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Fagòt 18-03-2013 19:05

Tan Tan Express - Marocco Raid Report
 
Non ricordo più chi me lo ha chiesto per primo, ad una certa età ormai i dettagli spesso diventano sfuocati con il passare di pochi mesi, fatto sta che è bastato parlarne ancora ad una cena o ad una sosta in mezzo al bosco ed il tutto si è concretizzato in un baleno. Le ragazze volevano fare un giro in Marocco: pietre, sabbia, hammada, acqua o fango, qualsiasi cosa sarebbe andata bene pur di mangiare un pò di polvere e bere un tè nel deserto.
Per alcune di loro sarebbe stata la prima volta e perciò volevo che fosse speciale. Così mi son messo a cercare collegamenti tra una pista e l'altra, tra un passo oltre i 2500 mt. e il silenzio delle hammada più remote, tra un'oasi e un lago salato da fare in quinta piena, tra un mare e l'altro.... e come per incanto il viaggio è nato sotto i miei occhi: dal Mediterraneo all'Oceano Atlantico, seguendo la rotta Sud Ovest per arrivare ad ammirare il tramonto sulla spiaggia di Tan Tan, ultima città marocchina prima del Western Sahara.
A questo punto la scelta è semplice: il nostro sarebbe stato il Tan Tan Express.
4000 km circa con tutti i fondi possibili, forse anche la neve, da fare in 13/14 gg. Per risparmiare tempo, decidiamo di scendere in furgone fino ad Almeria, così da coprire il trasferimento dall'Italia in una ventina di ore e riuscire quindi a fare il tutto in 2 settimane.
Delle ragazze che volevano partecipare un paio rinunciano, rimangono solo due Drag Queens incallite: Joesimpson Gran Maestro dell'Orello Spanato e Ola Supercazzòla. Poco prima della partenza il caso vuole che una sprovveduta verginella accetti di scendere con noi e provare a fare un pò del nostro percorso: i patti sono chiari, noi si tira dritto comunque e nel caso non ce la faccia a starci dietro, la abbandoneremo nel sabbione più infimo o in un oued pietroso. Ovviamente dopo aver ripetutamente abusato di lei. Cardano62 ama le sfide e accetta di buon grado la cosa, ignaro di ciò che realmente lo aspetti anche nei semplici trasferimenti stradali e nelle serate presso i luguri tuguri che saranno i nostri ricoveri per la notte.
E' il primo pomeriggio quando giro la chiave del quadro e il borbottio classico del 4 cilindri diesel proveniente dal cofano mi entra nelle orecchie. Resto immobile per un attimo prima di innestare la marcia...... e poi mi volto... Trity è lì, ben legata con due cinghie nere, il parafango appoggiato al bordo dello schienale, la ruota tassellata nuova che fa capolino tra i due sedili.... non si capacita, ed io nemmeno, che stiamo per partire da casa insieme per un viaggio e il suo motore non sia stato acceso. E' la prima volta. E c'è sempre una prima volta per tutto.
Il Gps segna 1850 km fino ad Almeria: dopo aver caricato Gianni a Milano e incontrato le ragazze sulla strada che prende a salire verso il Turchino iniziamo la discesa verso la Spagna. Nel cuore della notte profonda, mentre il mio compagno dorme, la mia mente cerca di fissare i momenti in cui su quella strada son passato più volte con la moto: "Ricordi quà che caterva di acqua abbiam preso?..... E il vento che ci sbatteva a destra qui?..... Lì abbiamo fatto benzina, zio pork ....bevevi come una spugna con il Mistral contrario". "Ormai siam troppo vecchi per queste cose, sei vicina ai 90k e il mio didietro dopo 600 km comincia a non sopportarti più.....". "Ci rifaremo con qualcosa di speciale, solo tu ed io, per ora godiamoci le quattro ruote, l'aria calda che esce dal ventilatore e una sigaretta accesa". Il furgone ha un sobbalzo su un piccolo dosso e la moto si muove di poco spingendo lo schienale. Trity ha annuito e torna tranquilla al suo posto, mentre io volgo lo sguardo all'asfalto illuminato dai fari e accendo la radio. Per un attimo mi torna in mente "Alice nella città" di Wenders......

