Thomas ferma il taxi e ci fa scendere davanti ad ogni murales spiegando nel dettaglio ogni immagine, quindi ci mostra molti luoghi dove si svolsero le azioni più violente, dove lui stesso perse amici e conoscenti (un suo amico quando avevano solo 8 anni fu assassinato mentre attraversava la strada accanto a lui, un altro bambino di 9 anni ucciso da un proiettile mentre dormiva nel suo letto, e così via…). Entriamo in un paio di “giardini del ricordo” dove diverse lapidi circondate da fiori e da bandiere della Repubblica d’Irlanda restano a testimonianza della recente storia di questa città. Gli chiedo com’è possibile che gli inglesi permettano di creare posti del genere, a ricordo di martiri repubblicani e con tanto di bandiere. Lui mi risponde che fa parte del processo di pacificazione degli ultimi anni, ma i suoi occhi tristi sembrano confermare la nostra impressione che si tratti solo di un contentino per cercare di sopire la voglia di libertà di un popolo. Londra non mollerà mai. Gli chiedo quindi cosa vorrebbe lui per il suo paese, qual è la sua idea per un futuro radioso. Mi risponde che lui è irlandese, come i protestanti e come i fortunati cittadini della Repubblica d’Irlanda e che quindi sogna semplicemente un’Irlanda unita, nel nome di una cultura, una lingua e una tradizione che sono comuni. Poi ognuno praticherà la religione che crede, ma tutti fratelli irlandesi. Aggiunge che i lealisti vogliono sentirsi inglesi, “fanno” gli inglesi in terra irlandese, ma quando poi vanno davvero in Gran Bretagna gli Inglesi li trattano con sufficienza o addirittura li sfottono, perché appena aprono bocca palesano il loro essere irlandesi con accento e pronuncia tipicamente gaelici. Capisco perfettamente cosa intende e penso che questi lealisti sarebbero solo un po’ ridicoli, se non fossero anche pericolosi. Thomas poi ci mostra una delle cose più impressionanti di questo viaggio. La cosiddetta “peace line”, un muro grigio, alto diversi metri, costruito con lo scopo di mantenere divise le due parti di Belfast da sempre in conflitto, quella cattolica repubblicana e quella protestante lealista. Alcune case di cattolici sono praticamente attaccate al muro ed il loro giardino è blindato da un’ulteriore griglia di metallo che trovo semplicemente agghiacciante. Passiamo quindi al lato protestante. Thomas si ferma per spiegare, ma non scende dall’auto come faceva prima. Si capisce che non ha piacere a soffermarsi in quel quartiere che a noi appare senz’altro più ricco e benestante di quello visitato poco prima, ma così freddo e privo di anima da non avere molta voglia di restare lì a lungo. I murales lealisti sono contraddistinti da uno stile molto più militaresco, quasi fascistoide, rispetto ai murales libertari dell’altro lato del muro. Uno di questi è dedicato a Stevie “Top Gun” McKeag, un ragazzo morto nel 2000 a soli 30 anni, il cui scopo dichiarato della sua vita fu quello di ammazzare più cattolici possibile. Thomas ci confessa che finché esisteranno murales inneggianti ad un simile personaggio e con un tremendo muro a dividere Irlandesi da Irlandesi, com’è possibile parlare davvero di pacificazione?! Mi piace Thomas.
Rientriamo a casa con un senso di nausea per tutto ciò che abbiamo visto e per i racconti che abbiamo ascoltato. Condividiamo tra di noi il pensiero che Belfast è senz’altro il luogo più brutto e insieme più interessante di tutto il nostro viaggio. Parlando con la nostra padrona di casa iniziamo a renderci conto che probabilmente appartiene a una Belfast diversa da quella di Thomas. Siamo finiti in casa di una famiglia lealista filo-britannica? Può essere, ma lei è così gentile con noi che decidiamo di non pensarci, e ci troviamo d’accordo nel lasciarle un’ottima recensione l’indomani.
La sera ceniamo in un pub abbastanza vicino a casa (http://www.pavilionbelfast.com/). E’ molto bello e scambiamo anche due parole con la coppia di mezza età nostra vicina di tavolo. E’ tutto gradevole, eppure qualcosa anche qui ci dice di essere finiti in un covo di lealisti. Forse stiamo diventando un po’ paranoici, ma le emozioni di oggi sono state forti.

