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Vecchio 06-04-2020, 11:45   #1
praha994
Mukkista in erba
 
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ubicazione: Paesi Bassi
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Giovedì scorso ho affrontato con mia moglie un viaggio internazionale. Non in moto, in macchina stavolta. Pensando però che di questi tempi la mia esperienza sia rara ho pensato di raccontarvela. *
Siamo partiti dai Paesi Bassi diretti in Sicilia, dopo il via libera del Consolato Italiano per motivi di assoluta urgenza, giovedì (2 aprile) poco dopo le 7. Abbiamo deciso di attraversare la Germania e l’Austria anziché il solito percorso Belgio-Lussemburgo-Francia-Svizzera: meno confini da attraversare. Tra Olanda e Germania nessun controllo, il confine era aperto come sempre e il traffico in Germania sembrava addirittura normale.
La situazione invece è cambiata nettamente in Austria. Al confine Germania-Austria troviamo un check-point con militari armati (austriaci) ovviamente con mascherine. La strada è sbarrata. Ci controllano la temperatura e chiedono il motivo del viaggio. Dopo mi fanno firmare una dichiarazione che avremmo transitato direttamente verso l’Italia senza effettuare alcuna sosta. Ci aprono la strada e la situazione cambia nettamente: traffico auto inesistente, vediamo solo tir, è un altro mondo.
Ci aspettavamo un nuovo sbarramento al Brennero e invece no, tutto libero, si passa liberamente come sempre, l’unica differenza è che non ci sono macchine, sempre solo tir. Arrivati a Trento ci fermiamo in uno degli unici due hotel aperti dopo 11 ore di viaggio, interrotto solo da una pausa bagno e rifornimento in Germania.
Venerdì mattina ripartiamo alle 9 da Trento in direzione Cosenza dove avevamo già prenotato un altro hotel. Il tempo è bellissimo ma la strada surreale e inquietante, ancora solo tir, sporadicamente qualche macchina, la proporzione a occhio è di 200 a 1. Veniamo fermati in Italia per la prima volta nei pressi di Frosinone. Il traffico autostradale è deviato all’interno dell’area di servizio La Macchia. Lì un grosso checkpoint della polizia stradale. Ci controllano (e ritirano) l’autocertificazione (la nostra era diversa, il consolato ci aveva fornito una versione per rimpatrio) e abbastanza velocemente ci fanno passare. Continuiamo quindi verso Cosenza. Più scendiamo meno tir vediamo per strada. Vicino Napoli addirittura il traffico si inverte: le auto aumentano notevolmente rispetto ai mezzi pesanti, strano. A sud della Campania però di nuovo poche macchine, ma anche pochi tir. Dopo una trentina di chilometri con visibilità inferiore a 5 metri il tempo è sempre brutto ma almeno vediamo la strada. Arriviamo a Cosenza dopo 9 ore di viaggio. Il receptionist notturno dell’hotel è molto tranquillo, senza mascherina, come se non sapesse niente di quello che succede intorno. Ci facciamo consegnare due pizze da un rider che invece è molto protetto e attento alle distanze, capiamo allora che quello strano era il portiere. Ci sono meno di due ore per raggiungere lo stretto di Messina e la partenza è prevista alle 18 (in questo periodo ci sono solo 4 corse al giorno, alle 6:20, alle 8:00, alle 18:00 e alle 22:00). Decidiamo quindi di rimanere in hotel fino al limite dell’orario di checkout. Partiamo alle 11, la receptionist stavolta ha un atteggiamento e protezioni adeguate alla situazione. Sappiamo che l’attesa sarà comunque lunga.
In località Rosarno altro grande checkpoint della polizia stradale. Stesso metodo, deviazione all’interno dell’area di servizio e controllo capillare. Le forze dell’ordine sono sempre state molto gentili e di grande umanità. Ci accorgiamo che un brutto ceffo con un supermegasuv sta discutendo animatamente con la polizia, con lui sembrano un po’ meno gentili, giustamente credo. Ripartiamo e dopo un chilometro ci accorgiamo di non aver ripreso i nostri passaporti! Torniamo indietro, per fortuna l’uscita Gioia Tauro era a due chilometri. Tornando al check-point ci dicono che una pattuglia è partita a velocità per intercettarci e restituirci i passaporti! Li chiamano via radio per fermarli, erano quasi arrivati allo stretto di Messina. Comunque, stavolta siamo noi a raggiungerli, si erano fermati aspettandoci. Un gesto che apprezziamo tantissimo!
Arriviamo alle 13 circa allo stretto. Qui c’è già una coda di una trentina di macchine. Il controllo di polizia è molto, molto accurato. Vediamo anche un paio di macchine fare inversione e andare via, crediamo bocciati ai controlli. Dopo quattro ore ci liberano e ci sistemiamo sulla rampa di accesso ai traghetti. Si parte puntuali alle 18. Allo sbarco un altro controllo, mi sembra meno accurato, fanno un paio di domande e prendono un’altra copia dell’autocertificzione, in più soltanto una donna che non ci saluta ma ci spara in testa con un termometro laser, e va via.*Appena abbiamo il via libera (siamo dietro una sbarra che aprono solo dopo aver controllato tutte le macchine del traghetto) partiamo per raggiungere casa nostra a Catania.*Adesso siamo in quarantena e tra 14 giorni saremo sottoposti al tampone, dall’esito dipenderà la nostra libertà. La protezione civile ci monitora costantemente avendo avuto accesso alla geolocalizzazione dei nostri telefoni e chiedendoci due volte al giorno il nostro stato di salute. Nel frattempo cerchiamo di riabituarci alla nostra casa siciliana. Noi stiamo benissimo, non abbiamo mai avuto nessun sintomo nè avuto contatti con individui sintomatici. Dopo questa esperienza voglio esprimere enorme gratitudine alle forze dell’ordine che rischiando svolgono un servizio ineccepibile infondendoci un senso di sicurezza e protezione. Gratitudine anche ai tantissimi camionisti che lavorano intensamente, sopravviviamo grazie a loro. Non sto dimenticando i sanitari, sono gli eroi moderni. Stiamo a casa!


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