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robi_pal 18-03-2013 19:21

:happy1::happy1::happy1:

Aspettavo con ansia il report, dopo avervi addocchiato su Youposition...
Tra un mese esatto sarò sulla nave e dovrei percorrere all'incirca il vostro giro.
Sto cercando disperatamente notizie fresche sulla situazione delle piste varie.
Ti faccio i complimenti in anticipo perchè sarà sicuramente un bellissimo report.

Fagòt 18-03-2013 21:26

1° giorno: Melilla - Midelt 410 km.

Il viaggio sul traghetto stracolmo è stato scomodo. La Aciona, compagnia spagnola, ha di recente rilevato due compagnie marocchine con le relative navi e proprio su una di queste abbiamo il piacere di compiere la traversata di circa 7 ore. Le belle e comode poltrone spagnole sono un sogno rispetto a quelle da autobus da pendolari su cui cerchiamo in tutti i modi di trovare una posizione che concilii vagamente il sonno. Questo malgrado il fatto che ce ne accaparriamo due a testa. Così non appena la voce della hostess annuncia l'entrata in porto, ci scaraventiamo nel garage per liberare le moto e sbarcare.
Alla frontiera in 10 minuti io e Gianpy, dotati già di assicurazione per il Marocco, siamo fuori e ci prendiamo il primo tè alla menta aspettando Guido e Gianni alle prese con una faux guide che promette di recuperare al più presto il titolare dell'agenzia assicurativa marocchina ancora nel tepore del proprio letto.

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La cosa si risolve con un nulla di fatto o meglio, visto che sembra impossibile trovarlo essendo domenica mattina, con una lauta mancia al doganiere che scarabocchiando qualcosa in arabo sul documento di importazione, concede ai due di passare facendogli promettere di farla al nostro arrivo a Midelt.
La giornata è fredda ma quantomeno assolata. Uscendo da Nador due zelanti gendarmi mi colgono in fallo col laser a 92 km orari.... Romanzina di dovere.... chiedo perdono per essermi distratto e poi qualche battuta e domanda sul Rally che stiamo facendo. Si, perchè così bardati e con la fiche di BND in bella mostra sul cupolino della Trity, sembriamo proprio i partecipanti di un Rally in piena regola. Più avanti altri gendarmi arriveranno a chiedermi persino la lista di tutti i partecipanti. "Niente Rally" rispondo " siamo solo io e le ragazze...".
La sosta a Guercif per un pranzo a base di brochette di montone e gli splendidi panorami desertici del Plateau du Rekkem che ci accompagnano ben oltre Missour, rinfrancano lo spirito. Gli ultimi chilometri prima di Midelt ci sferza un vento gelido e potente da sud, premonitore della giornata che seguirà. Una foratura a 10 minuti dalla città ci obbliga ad una sosta forzata. Il taglio nel copertone di Gianni è abbastanza ampio, provo a rimediare con due stringhe e a gonfiare fino a 3 atm per arrivare dal gommista, dove giungiamo sul far della sera.
Riparata la gomma e lasciate le borse all'albergo saliamo di corsa al Monastero di Notre Dame de L'Atlas dove vogliamo incontrare le suorine a cui consegnare il materiale datomi da BND.
Ci riceve il padre priore Jean-Pierre, un frate trappista ottuagenario scampato alla strage compiuta dai terroristi islamici nel '96 nel monastero Tibhrine in Algeria, dove morirono sette suoi confratelli. Con il sorriso sulle labbra ci dice che sono in preghiera, così lasciamo i pacchi con la promessa di tornare l'indomani per un saluto.