Passeggiando per Belfast










In giro con la nostra guida... murales repubblicani


















...e murales lealisti






La cosiddetta "peace line", con case in gabbia sul lato cattolico


Giovedì 18 agosto 2016 - Defaticamento con piacevole sorpresa finale



Salutiamo Aileen, la nostra padrona di casa di Belfast, saliamo nuovamente sulla nostra RT che non pare risentita per il riposo forzato del giorno prima. Ci indirizziamo al porto dove alle 10.30 salpa la nave della Stena Lines che dopo 8 ore di navigazione ci scodellerà a Liverpool, dove, temendo ritardi non dipendenti da nostra volontà, decidiamo di prenotare una stanza all’Ibis vicino al porto. Siamo contenti di lasciare l’Irlanda da Belfast. Non partire da una località incantevole e pittoresca come tante altre viste nei giorni precedenti rende meno gravoso il distacco, il ché per un emotivo come il sottoscritto non è niente male.
In cabina c’è tempo per riposare, dormendo più volte la siesta, pranzando con prodotti previdentemente acquistati in un supermercato la sera prima e approfittando per rendere il mio aspetto un po’ più umano radendomi per bene dopo tanti giorni di trascurata immagine di me. Manca tantissimo un buon mate che accompagni queste ore di relax in un bel viaggio con un mare calmo ed un meteo sempre più bello mano a mano che ci avviciniamo alla costa inglese.
Dici Liverpool e ti aspetti una grigia e terribile città portuale, nella quale cercare di mettere insieme un quartetto musicale per scappare il prima possibile e girare il mondo cantando e suonando. Beh, forse questa era la Liverpool che generò i Beatles e gli hooligans. Sarà che arriviamo da Belfast, sarà il tempo limpido e soleggiato, sarà che ci aspettavamo una città davvero di merda… sta di fatto che oggi sbarchiamo in una città con un certo fascino che, specie nella vecchia zona dei docks (i moli del vecchio porto), ha visto una riqualificazione davvero con i fiocchi! Impressionante come architetti ed urbanisti illuminati abbiano saputo trasformare vecchie e luride costruzioni in angoscianti mattoncini rossi in deliziosi piccoli condomini con gli infissi colorati. Hanno creato una bella Marina con imbarcazioni da diporto, installato una ruota panoramica e molti locali hanno aperto i battenti in una zona che immagino qualche decennio addietro sarebbe stato meglio evitare al primo calar del sole. Complimenti ai fautori di una delle riqualificazioni cittadine più felici e forse complesse, data la città di merda che si saranno trovati in mano!
Ceniamo in ristorantino turco (http://www.shirazbbq.co.uk/) molto carino ed appetitoso, a poca distanza dall’hotel dove più tardi ci addormentiamo sapendo che al risveglio purtroppo ben altro meteo ci accoglierà per accompagnarci durante il tappone fino al Kent, tra Londra e Dover.

La bella Liverpool (incredibile a dirsi!)








Venerdì 19 agosto 2016 - Attraverso l’Inghilterra, il disastro!



