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Vecchio 16-01-2020, 11:02   #53
GS3NO
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predefinito Parte Seconda

4.6.2 Mtskheta. Lasciata Uplistsikhe ci sono due modi per arrivare a Mtskheta, il primo sulla veloce autostrada e il secondo proseguendo per la strada M29 che attraversa un leggero altipiano. La strada inizia con attraversare alcuni villaggi remoti per poi prendere quota e offrire panorami che sono molto suggestivi. Ci sono coltivazioni di piante a cui non abbiamo saputo dare un nome, ma assomigliano straordinariamente alla Dactylorhiza maculata (Google Lens). Questi campi spiccavano con il color viola sull’erba verde vivo. La strada scende e costeggiando il Mtkvari arriva a Mtskheta.


Certo la Cattedrale di Svetitskhoveli lascia veramente stupiti. Circondata da mura e un bel giardino svetta nel centro dando un senso di sacralità al sito. La leggenda vuole che sia il luogo in cui sarebbe stata sepolta la tunica di Gesù Cristo. Secondo la tradizione fu Santa Nino a scegliere il luogo di confluenza dei fiumi Mt'k'vari e Aragvi come sede della prima chiesa georgiana. Le fonti agiografiche del paese sostengono che nel I secolo un ebreo georgiano di Mtskheta, chiamato Elia, assistette alla crocifissione di Gesù a Gerusalemme. Egli avrebbe acquistato la tunica di Cristo da un soldato romano sul Golgota e l'avrebbe poi portata in Georgia. Tornato nella sua città natale, Elia fu accolto da sua sorella Sidonia. Costei morì dall'emozione subito dopo aver stretto forte al petto la tunica. La presa della donna era talmente forte che la tunica venne seppellita insieme a lei. Il luogo di sepoltura di Sidonia è custodito nella cattedrale. Sul punto in cui fu seppellita la sorella di Elia crebbe poi un enorme albero di cedro. Nel IV secolo, dopo la conversione di Mirian III, l'albero fu abbattuto per costruire la chiesa. Una volta eretti sei pilastri, il settimo (da posizionare sul punto in cui era cresciuto il cedro) si alzò miracolosamente in aria e ritornò per terra solo dopo che Santa Nino passò un'intera notte in preghiera.















Molti fedeli georgiani sono estremamente devoti a santa Nino e il sito è frequentato da veri devoti. La nostra presenza però non desta fastidio e siamo liberi di guardare e curiosare per la chiesa principale. La sua leggenda e la sua architettura hanno un forte potere persuasivo e l’atmosfera che si respira dentro è veramente solenne e sacra.

Durante la visita alla Cattedrale di Svetitskhoveli abbiamo deciso un piccolo cambio di programma, e per fortuna... siamo saliti al Monastero di Jvari da cui scopriremo una vista mozzafiato! Le due guide riportavano una strada impervia e curvosa... ora, o l'hanno rifatta oppure abbiamo parametri di tortuosità diversi



Monastero di Jvari. Dopo la visita ci siamo diretti al Monastero di Jvari che domina la confluenza dei fiumi Mt'k'vari e Aragvi e la città di Mtskheta. Secondo la guida la strada era tortuosa, in realtà ha poche curve e un tornante solo, quindi tutta questa tortuosità nessuno di noi l’ha notata. Sebbene l'edificio eclesiastico è meno suggestivo, sorge su una posizione davvero unica, e il panorama che offre è unico nel suo genere.









Così dopo visita e foto di rito siamo ripartiti per andarcene all’hotel di Tbilisi.
Siamo arrivati a Tbilisi facendoci strada tra un traffico che non ha un minimo di disciplina. Dovete sapere che sono accusato di essere un pirata vandalo della strada perchè seguo pedissequamente la traccia GPS senza curarmi della segnaletica, ignorando sensi unici, divieti di transito, aiuole e gradinate delle chiese… a volte può essere successo…. Comunque, abbastanza semplicemente, e questa volta senza percorrere sensi unici al contrario, siamo arrivati alla nostra destinazione: l’hotel Opinion. La struttura è nel centro storico di Tbilisi ai margini della zona pedonale e a traffico limitato, in una zone più belle di una città che affascina solo entrandoci.


Come parcheggiano i 17: educati e civili


Parcheggio ignorante del 21

Anna e Marianna vanno a fare il check-in alla reception e vogliono essere pagati in anticipo. Noi in qualche modo tentenniamo, facciamo melina e riusciamo ad avere le chiavi senza pagare prima. Dopo aver preso possesso delle camere, una doccia ci troviamo seduti ai tavolini nel vicolo dell’hotel, chiuso al traffico ed adibito a plateatico del bar, e quasi tutti si lamentano del caldo delle stanze. Così andiamo in reception e manifestiamo il nostro disappunto. Ci viene detto che l’hotel si è già mosso per l’installazione dei condizionatori nelle stanze e noi rimaniamo perplessi: fanno dei lavori con le stanze occupate?

