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Son passate le 20.00 da un pezzo quando entriamo in albergo. In Africa non si viaggia col buio. Cominciamo bene e siamo solo al primo giorno.

ZAGOR 18-03-2013 22:50

Finalmente , ora ci godiamo questo bel resoconto :D

:happy1::happy1::happy1:

Panda 19-03-2013 17:04

Mi metto comodo

nathan 19-03-2013 17:36

passatemi i pop corn.

Alessio gs 19-03-2013 17:56

Ohhhhh, finalmente il report della scampagnata, brave ragazze raccontate raccontate...ciao...

Fagòt 19-03-2013 19:20

2° giorno: Midelt - Imilchil 160 km.

Il vento ha soffiato per tutta la nottata e al nostro risveglio non sembra intenzionato a smettere. Poco male penso, spazzerà il cielo dalle nuvole basse che vengono da Sud e non sarà d'impiccio, visto che per almeno una buona mezz'ora saremo riparati dal versante nord del Jebel Ayachi. Previsione alquanto errata, come avremo poi modo di verificare.
Come promesso saliamo al monastero per un saluto, siamo di strada visto che si trova all'inizio della pista. Gianni prenderà la statale che scende fino a Rich e da lì risalirà fino ad Imilchil dove ci aspetterà all'albergo.
Al nostro arrivo al convento, oltre ai militari di guardia, troviamo il frate portinaio Josè Luis che mastica un buon italiano e ringrazia per il materiale consegnato la sera precedente.

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Le due suore italiane sono fuori sede: una a Casà ed una al villaggio che si trova alla fine della pista. Poco male, sarà per la prossima volta, ma approfittiamo comunque per vedere il laboratorio che hanno organizzato con le donne berbere della città, per offrire loro un lavoro e quindi una fonte di reddito autonoma. Ricamo e tessitura di tappeti.

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Salutato frate Josè Luis prendiamo a salire sulla pista: l'inizio nella valle aperta non dà problemi, anche se il vento continua a farsi sentire sul nostro lato sinistro fino al bosco di cedri.

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Il fondo è buono, si vede che ci son state piogge recenti ma i tasselli mordono la terra battuta fino alla salita in rocce e pietrisco che porta al passo. E qui comincia l'avventura.
Entrando in una curva che immette su per il canalone una raffica improvvisa e potente mi sbatte fuori pista con l'anteriore pericolosamente puntato a valle. Le ragazze corrono a darmi una mano e riportiamo la ghisa in carreggiata, ma in questo punto riesce difficile perfino stare in piedi per la forza delle raffiche.
Il 690 parcheggiato per un attimo, viene scaraventato a terra ed è un'impresa anche solo cercare di parcheggiare la propria moto e dare una mano ai compagni. Riusciamo finalmente a puntare i mezzi in direzione del vento e della pista e controllato che anche gli altri fossero a posto parto. Saranno i 1500/1800 mt più duri della mia esperienza di off. La direzione da seguire è esattamente quella contraria al senso del vento e la moto con la prima e il gas puntato è come se venisse spinta indietro ad ogni metro di 50 centimetri. Stando in piedi sulle pedane per trovare la via migliore tra le pietre offro inoltre un attrito maggiore all'aria e le continue raffiche tentano di sbatterti ora sul lato a monte coperto di rocce ora sul lato a valle con forte pendio. 5 minuti di delirio finchè raggiungo il passo, punto la moto in direzione del vento per evitare che la faccia cadere e mi volto indietro. Delle ragazze nessuna traccia.
Guardo Trity e le intimo un "Tu resti qui e vedi di non cadere!". "Io scendo a piedi a vedere cosa succede."
Sospinto dal vento che ora sbatte prepotente sulla schiena, scendo cercando di non cadere fino alla curva. Il 690 è di nuovo in terra e l'AT puntellata da Gianpy che cerca di tenerla in piedi ha la ruota anteriore bloccata dal fango. Quando è ripartito Guido ha preso una raffica che l'ha sbattuto in un canale pieno di mota e il parafango basso ha fatto il resto. Ora lotta con la chiave del 10 per liberare gli attacchi e pulire. Mi metto anch'io a tenere la moto e le cose che non puoi assolutamente lasciare libere, e alla fine aiutiamo Guido a montare in sella e prendere il via tra una raffica e l'altra.
Gianpy mi offre un passaggio sul 690: proviamo. Ingrana la prima e spalanca il gas per vincere il contrasto iniziale. Trazione c'è, il mio peso aiuta, equilibrio invece a spanne, dato che tra borse, le mie gambe penzoloni e il grosso serbatoio desert, deve destreggiarsi tra le rocce buttando ora una ora l'altra gamba a modo di bilanciere. "Zio pork, i miei piedi..." devo urlagli nel casco quando si mette a fare pelo e contropelo ai roccioni sporgenti..... "Ci tengo a non lasciarli qui....".
Arriviamo al passo e Trity è ancora lì in piedi. Scendiamo alla svelta per ripararci e metterci nel versante sotto vento, mentre l'idea di tirar fuori la fotocamera non ci passa neanche per l'anticamera del cervello.