Questa la cronaca: dopo due ore di autostrada sotto una pioggia battente decidiamo di fermarci in una stazione di servizio in guisa tale da riscaldarci un po’ e bere un bel caffè caldo. Scendo dalla moto con una sensazione di bagnato addosso che mi fa subito sospettare non potere trattarsi solo del freddo che fatalmente si può sentire in una simile giornata. Secondo me è passata dell’acqua. Entriamo in autogrill e di fronte alla succursale Starbucks mi tolgo antipioggia e giacca da moto… fradicio! Completamente a mollo! Sul volto si dipinge l’urlo di Munch e nella testa penso che ancora mancano 250 km di autostrada, tutti sotto l’acqua (dopo i 210 km già percorsi in analoga condizione).
Mi ricordo che nel baule abbiamo la giacca riscaldabile della Klan. La voglio! Indosso una maglia asciutta, giacca Klan, pile asciutto, giacca da moto e antipioggia che piuttosto che niente qualcosa magari ancora frena. Riparto collegando la giacca direttamente alla presa della RT, ossia senza regolatore di tensione, un po’ perché mi spaventa l’idea di avere altri ammennicoli esposti all’acqua battente, e un po’ perché sono convinto che il calore massimo, bagnato come mi troverò in breve tempo, non mi infastidirà di certo. E difatti si verifica quanto pensavo. Non si può mai sapere come sarebbero andate le cose senza la Klan, se oggi sarei ricoverato in ospedale con una polmonite o se solo mi sarei trovato a patire un freddo terribile attraversando l’Inghilterra. In ogni caso, la giacca della Klan è stata provvidenziale e, forse, mi ha salvato la vita.
Arriviamo al BnB di Dee, una signora originaria di Cipro (lato greco, a proposito ancora di lotte fratricide) la quale ci accoglie... uh, come ci accoglie! Nel messaggio inviatole il giorno prima le avevamo scritto, come d’uso, una piccola presentazione perché, ricordatevi, state andando in casa di persone normali, che lì vivono, amano, dormono e pregano. Non fate gli stronzi, mai. Nella presentazione le avevamo specificato di essere una coppia di motociclisti che sarebbero giunti da Liverpool. Orbene, la signora, vedendo quale giornata infernale fosse, meteorologicamente parlando, pensa bene di farci trovare la casa con il riscaldamento acceso in modo da porre subito ad asciugare i vestiti, nonché acqua sul fuoco per prendere subito un tè in sua piacevolissima compagnia. Ci troviamo così a chiacchierare e a raccontarci le nostre reciproche storie di vita. La signora è quasi commossa dalla nostra e noi ci sentiamo subito così empaticamente felici per trovarci lì dopo tante ore tra acqua e nebbia.
Ceniamo riscaldando nel forno di Dee i nostri piatti pronti che avevamo comprato in un fornitissimo autogrill sul Grande Raccordo Anulare di Londra pensando che non avremmo certo voluto uscire ancora sotto l’acqua per cenare. Mentre ceniamo ci raggiunge di nuovo la nostra host con un’amica vicina di casa, una signora spagnola che vive in Inghilterra da 44 anni, ossia da quando ne aveva 10. Io sono felicissimo, sia per la bella atmosfera che si è creata, sia perché finalmente posso parlare un po’ in spagnolo, idioma che parlo con maggior piacere che non l’inglese che, non praticandolo da diversi anni, è particolarmente arrugginito. Comunque la signora ogni tanto si confonde e parla uno spanglish spassosissimo che ci diverte da matti e ci porta a ridere un sacco insieme a lei.
Nel frattempo ha smesso di piovere. Usciamo quindi a bere un po’. A cinque minuti di cammino c’è un pub fichissimo, realizzato in un vecchio granaio (http://www.harvester.co.uk) che serve ottime birre e piatti che non abbiamo provato ma che avevano un aspetto decisamente invitante. Mi sento così felice di essere lì che non penso nemmeno più al mio ormai inservibile antipioggia.