Come dire... Un po’ rassegnati (per un usare altri verbi) andiamo a passeggio per la zona nord del centro città con l’obiettivo di andare a cena al “Old city wall”. Zigzagando più o meno a caso iniziamo a capire quanto sta Tbilisi è bella. Vedi che dico vero! A pochi passi dall’hotel c’è la famosa torre dell'orologio, la casa blu, la piccola sinagoga e al patriarcato di Georgia. Che dire, Tbilisi ci sta conquistando. Il ristorante è ricavato dentro ad una fortificazione delle vecchie mura di cinta della città ed è chiaramente un posto molto alla moda in città. Veniamo accolti e condotti ad un bel tavolo rialzato rispetto alla principale, di cui godiamo una vista privilegiata.




Ordiniamo ognuno un paio di piatti tipi diversi e ci facciamo portare un vino georgiano prodotto con il loro metodo classico.
Visto che negli ultimi 20 anni tutti sono diventati esperti di vino, recensiscono e capiscono di ogni dettaglio tecnico... (figa lasciatemi fare polemica sulla società odierna) Un po' di dettagli sul Vino Georgiano. Nel 2013 il metodo tradizionale di vinificazione in qvevri è stato iscritto nella lista Unesco del Patrimonio Immateriale dell'Umanità proprio per la sua tipicità e per il suo strettissimo legame con la cultura rurale georgiana. Il qvevri è fatto per durare: non è raro trovare esemplari di oltre due secoli ancora in uso. I primi qvevri risalgono a circa 8000 anni fa, in epoca pre-romana e differiscono dalle anfore (utilizzate per il trasporto) per non essere dotati di manici e per essere destinati all'interramento. Costruiti in terracotta, non sono smaltati ma vengono ricoperti all'interno da un sottile strato di cera d'api al fine di limitare l'evaporazione e lo scambio con l'ambiente esterno. Dopo essere stati avvolti esternamente con uno strato di calce, sono interrati in ambienti coperti anche se non è escluso il posizionamento all'aperto. Questa pratica garantisce il mantenimento della temperatura sia in fase di fermentazione che in fase di maturazione e affinamento.Esistono differenti metodi di vinificazione utilizzati a seconda delle zone di produzione, tutti molto simili tra loro se non nella diversa quantità di vinacce utilizzate. Il metodo "kakheto", utilizzato nella Georgia orientale, prevede l'utilizzo nel mosto delle vinacce (chacha in georgiano) complete di bucce, vinaccioli e raspi. Al contrario, il metodo "imereti", della zona occidentale, prevede l'utilizzo solo di una piccola parte (circa il 10%) di bucce e di vinaccioli senza i raspi. Un altro metodo, il "Kartli", utilizzato nell'omonima zona, prevede l'impiego di bucce, vinaccioli e raspi per circa il 30%. Il processo di vinificazione, identico per tutti i metodi, prevede che, dopo una soffice pigiatura, il mosto sia messo nei qvevri. La fermentazione alcolica inizia spontaneamente con l'azione dei lieviti indigeni; durante questa fase, di una decina di giorni circa, il qvevri rimane aperto per consentire all'anidride carbonica di uscire dal recipiente e permettere di spingere sul fondo il cappello di vinacce a favore dell'estrazione dei polifenoli e delle altre componenti presenti nelle vinacce. La temperatura di fermentazione viene controllata naturalmente; è il fresco della terra nella quale le anfore sono interrate che la mantiene relativamente bassa. A fermentazione conclusa, le vinacce si depositano sul fondo restando, solo in piccola parte grazie alla particolare forma del qvevri, a contatto con il vino. I qvevri sono riempiti fino all'orlo con altro vino della medesima tipologia; un semplice coperchio viene appoggiato sopra l'apertura fino al completamente della successiva fermentazione malolattica. Completato il processo fermentativo, il qvevri viene chiuso ermeticamente sigillando il coperchio con argilla o cera e coprendolo con uno strato di sabbia. La maturazione prosegue a temperatura stabile (intorno ai 13°C) per altri 3 o 4 mesi. Verso marzo o aprile, il vino viene prelevato lasciando sul fondo le fecce e messo in un altro qvevri pulito a decantare per un paio di mesi, passati i quali si procede a un nuovo ultimo travaso in un'altra anfora nella quale la maturazione prosegue ancora per 2 o 3 anni, anche se ci sono casi in cui si protrae fino a 20 anni. Le pareti del qvevri, nonostante la chiusura ermetica, permettono una lenta ossidazione del vino a fronte di una limitata evaporazione che comunque costringe al controllo quindicinale del livello e all'eventuale rabbocco.
Non c’è da ribattere su nulla, un vino simile al nostro Chianti a cui bisogna togliersi il cappello!
Finita la cena continuiamo con la passeggiata allungando fino al Ponte della Pace progettato da Michele De Lucchi.


















Dopo le foto di rito, ormai stanchi rientriamo in hotel.
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