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Finalmente al riparo dal vento, dopo la discesa a sasso smosso e un piccolo oued ci prendiamo una sosta per una sigaretta. Nessuno di noi aveva mai avuto a che fare con un vento simile in fuoristrada. Li rassicuro sul proseguo, la pista tra poco entra nel bosco di conifere e sarà una passeggiata. Anche questa sarà una previsione errata.

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Superata una frana e il guado pietroso di altro oued ben più ampio entriamo finalmente tra gli alberi e da subito ci accorgiamo che sarà ben più arduo di quanto pensassi. Il versante nord coperto dalla vegetazione presenta un'umidità molto alta e il terreno battuto che a prima vista sembra innocuo, nasconde un fondo argilloso di alcuni centimetri che fa pattinare gli pneumatici. Cerco di pulire le gomme nelle pozzanghere e in alcune trovo fondi di ghiaccio, perdendo completamente ora l'anteriore ora il posteriore. Le ragazze ormai conosco il loro posto a memoria: Gianpy al paracilindro, Guido al telaio borse, io al manubrio. 1-2-3 e Trity si risolleva dal pantano. 20 km così mentre nel frattempo una debole pioggerellina ci rinfresca gli abiti e ci annebbia le maschere.
Guido rimane ancora vittima del parafango basso. Tocca di nuovo smontare e pulire.

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Per fortuna siamo quasi alla fine e quando due pastori con la madre ci invitano per un tè nella loro casa, accogliamo di buon grado l'offerta. In cambio lasciamo un pò di benzina per la mobilette e qualche dirham.

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Il goudron fino al villaggio e uno spiraglio di sole ci ripagano degli sforzi passati. Mai quanto però i sorrisi dei bimbi a cui lasciamo un block notes ed una stylo.

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Ci aspetta ancora un passo da fare, ma già due anni fa quando passai con Franca era asfaltato, per cui sono tranquillo. Come al solito niente di più sbagliato: oggi, scopriremo in serata, ha fatto tormenta e ci aspetta un pò di neve.

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Salendo dal villaggio che si trova appena prima alcuni abitanti si sbracciano per farci capire che è chiuso, ma andiamo avanti imperterriti. Guardo il Gps e le quote: quando comincia la neve mancano solo 200 mt di altezza ed un paio di chilometri.

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Lo ricordo bene e vado avanti: i tasselli hanno presa ed i 10 cm di neve non creano grosse difficoltà. Per sicurezza mando avanti Gianpy fino al punto in cui so che spiana e comincia a scendere. Al suo ok saliamo anche io e Guido e alla luce dei fari valichiamo ed iniziamo la discesa fino Imilchil.