Sabato 20 agosto 2016 - Di nuovo in continente



Colazione cipriota a casa di Dee, con formaggio, olive e peperoni a striscioline, oltre alle più classiche fette di pane tostate con burro e marmellata.
Ripartiamo per imbarcarci a Dover, ma stavolta (colpo di genio!) decidiamo di prendere un biglietto per la nave che si dirige a Dunquerque (o Dunkirk), in modo da puntare poi sul Belgio e rientrare in Italia dalla Germania e dare l’opportunità alla mia amata di farsi un’idea, ancorché rapida ed approssimativa, delle diverse anime che compongono la nostra bella Europa che sempre più persone vogliono disgregare anziché rafforzare. A questo proposito è interessante notare come tutte le persone con le quali abbiamo discusso del tema Brexit e più in generale Unione Europea nel corso del viaggio (francesi, inglesi, gallesi, irlandesi, belgi e tedeschi) erano europeisti convinti. Erano anche tutte persone di un certo livello culturale, va detto. In ogni caso sono stato davvero felice di notare come, girando in tanti posti diversi, il sentimento di amore per questa nostra Europa sia ben vivo. Non dobbiamo scoraggiarci, c’è ancora tanta gente che non è di memoria corta, che ricorda quanto sangue è stato versato durante secoli, che percepisce la pochezza di ogni singolo piccolo stato nazionale disgiunto dagli altri, che quindi comprende l’importanza di restare insieme, di sentirci fratelli, di mandare i nostri figli a studiare a casa di altri Europei con il progetto Erasmus che tanto ha fatto per creare una coscienza di popolo comune. Una signora inglese addirittura ci ha detto di non avere ancora superato, dopo quasi due mesi, lo shock della Brexit, di sentirsi annientata dal “suicidio del suo stesso popolo” (parole testuali). Dello stesso tenore la signora francese della prima notte e tutti i nostri host irlandesi, tutti euro-entusiasti, se così si può dire. Certo nessuno così ingenuo da non pensare che questa Europa, così com’è non rappresenta i nobilissimi principi del Manifesto di Ventotene né quello spirito di sincera unione fraterna di cui si discorreva. Ma la strada è questa. Adoro la mia vecchia Europa, e la voglio unita, forte e solidale.
Tornando al nostro viaggio, sbarchiamo di nuovo in continente e ci dirigiamo a Bruges. L’impatto è quello di una città dalla bellezza sconvolgente. L’ho trovata affascinante ed elegante al livello della nostra Siena. I canali, i palazzi, le chiese, i negozi di cioccolato, la mostra di Dalì e anche qui come a Galway gli allegri artisti di strada. Solo un paio d’ore che sono servite per convincerci a tornare. Un incanto.
Dormiamo in una casa a una ventina di chilometri da Bruges, a casa di una bella famiglia dove, oltre all’incomprensibile fiammingo, si parla correntemente inglese e la signora un po’ di spagnolo. Meglio di così!

Bruges, o Brugge, comunque una perla!














Domenica 21 agosto 2016 - Ultima stazione di un fradicio calvario



Dopo la colazione attendiamo mezzora prima di partire dato che l’acqua scende a secchiate da un cielo grigio piombo. Sono un po’ spaventato, lo ammetto, e al contempo contento che l’antipioggia nuovo della mia bella compagna di viaggio non si sia rivelato difettoso e lei possa sempre viaggiare asciutta.
Partiamo in un momento di tregua e dopo 5 chilometri ricomincia, ma questa volta forte e senza spiragli di miglioramento. Attraversiamo tutto il Belgio con il medesimo clima. Solita trafila già vista in Inghilterra all’autogrill. Mi spoglio, indosso la Klan e la collego al massimo della potenza. Ciò nonostante, quando entriamo in Germania e ci fermiamo in una deserta gasthof in un non-luogo vicino al confine, sono tremante per l’acqua che ormai ha riempito ogni anfratto della giacca. Ordiniamo schnitzel impanate, patate fritte e a seguire un caffè doppio bollente. Nel frattempo ha smesso di piovere. Alla RT non gliene frega un cazzo che piova o no, che splenda il sole o che ci muoviamo nella nebbia. Lei è rimasta fuori dal ristorante senza fare una piega, impassibile nella fiera serenità di chi sa di non dover temere nulla. Beata lei. E beati noi che abbiamo lei.
Ripartiamo e, dopo una mezzoretta di altra pioggia, giungiamo nella splendida valle della Mosella. Ci fermiamo a dormire nella ridente località di Graach an der Mosel, proprio accanto alla più nota Bernkastel.
Dal BnB una passeggiata di 15 minuti immersi nei vigneti regala splendidi scorci panoramici sulla valle e porta ad un eccellente ristorante immerso tra i grappoli d’uva (http://www.waldschenke-mit-herz.de/) dove la signora che lo gestisce con il marito si prende il disturbo di spiegarci in buon inglese il menu in modo da poter scegliere qualcosa senza affidarsi al caso. Straconsigliato!

