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Originariamente inviata da Paolo Grandi
La normativa FIM è limitata alla MotoGP.
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Non è proprio così. Copio e incollo uno stralcio di un articolo.
Nel mondo della moto la cosa ha un impatto dirompente. Dal 2019 infatti saranno*commercializzati i caschi “replica” dei piloti*con la consueta omologazione ECE 22.05, a fianco dei quali saranno messi in vendita i*caschi FIM. Da un lato i consumatori troveranno sugli scaffali un casco sicuro secondo le regole armonizzate a livello internazionale, la ECE (valida in 70 Paesi nel mondo). E dall’altro ne troveranno uno con bollino FIM, più costoso e pesante, le cui specifiche possono andare bene per la pista ma non è detto che siano altrettanto valide per la guida in strada che prevedeimpatti con angolazioni ben diverse e ostacoli, come gli spigoli dei marciapiedi. Ostacoli che in pista i piloti non incontrano mai (e sono gli stessi piloti che fino al 2018 correvano con i caschi omologati ECE normalmente in vendita).
Inutile dire che*i produttori si troveranno a dover gestire un problema commerciale clamoroso. “Adesso è come dire ai consumatori che i caschi dello scorso anno non erano così sicuri - dice il rappresentante di una importante casa, a condizione di restare anonimo - ma siamo convinti del contrario, perché quelli FIM saranno più pesanti, e il modo in cui sono stati condotti i test non ci convince”. Posizione, questa, condivisa da altri produttori. Preoccupati anche del fatto che la FIM*intende rendere obbligatoria l’omologazione per tutti i tipi di competizioni, anche fuoristrada. La speranza dei costruttori è che a lamentarsi siano i piloti. I quali, secondo indiscrezioni, non sono contenti dei nuovi caschi, più pesanti e meno personalizzabili.
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