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Un sms di Gianni chiede dove siamo finiti. Gli rispondo che siamo a trenta chilometri dall'albergo. "Tranquillo arriviamo". E quando, entrando in paese, vedendolo un pò preoccupato intento a telefonare giù al villaggio sotto il passo innevato, gli urlo: "Zio pork non si viaggia col buio....... ma stavamo facendo solo un pò di enduro.... ".

Specialr 19-03-2013 20:05

Fagòt....























grazie!

ZAGOR 19-03-2013 22:53

Azz Fagot :!::!::!:

Achille 20-03-2013 09:28

Splendido :!::!::!:

lubec1 20-03-2013 12:03

Pare d'esserci.

Fagòt 20-03-2013 12:34

3° giorno: Imilchil - Tinehir 190 Km.

La mattina al nostro risveglio scopriamo tutte le vette innevate dalla tormenta del pomeriggio precedente. Gianni arrivando via strada l'ha subita in pieno e si è dovuto fermare a lungo per ripararsi dallo stesso vento che non pochi problemi ha creato a noi sulla pista.

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Andiamo a fare benzina al distributore poco fuori il paese e dato che sia io che lui abbiamo già visto i laghi di Tislit e Isli, lascio andare le ragazze da sole a fare due foto. Il tutto mentre si scatena una fitta nevicata che le porterà a passare oltre, causa la scarsa visibilità, la meta di qualche chilometro.
Una volta tornate prendiamo l'asfalto verso Agoudal, dove lasceremo Gianni per provare a salire sul Tizi-n-Ouano e i suoi 2914 mt. Le vette circostanti non promettono nulla di buono, in compenso il cielo si apre sempre più e un sole abbagliante comincia a riscaldarci.
Come immaginavo già a 2500 mt di altezza la pista comincia ad essere coperta di neve e mancando ancora parecchi chilometri al passo e oltre 400 mt di altitudine, giriamo le moto per riprendere la strada che sale al Tizi-Tirherhouzine e da lì poi scendere verso Tinheir.

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Peccato, ci tenevo a far fare alle ragazze la bellissima pista che da questo passo scende nelle Gole del Dades, ma a quanto pare siamo capitati al termine di una settimana di piogge e neve che imperversano dall'inizio del deserto fino a tutta la catena dell'Atlas.
Anche il passo stradale è ricoperto di neve, una quindicina di centimetri, ma fortunatamente un Unimog sgombraneve è appena passato, disegnando una striscia di colore grigio scuro nel manto bianco immacolato.
Così velocemente raggiungiamo l'inizio del raccordo tra le gole del Todra e quelle del Dades: una pista di circa 40 chilometri con un passo a 2700 mt.
Tentar non nuoce e, ancora una volta, verrò smentito dai fatti.

L'inizio della pista è stupendo, con un fondo regolare e veloce. L'azzurro del cielo spicca sul bianco delle cime coperte da una vasta coltre nevosa.

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Poi piano piano comincia, come la maggior parte delle piste marocchine, a seguire il percorso di un oued. L'irruenza delle acque ha cancellato per alcuni chilometri la pista originale sul lato sinistro e così bisogna percorrere il fiume alla lunga, districandosi da pietre e mille guadi, seguendo la debole traccia lasciata da qualche quatre-quatre.
Una volta usciti dall'inferno di roccette bagnate la pista prende a salire con leggera pendenza sui pendii ricoperti di neve. Più che pista, un viottolo largo al massimo 2 metri che a stento si riesce ad identificare nel bianco circostante.
Stando davanti agli altri la Trity trova neve vergine e un grip decente sul fondo fangoso, ma mi riesce comunque difficile restare in piedi sulle pedane e tenerla in equilibrio. Il debole gioco di gas che devo tenere per salire senza pattinare è micrometrico: basta calare per un attimo e subito l'anteriore chiude, non avendo più la spinta del posteriore, perdendo direzionalità e forza per passare la neve che ormai arriva ben oltre i 15 centrimetri.