Lunedì 22 agosto 2016 - Relax tra le vigne

Finalmente smette di piovere, torna il sole e ci godiamo il borgo di case a graticcio di Bernkastel passeggiando senza una vera meta tra le sue pittoresche viuzze. Il paese è davvero il tipico borgo tedesco che sembra uscito da un libro di fiabe e il suo museo del vino vicino al fiume dispone di una vinoteca dove gustare qualsiasi delle 140 etichette prodotte nella valle (in larghissima parte vini bianchi, per i quali è meritatamente nota la zona). Ne approfittiamo e per 2,50 euro a bicchiere gustiamo tre diversi vini mentre riposiamo corpo e mente nel cortile della vinoteca (http://www.moselvinothek.de/)
La sera torniamo nel ristorante della sera prima dove la signora quasi ci commuove dicendo che se fossimo tornati la sera successiva ci avrebbe fatto trovare una sorpresa apposta per noi (aioli, ci rivelerà). Purtroppo la sera successiva saremo a Friburgo, ultima tappa del nostro bighellonare.

Bernkastel...




















Martedì 23 agosto 2016 - Friburgo, a chiudere il cerchio



Dalla valle della Mosella ci dirigiamo verso Friburgo attraversando un pezzo di Francia tra Lorena ed Alsazia. La mia dolce compagna ancora non si capacita della facilità con la quale qua si entra e si esce da un paese all’altro, sia per l’assenza di controlli, sia per la piccolezza dei singoli paesi. Io sono fierissimo. E’ la mia amata Europa, ed è bellissima così. Quando passiamo per Strasburgo le spiego cosa significa quella città, perché è stata scelta come simbolico ombelico della nostra Europa, l’anima latina e insieme germanica che la contraddistingue… Peccato solo non avere tempo di fermarci, almeno per vedere gli edifici dell’Unione. Anche questo sarà per la prossima volta!
A Friburgo alloggiamo in una casa in periferia, ma stavolta prenotata con Booking. Niente da segnalare, ordinaria amministrazione. La città invece è sempre molto bella e vibrante ed è un piacere fermarsi a mangiare al noto birrificio/ristorante Martin’s Brau (http://www.martinsbräu-freiburg.de/) nonostante i camerieri non siano esattamente il massimo della simpatia.

Freiburg...








Mercoledì 24 agosto 2016 - Fine



Si carica la RT e per l’ultima volta si riparte. Dopo circa 60 km arriviamo a Basilea, dove si chiude idealmente il cerchio del nostro giro. Fino a Milano è la solita elvetica menata di 3 settimane prima, ma questa volta va un po’ meglio perché il meteo eccezionale ci consente perlomeno di evitare lo sgradevole tunnel del Gottardo percorrendone il passo sulla strada “ordinaria”.
Le immagini del passo del Gottardo chiudono 22 giorni splendidi ed irripetibili, sotto ogni punto di vista.
Giunti a Milano parcheggio la RT nel box. Il display segna 87.231 km. Abbiamo quindi percorso insieme 5.351 km. Parlare con un oggetto sarebbe realmente segno di pazzia, e così resisto alla tentazione, ma idealmente, a distanza, ringrazio di cuore gli uomini che ne hanno curato il progetto. Come tutte le umane cose forse non può parlarsi di “perfezione” in senso assoluto, ma per me lo è, perfetta, in tutto. Se avessi i soldi per cambiarla già dopo questi primi 6 anni, non avrei dubbi: un’altra RT, eterno amore.

Passo del Gottardo


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Il sesso... la droga ed il rock and roll erano i miei studi... [cit. Rantax]

Ultima modifica di Fancho; 04-09-2016 a 16:11
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Vecchio 04-09-2016, 17:56   #2
Isabella
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Che dire...??
Bella vacanza, bellissime foto e report, magnifica situazione di vita...

FELICITAZIONI E TANTISSIMI AUGURI!


quand'è che ci presenti la tua misteriosa compagna di viaggio (non hai scritto mai neanche come si chiama!) e futura compagna di vita?
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MG Nevada "Mafalda" 10/2006 >100.000 (leggasi + di centomila) km

Ultima modifica di Isabella; 04-09-2016 a 17:59
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Vecchio 04-09-2016, 19:41   #3
Alessio gs
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Letto tutto di un fiato belissimo, la penisola del Dingle è uno dei posti più belli che ho visto, complimenti per come hai raccontato il viaggio adesso siediti tranquillo e fatti un mate...ciao...
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AGER
Alessio gs non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 04-09-2016, 22:12   #4
giampy66
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che dire.... letto tutto e gustato ogni singola foto è come se fossi stato li, complimenti per tutto
giampy66 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 04-09-2016, 23:32   #5
Fancho
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Grazie amici! È il frutto di memorie di viaggio a caldo, in modo da fissare emozioni ed atmosfere.

@Isabella: grazie per gli auguri! Vedrò se postare qualche fotina di noi...
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Vecchio 05-09-2016, 08:18   #6
excalibur58
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Registrato dal: 02 Jul 2008
ubicazione: Venturina Prov.LI
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Prenderò spunti e informazioni dal tuo meraviglioso viaggio,bravo bellissime foto e narrazione ok.Thanks.P.S sono tornato da un tour di 17 gg in Scozia a Giugno altrettanto meravigliosa,Eire il prossimo
excalibur58 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 05-09-2016, 09:36   #7
asderloller
Guest
 
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adesso finisco di leggere il post (stupendo tra l'altro) ti prego solo, visto che l'hai appena scoperto, di lasciare recensioni assolutamente veritiere su airbnb, non lasciarti fuorviare dalla gentilezza dell'host.
Io spesso ho avuto problemi con abitazioni che sembravano super dalle recensioni (tutte strapositive) e invece nella pratica erano ben altra cosa (cessi non puliti, e sai che intendo, puzza in casa, foto ingannevoli ecc...).

continuo a leggere
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Vecchio 05-09-2016, 11:28   #8
bela
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ubicazione: Liguria di ponente
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Complimenti per il racconto e le foto.....l'irlanda è fra i posti che più mi son piaciuti ....ci tornerei domani !!!
bela non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 06-09-2016, 11:06   #9
hartman
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Bellissimo resoconto, complimenti davvero!
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Massimiliano

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Vecchio 06-09-2016, 11:54   #10
Foggy
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Complimenti, ottima narrazione e posti che posso solo immaginare essere splendidi, come da te perfettamente raccontato.

Ti auguro tanta felicità con la tua dolce metà e lunghi, lunghissimi anni ancora insieme sempre in sella alla motocicletta (qualunque essa sarà). Complimenti ancora.
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Alessandro Lazise3294274242
HONDA CRF1000L AS DCT'19
HONDA VFR800 RC79'16
HONDA ATXRV650 RD03'89
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Vecchio 06-09-2016, 11:55   #11
paulposition
Concierge de qde
 
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Registrato dal: 30 Aug 2005
ubicazione: Piove di Sacco (PD)
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complimenti per il report!!!
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Pepsi!
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Vecchio 06-09-2016, 12:01   #12
cesebeccadopo
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Splendido!
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Bruto, smettila di giocare con quel coltello, finirai per ferire qualcuno!
cesebeccadopo non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 07-09-2016, 08:28   #13
Fancho
Mukkista doc
 
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ubicazione: Nella ridente Ossola
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Grazie amici! È la prima volta che posto un report. Sono felice vi sia piaciuto!
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Vecchio 07-09-2016, 22:44   #14
pierachi
Mukkista
 
Registrato dal: 21 Jul 2009
ubicazione: bari
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uno dei report di viaggio più' interessanti e coinvolgenti che mi sia capitato di leggere negli ultimi tempi. complimenti per tutto
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r 1200 gs 2016
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Vecchio 07-09-2016, 23:18   #15
papipapi
Mukkista doc
 
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Registrato dal: 09 Jun 2010
ubicazione: Pescara
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Che dire, complimenti a voi due ed a te x il report, ma soprattutto alla tua RT
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papipapi *58* la moto e' una passione incommensurabile.
R1200R
Ciao Robbè
papipapi non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 08-09-2016, 16:41   #16
Karlo1200S
Più scemo
 