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Proviamo a cambiare strategia. Mando avanti Gianpy con la moto da frocetta a cercare la via, dietro l'AT di Guido ad allargare ed infine la Trity. Va un pò meglio, ho meno aderenza passando sulle loro tracce che subito si trasformano in un miscuglio di neve e argilla, ma almeno così l'anteriore non deve aprire e basta quindi un filo di gas e frizione per proseguire.
500 metri zampettando e ormai si comincia a vedere il passo. La neve è ora a 25/30 centimetri, le ragazze sono galvanizzate dall'impresa che stanno per portare a termine e 200 metri più avanti puntano già le moto verso le ultime due salite. Il Gps segna quota 2608 metri. Forza Trity un ultimo sforzo, mancano solo 100/150 metri al massimo. Giro la chiave, accendo il motore e tiro la leva della frizione: un brivido freddo mi corre lungo la schiena. Corre a vuoto..... Con un colpo secco butto la marcia e poi apro dolcemente il gas. Dal motore un ululato, la lancetta del contagiri che schizza fino ai 4000 e Trity che blandamente si muove di qualche centimetro. Frizione finita.
Chiamo le ragazze e gli spiego che non ce la farò mai ad arrivare in cima. Fintanto che c'è ancora qualcosa occorre tornare indietro, per cui giriamo la moto, ferita ed inerme, ed iniziamo la discesa. Metto la seconda e con un filo di gas zampettando la accompagno, prende velocità, cade, la rialziamo, riparte claudicante finchè l'inerzia del suo peso non l'aiuta a superare curve e dossetti.
Nell'oued butto gli occhi 100 metri avanti per trovarle la via più facile, senza strappi, salite o guadi profondi..... seconda terza, seconda terza, seconda terza e un filo di gas. Sul pistone iniziale provo a forzare un pò di più.... niente da fare ancora quell'ululato straziante e il contagiri che impazzisce.....
A Tamtattouche ci fermiamo per un tè nella speranza che raffreddandosi qualcosa migliori. Ma zio pork, monta una sinterizzata con 45k chilometri.... sono eterne..... sarà l'attuatore? Non perde.... Sarà l'asta spingidisco imbrattata di olio? Sarà l'olio stesso che ha preso una scaldata inverosimile?
Tutte queste domande mi rimbalzano nella testa mentre percorriamo le Gole del Todra, la leva sembra aver recuperato un pò di consistenza e il disco un pò di grip.

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Al nostro arrivo a Tinehir, finalmente con la luce del giorno, troviamo Gianni ad attenderci all'albergo. Tolta la borsa e buttatala nella hall mi precipito a comprare un flacone di DOT 4 e nel garage con l'aiuto di Gianpy cambio l'olio del serbatoio sul manubrio. Pompo e ripompo, esco e provo la moto in salita, sembra andare meglio ma Trity non è la stessa di questa mattina. Decido che l'indomani cercherò un meccanico per valutare il da farsi. Per ora abbiam solo voglia di una doccia e un pasto caldo. Anche oggi l'enduro non è mancato.

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rombodituono 20-03-2013 17:23

Grande Fagòt. Grande nostalgia per le strade che hai descritto fin'ora che sono state per buona parte le stesse che ho fatto l'anno scorso

Visca 20-03-2013 17:57

Ma allora lo fate apposta!!! Bella compagnia di matti....due conosciuti personalmente e la meraviglia lascia spazio all'ammirazione! Bella Joe...prima Tunisia, poi Marocco...ma tra Diego e te... leggete nel pensiero?
Grande Diego i tuoi report sono sempre emozionanti! Io torno in Marocco nell'ottobre prossimo..accuratamente senza neve eheheheh!!!.....abbiamo date sfalsate ma prima o poi ci becchiamo!!!

Fagòt 20-03-2013 18:44

Grazie Paolo.... Inshallah, prima o poi ci si incontra da qualche parte.

Giotrebb 20-03-2013 21:42

:D

Come sempre Diego narratore sopraffino!

:D

Fagòt 20-03-2013 22:12

4° giorno: Tinehir - Merzouga 200 km.

Alle 8.30 sono da Hassan un meccanico d'auto che si trova nella piazza principale della città. Gli spiego il problema e dopo che anche lui prova la Trity la conclusione più ovvia resta che la frizione è finita. Dopo avere valutato tutte le possibili soluzioni decido di aprire la moto: Hassan mi confessa di non averlo mai fatto, ma mi garantisce che potrà ripristinare il materiale d'attrito. Così un'ora dopo cominciamo con i miei ed i suoi attrezzi a smontare il posteriore. La tappa di oggi prevedeva una salita fino ai rilievi che stanno sopra a Nekob e poi una traversata dell'hammada di Fezzou fino a Merzouga. Le ragazze decidono di restare con me finchè la moto non sarà in grado di ripartire.

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Alle 11.30 la frizione è tolta e si presenta "cotta" dallo sforzo subito sulla pista innevata.

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Il danno maggiore però è sui piatti di contenimento che presentano una usura rilevante con dei "gradini" di quasi un mm. sul diametro esterno ed interno. Il materiale estremamente duro della sinterizzata ha letteralmente mangiato l'acciaio. Niente che un'ottima levigatrice manuale non possa però riparare.

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Mentre Hassan porta il disco a far rivestire, le ragazze ne approfittano per fare un giro nel souk cittadino. Due ore e il disco nuovo ed i piatti son pronti.

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Resta il problema del centraggio. Ricordavo di aver letto nelle preziose FAQ che occorreva costruirsi un perno con due diametri diversi per posizionare il disco perfettamente in asse con l'asta spingidisco e il volano. Risolviamo la cosa utilizzando un manicotto di gomma che si adatta perfettamente intorno all'asta e calza a pennello nel millerighe del disco.

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Hassan è minuzioso e preciso e dopo aver montato il cambio non soddisfatto del gioco tra frizione e dischi, rismontiamo il tutto per levigare ancora un po' i margini eccedenti. Alle 16.00 la moto è pronta e ricollegati i corpi farfallati, batteria e serbatoio, giro la chiave. Ci guardiamo per un attimo e quasi all'unisono proferiamo "Inshallah". Trity parte al primo colpo, butto la prima e rombando nel portone dell'officina esco sulla strada: prima, seconda, terza, 180° e di nuovo prima, seconda, terza, quarta a manate di gas. Trity è rinata.
Stringo la mano ad Hassan e mi complimento con lui per la buona riuscita del nostro lavoro e poi pago il dovuto: son 1500 dirham, 135 euro.
Dopo esserci rilassati con una tè ed una sigaretta, prendiamo la strada che porta verso Erfoud, quindi Rissani e ormai a sera inoltrata all'albergo sotto le dune di Merzouga. Nella discesa oued straripati invadono la sede stradale. L'acqua domani la farà da padrona.

yankee66 20-03-2013 22:13

Complimenti! :D:D:!:

AGO59 20-03-2013 22:17

:D:DFagot,sei unico.............complimenti anche a tutta la compagnia:D:D
vi invidio.................;)

Specialr 20-03-2013 22:24

bellissimo..e la riparazione in (quasi) loco è un must!

vertical 20-03-2013 23:10

aspetta che aggiorno la mia lista:

Marocco,portare frizione di ricambio e spina di centraggio.

:lol::lol::lol:

ok puoi proseguire ;)

Ste02 20-03-2013 23:31

azz, mi par di capire che per fare viaggi seri con un bmw bisogna essere dei Fagot. Io è meglio che mi prenda un Varadero.

Tatone 21-03-2013 01:09

E' sempre un piacere leggere i tuoi report...

poz960 21-03-2013 08:41

Grandi...:prayer::prayer:è sempre un piacere leggere i tuoi report Diego.
:wav::wav::wav::


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