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Registrato dal: 29 Mar 2006
ubicazione: Milano
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Posti bellissimi... Dingle mi è rimasta veramente nel cuore...
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RT LC'14 63K-CB1300S'13 34K-SMT 990'11 36K-XCHALLENGE'07 27K-K100RS 16V'89 103K-R80G/S'81 54K
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Vecchio 07-10-2016, 12:34   #17
brag
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Bello, complimenti
Avevo salvato il link tra i preferiti e l'ho letto oggi per prendere degli spunti per il mio prox viaggio in Irlanda
Grazie
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Ɛ/⇂ ဌᴚ & S06ᴚ & Ʇᘔ Ɔᘔ ɔɔ0 ဌᘔ ᴉllǝuǝᗺ & Ǝ0 ဌ⇂XԀ ɐdsǝΛ & S⅁008Ⅎ
https://www.brag.one/
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Vecchio 07-10-2016, 13:45   #18
Sali
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Idem... complimentoni!
__________________
KTM 1190R e Montesa Cota 123. Ex F800GS
Sali non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 07-10-2016, 14:15   #19
fabio1161
Mukkista in erba
 
Registrato dal: 09 Dec 2008
ubicazione: Roma
predefinito Irlanda

Bellissimo report ... letto tutto d'un fiato ... dopo la Scozia fatta nel 2014 sto pensando all'Irlanda per il la prossima estate ... complimenti!
fabio1161 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 07-10-2016, 14:45   #20
trppons
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Registrato dal: 16 Jun 2014
ubicazione: cava de'tirreni
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Complimenti davvero ...sia per il viaggio che per le foto e per come hai descritto il tutto ...

Piero
trppons non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 07-10-2016, 21:50   #21
smile50
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Registrato dal: 03 Mar 2007
ubicazione: Grosseto
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Grazie! Molto interessante. Felice penna. Bel viaggio. Auguri per una lunga strada insieme.
__________________
R 1150 RT - R 1150 GS
un giorno senza sorriso è un giorno perso (Chaplin)
smile50 non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 31-05-2017, 15:08   #22
OctopusVR
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Registrato dal: 26 Mar 2012
ubicazione: VERONA
predefinito

Report da leggere attentamente perchè pensavano di fare qualcosa di simile il prossimo agosto, ma siamo molto incerti per il tempo che da quelle parti è spietato... e noi siamo abituati ai territori del sul caldi e meglio ancora desertici. Vedremo cosa fare...
__________________
Francesco & Monica
GS 1250ADV my 2022 "Four wheels move the body, two wheels move the soul"
OctopusVR non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 31-05-2017, 17:36   #23
vaivaipaolino
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Registrato dal: 01 Apr 2011
ubicazione: brescia
predefinito

Appena sfogliato
stasera me lo leggo tutto.
Se non cambia nulla: partenza domenica 30 luglio.....................
prenderò sicuramente spunto
bravi
__________________
...se ghè¨ de nà...pota nom.....
vaivaipaolino non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 17-07-2017, 09:29   #24
vaivaipaolino
Pivello Mukkista
 
L'avatar di vaivaipaolino
 
Registrato dal: 01 Apr 2011
ubicazione: brescia
predefinito

.....................il traghetto è prenotato...........partenza da casa il 30-07, imbarco il 2-08, rientro il 15-08, arrivo il 18/19/08 se non cambia nulla.
__________________
...se ghè¨ de nà...pota nom.....
vaivaipaolino non è in linea   Rispondi quotando
Vecchio 18-07-2017, 07:46   #25
Fancho
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Registrato dal: 19 Oct 2006
ubicazione: Nella ridente Ossola
Thumbs up

Bravissimo!!

Non mi resta che dirti... "Vai Vai Paolino"!!

Che giro pensate di fare?
__________________
Il sesso... la droga ed il rock and roll erano i miei studi... [cit. Rantax]
Fancho non è in linea   Rispondi quotando
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